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Phantom Blade Zero vuole riportare in auge il kung fu cinematografico

di: Luca Saati

Il nuovo titolo action dello studio S-Game, Phantom Blade Zero, punta a ricreare l’esperienza di un vero film d’azione di kung fu. Il direttore del gioco, “Soulframe” Liang, ha parlato di questa ambizione durante un’intervista con Eurogamer alla Game Developer’s Conference 2025. Durante la conversazione, Liang ha anche discusso di come il team stia gestendo l’ambizione del progetto ispirandosi alle idee di sviluppo dei videogiochi degli anni ‘90.

“Vogliamo richiamare l’età d’oro del cinema kung fu di Hong Kong degli anni ’70, partendo da Bruce Lee fino a Jackie Chan, Jet Li e Donnie Yen. Questa tendenza si è affievolita nei primi anni 2000 e vogliamo riportarla in auge.”

Per restare fedele a questa idea, Liang ha citato Sifu di Sloclap come una delle principali ispirazioni per il tema e il gameplay di Phantom Blade Zero. Il direttore si è chiesto perché uno studio francese sia riuscito a sviluppare un titolo così fedele al genere e perché uno studio cinese non possa fare qualcosa di ancora più autentico e radicato nella propria cultura.

“Se uno studio francese può fare qualcosa del genere, perché noi non possiamo fare qualcosa di ancora più autentico rispetto alla cultura cinese?”

Oltre al focus sulla cultura kung fu, Liang ha espresso il desiderio di sviluppare giochi con lo stile del passato, quando i titoli venivano creati per la prima PlayStation e PlayStation 2. A quei tempi, i giochi avevano un’ambizione più contenuta e raramente cercavano di superare i limiti imposti dall’hardware disponibile. Per questo, Phantom Blade Zero viene descritto come “un indie game più grande“.

“Vogliamo tornare all’epoca della PlayStation 1 e PlayStation 2, quando i giochi non erano così enormi, i budget non erano alle stelle, i team erano gestibili e tutti gli sviluppatori erano appassionati, creativi ed esperti. È come un indie game più grande, ma con budget, esperienza e una guida stabile. Tutto è perfettamente integrato, dal momento in cui si preme il tasto Start fino alla fine dei titoli di coda.”

Infine, Liang ha parlato di un altro grande titolo cinese, Black Myth: Wukong, sottolineando come il successo di questo titolo abbia mostrato al mercato globale il grande potenziale dei giochi sviluppati da studi cinesi.

“Ora tutti si rendono conto che un gioco cinese può vendere 30 milioni di copie in sei mesi.”