News

Final Fantasy, per gli analisti la mancanza d’identità è la causa principale delle scarse vendite

di: Luca Saati

È un periodo molto difficile per la serie Final Fantasy con gli ultimi capitoli (VII Rebirth e XVI) che hanno registrato vendite al di sotto delle aspettative di Square Enix. Quest’ultima in tutta risposta ha deciso di abbandonare la strada dei videogiochi in esclusiva su una sola piattaforma tornando a un approccio multipiattaforma.

Ma il problema del flop commerciale è tutto dell’esclusiva PS5 dei due videogiochi? Non secondo gli analisti che puntano il dito contro la mancanza d’identità della serie di Square Enix oltre ad altri problemi noti per l’azienda.

Proiezioni sovrastimate?

Un’analisi pubblicata da GamesIndustry, e ricondivisa dal noto analista Daniel Ahmad, afferma infatti che il mancato raggiungimento degli obiettivi prefissati è un problema comune per Square Enix che ha spesso dichiarato pubblicamente la delusione per le prestazioni di alcuni dei suoi giochi, nonostante abbiano comunque venduto milioni di copie (qualcuno ha detto Tomb Raider?). Inoltre l’altro problema di Square Enix è la difficoltà a gestire i budget e i tempi di sviluppo, e si ipotizza che le proiezioni di vendita siano state fatte sulla base di un budget eccessivamente gonfiato anziché su una valutazione realistica del mercato. Questo è un problema che affligge l’intero settore dei videogiochi, in cui i progetti di grandi dimensioni possono diventare troppo ingombranti e rischiano di fallire. Di conseguenza, le cifre e le proiezioni vengono spesso falsate per evitare inconvenienti sulla fattibilità commerciale.

È un problema di esclusiva PS5?

Tuttavia, nel caso di Final Fantasy 16 e Final Fantasy 7 Rebirth, questa tendenza a sovrastimare le vendite non sembra essere il problema principale. I giochi hanno semplicemente deluso perché non sono riusciti a raggiungere o superare le vendite dei loro predecessori. Le vendite di FFVII Rebirth sono in ritardo rispetto a FFVII Remake, mentre FFXVI è molto indietro rispetto a FFXV. Anche FFVII Remake era esclusiva PS4, ma quando è uscito poteva contare su una base installata decisamente più ampia. FFXV, invece, era uscito al lancio su PS4 e Xbox One. L’argomento che l’esclusività della piattaforma limiti il potenziale di vendita ha senso, specialmente nel contesto economico attuale in cui è difficile per le persone acquistare una console per un solo gioco. Tuttavia, non si può fare una valutazione precisa della strategia di Square Enix senza conoscere i vantaggi negoziati con Sony. In ogni caso, non è chiaro se sia stata una scelta strategica sbagliata anche perché Xbox Series X|S può contare su una base installata decisamente più bassa e la sua utenza sembra a tratti alienata da Xbox Game Pass a tal punto da essere poco incentivata ad acquistare giochi al day one, ad eccezione di pochissimi titoli.

Mancanza d’identità

Il grande problema di Final Fantasy è la gestione del marchio nel corso degli anni da parte di Square Enix. Un tempo, rappresentava il marchio principale dei giochi di ruolo giapponesi (JRPG) e era l’unico marchio di questo genere conosciuto da molti consumatori. Ogni nuovo gioco era una reinvenzione significativa, ma conservava fondamentalmente gli stessi temi, struttura narrativa e concetti di gameplay. Tuttavia, al giorno d’oggi, non è chiaro cosa significhi il marchio Final Fantasy. Non si sa cosa dovrebbe rappresentare per gli appassionati di lunga data che giocano a questi giochi da quasi trent’anni, né cosa Square Enix pensi che il marchio rappresenti per i consumatori in generale. La volontà di reinventarsi, che è stata sempre una caratteristica vincente della serie, si è trasformata in una scusa per creare giochi completamente diversi e Final Fantasy adesso si trova in una posizione scomoda come marchio.

FF7 Remake ha avuto successo grazie al suo status di classico del gioco originale, ma ha comunque scoraggiato molti fan a causa di alcune decisioni prese, come l’introduzione di un combattimento action veloce o la creazione di un universo espanso che ha portato anche alla creazione di titoli mobile. Visto però l’insuccesso di FFVII Rebirth, il modo in cui sarà accolto il terzo e ultimo capitolo è molto incerto.

Final Fantasy XV è uno dei capitoli più venduti della saga con oltre 10 milioni di copie vendute, tuttavia ha fatto dei danni incalcolabili per la serie dato che non è stato apprezzato dal pubblico e infatti il suo successore (FFXVI) si è ritrovato a dover affrontare il duplice compito di riconquistare i vecchi fan e di attrarre nuovi giocatori al franchise. Obiettivi entrambi falliti con i fan delusi dal fatto che il gioco si sia trasformato praticamente in un action game simile a Devil May Cry piuttosto che in un vero JRPG. Neanche l’affidare la direzione del progetto a Naoki Yoshida, director di uno dei capitoli più apprezzati della saga (FFXIV), è riuscito a dare la spinta che forse Square Enix si aspettava.

Final Fantasy non deve essere Call of Duty o GTA

Il problema principale di Final Fantasy è la convinzione di Square Enix che debba diventare un successo mainstream come Call of Duty o GTA, ignorando il fatto che il genere dei JRPG è di nicchia e ha una fanbase devota (e quindi un sacco di vendite di merchandise e di opportunità di guadagni accessori) – ma inseguire apertamente il successo mainstream richiede di allontanarsi notevolmente da ciò che rende il genere attraente per i suoi fan principali, in primo luogo.

Allo stesso tempo, altri JRPG come Persona hanno mantenuto il loro successo abbracciando le loro radici di genere e controllando i costi di sviluppo. Non si sa se Final Fantasy possa tornare a questo modello, ma Square Enix dovrebbe prestare attenzione a questi giochi al momento di prendere decisioni strategiche sullo sviluppo e il budget.