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Il co-fondatore di Playdead citato in giudizio dallo studio

di: Luca Saati

Una frattura interna scuote lo studio indipendente Playdead, celebre per i capolavori Limbo e Inside. Dino Patti, co-fondatore dello studio danese insieme al director Arnt Jensen, ha rivelato di essere stato ufficialmente citato in giudizio dalla stessa compagnia che ha contribuito a fondare nel 2006.

Dopo aver anticipato la possibilità di una causa legale lo scorso marzo in un’intervista a Game Developer, Patti ha confermato al quotidiano danese Arkaden che gli avvocati di Playdead intendono proseguire legalmente contro di lui. Al centro della disputa vi sarebbe un post pubblicato da Patti su LinkedIn nel 2024, contenente una descrizione dettagliata dello sviluppo di Limbo e una foto non autorizzata, attribuita a Jensen. Quest’ultimo avrebbe richiesto un risarcimento di 500.000 corone danesi (circa 77.000 dollari).

Secondo Patti, il contenzioso legale è il risultato di una rottura personale e professionale con Jensen, iniziata già alcuni anni prima dell’uscita di Inside nel 2016. Patti ha poi lasciato Playdead nel 2017 per fondare un nuovo studio, Jumpship, che nel 2022 ha pubblicato Somerville.

Patti accusa ora Playdead di tentare di cancellarlo dalla storia dello studio, notando come nei titoli di coda originali di Limbo il suo nome fosse tra i primi, accreditato come produttore esecutivo, mentre nelle versioni successive del gioco, come quella per Nintendo Switch, il suo nome appare solo alla terza schermata dei crediti.

In una lettera legale inviatagli dagli avvocati di Playdead, si sostiene che Patti stia tentando di esagerare il proprio ruolo nello sviluppo del gioco e che l’uso di contenuti interni allo studio violi accordi di riservatezza.

“Stai dando l’impressione ingannevole di aver ricoperto un ruolo significativo, persino creativo, nello sviluppo del gioco. Qualsiasi uso continuato delle risorse di Playdead o la divulgazione di informazioni interne per scopi commerciali costituisce una violazione dei vincoli contrattuali.”

Nonostante la tensione crescente, Patti ha dichiarato di non avere intenzione di tirarsi indietro, anzi: spera che il processo gli permetta di parlare apertamente, dichiarando che sarà “legalmente obbligato a mostrare tutte le immagini e i materiali” che documentano la sua reale partecipazione allo sviluppo dei giochi.