Destiny – Gli artwork di Gipi al Museo della Scienza e Tecnologia di Milano
di: Luca SaatiFumetti e videogiochi, la Pop Culture in mostra nel più grande museo tecnologico d’Italia. Dopo l’annuncio, in occasione della Milan Games Week, della collaborazione tra l’autore e illustratore Gipi e l’epico titolo Sci-fi Destiny, Activision e il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano rivelano che le quattro opere realizzate dall’artista entreranno a far parte delle Collezioni permanenti del Museo.
Un riconoscimento importante che sancisce una partnership avviata nel 2014, con il lancio del franchise creato dall’acclamato studio di sviluppo Bungie. Destiny, infatti, è già presente nel Museo tra i contenuti multimediali dell’Area Spazio, fin dall’inaugurazione dell’esposizione interattiva interamente dedicata allo Spazio e all’Astronomia.
Il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia rinnova la partnership con Destiny in continuità con l’operazione culturale del 2014 e con la sua missione dedicata all’acquisizione di beni anche artistici e alla loro valorizzazione. Le 4 tavole illustrate da Gipi dedicate al mondo di Destiny entrano a far parte del patrimonio storico del Museo come testimonianza del rapporto tra arte contemporanea e tecnologia. Parallelamente, il Museo rende disponibili al proprio pubblico le 4 tavole in formato digitale che potranno essere consultate all’interno della sezione espositiva Spazio.
Il Museo da alcuni anni ha incluso il videogame nelle sue sezioni espositive come strumento educativo e organizza eventi dedicati al mondo del gaming come parte integrante delle sue attività formative dedicate al pubblico.
La collaborazione con Gipi, tra i più noti autori del panorama dei fumetti italiani, ha dato vita ad un’originale interpretazione degli eroici Guardiani protagonisti della storia di Destiny, in 4 contenuti esclusivi che raccontano in maniera inedita e visionaria l’incredibile fascino del mondo e delle ambientazioni del gioco.
In linea con lo stile di Gipi, sintesi tra avventura e realismo, i Guardiani di Destiny rispecchiano la sua voglia di essere interprete e protagonista delle sue opere.
“Per me, il bello di questo gioco è la possibilità di costruire un proprio avatar virtuale e in questo senso le possibilità date dalla customizzazione dei personaggi di Destiny fanno sì che ognuno possa realizzare un essere fantastico che lo rappresenta”: queste le parole usate da Gipi per sintetizzare la sua ispirazione. “Mi sono divertito, ad esempio, a fare quello che è una specie di autoritratto in veste di Guardiano nel primo disegno, mentre nel secondo, un altro Guardiano più ammantato di mistero, nel terzo ho mantenuto l’atmosfera lugubre degli EXO e nel quarto, ho ricreato un eroico e potente Lord Saladin.”
Gipi ha accompagnato i suoi lavori con una riflessione più ampia sui videogame: “la grafica dei videogiochi, oggi, non ha soltanto raggiunto livelli tecnici altissimi ma sta diventando un inevitabile metro di paragone per chiunque lavori nel disegno, nell’illustrazione, nel fumetto. Spesso mi trovo a disegnare pensando al design di un personaggio o alla resa dei paesaggi nei giochi in 3D in prima persona. È come se la realtà, che da sempre è un termine di paragone, un’ispirazione e un confronto per chi lavora con le arti visive si fosse espansa al mondo della rappresentazione digitale.
Nel disegnare un cielo stellato di fantasia è possibile ritrovarsi a pensare, con simili intensità, ad un reale cielo stellato visto durante una vacanza giovanile al mare come al cielo intorno ad una stazione orbitante attorno alla quale si è svolazzato in un gioco.
Non so ancora se questo è un bene o un male per un disegnatore moderno, ma è quello che mi capita spesso e con il quale devo fare i conti.
Spesso questo accende nuove sfide che mi portano a cercare di migliorare le tecniche o provare nuove strade e in questo, sicuramente, c’è un lato estremamente positivo.
Se fossi solo un poco più vecchio potrei affermare che in questo si verifica però un allontanamento dalla realtà, ma per adesso continuo a pensare che sia la realtà stessa ad essere oggi composta di piani diversi, da quello tangibile a quello digitale“.