
Project Motor Racing accoglie la leggendaria Panoz LMP-1 Roadster S
di: Luca SaatiDimenticate tutto ciò che pensate di sapere sui prototipi da endurance. In un mondo dominato da auto a motore centrale, nel 1999 la Panoz LMP-1 Roadster S fece il suo debutto con un’imponente V8 anteriore, il sedile del pilota praticamente sopra l’asse posteriore e nessuna intenzione di seguire le regole. Ora, questa icona fuori dagli schemi è pronta a ruggire di nuovo grazie al suo arrivo in Project Motor Racing.
Una belva d’altri tempi
Voluta da Don Panoz e progettata da Adrian Reynard, la Roadster S sfidava ogni convenzione. Mentre tutti puntavano su soluzioni aerodinamiche raffinate e motori centrali, Panoz piazzò un V8 da 6 litri sotto il cofano anteriore, capace di sprigionare 620 cavalli a 7200 giri/minuto e 728 Nm di coppia. Niente turbo, niente fronzoli: solo potenza americana grezza.
Il motore, costruito e messo a punto da Roush Racing, era abbinato a un cambio sequenziale Xtrac a 6 rapporti, e l’intero pacchetto era montato su un telaio monoscocca in fibra di carbonio e nido d’ape in alluminio. Il peso? Appena circa 910 kg, distribuiti quasi perfettamente grazie all’insolita configurazione.
Contro tutto e tutti
La Panoz non solo sopravvisse nella giungla dei prototipi, ma si fece rispettare. Nel 1999 brillò fin da subito a Le Mans, poi dominò in ALMS con un clamoroso 1-2 a Mosport, vittoria a Portland e un trionfo da favola a Petit Le Mans, sconfiggendo BMW in casa. Tre vittorie e un titolo a squadre nella stagione d’esordio: niente male per una “outsider”.
Nel 2001, fece l’impensabile: batté l’Audi R8 a Portland, interrompendo una striscia vincente di 14 gare in 15 mesi. Aggiunse un’altra vittoria a Mid-Ohio e chiuse seconda nel campionato. Un vero pugno sul tavolo in un’era dominata dalla sofisticazione tedesca.
Una leggenda con anima e rumore
La Panoz non aveva bisogno di collezionare coppe per entrare nella leggenda. Il suo design inconfondibile, il rombo assordante del V8, e il modo brutale in cui affrontava ogni curva conquistarono fan e piloti. David Brabham, Jan Magnussen, Andy Wallace, Johnny O’Connell, e perfino Mario Andretti si misero al volante del mostro americano, l’ultimo tentativo dell’italo-americano di vincere Le Mans nel 2000.
Oltre alla squadra ufficiale, la Roadster S corse anche con team privati in Europa e Giappone, come Team Den Blå Avis, Team Dragon, Lanesra e JML Team Panoz, diffondendo la sua fama in tutto il mondo.
Ora in Project Motor Racing
Se volete provare la rabbia di 600 cavalli che scuotono il muso dell’auto mentre affrontate una staccata, questo è il vostro momento. La Panoz LMP-1 Roadster S è disponibile da oggi in Project Motor Racing, pronta a riportare sulle piste virtuali tutta la sua velocità, anima e cattiveria.