Comic Recensione

Piovono Corvi

di: Simone Cantini

Che birbante quel Daniel Cuello, che quando meno te lo aspetti riesce ad assestare un colpo niente male allo stomaco. E lo fa sfruttando, nel verso senso della parola, il vecchio adagio che ricorda come riesca a ferire di più la penna della spada. Perché a lui bastano davvero poche linee ed una manciata di parole per spiattellarti in faccia le più scomode verità, costringendoti a fare i conti con la propria coscienza. Che poi è quello che succede una volta che ci lasciamo alle spalle Piovono Corvi, il suo ultimo lavoro, che una volta terminata la lettura mi ha lasciato addosso un magone che non vi dico. Il che, come mi ha confermato lo stesso Daniel in prima persona, era proprio il suo obiettivo ultimo: bel colpo!

Il mondo di tutti

C’è tutto lo schifo che caratterizza il nostro presente all’interno di Piovono Corvi, dal cambiamento climatico alla guerra, passando per i flussi migratori e lo sfruttamento, non dimenticando i muri eretti per proteggere la propria identità e la brama di potere e ricchezza. Ed al centro di tutto troviamo loro, Attilio e Zena, gli ultimi depositari di quella elite responsabile del dramma che si snoda lungo le pagine del volume. Attaccati alla vita e al loro status quo, sono il nucleo attorno al quale ruotano i racconti che finiranno per intrecciarsi durante la lettura, perennemente in bilico tra passato e presente, in un cinico gioco di specchi in cui, spesso, non tutto è ciò che sembra.

Una distopica ucronia che, però, risulta anche dannatamente e beffardamente reale ed attuale, visto il modo in cui Daniel Cuello si diverte a contaminare i frammenti della storia con richiami alla cultura pop contemporanea, quasi come a voler, di tanto in tanto, svegliare bruscamente il lettore che si fosse convinto di stare leggendo un semplice racconto di fantasia. Un racconto che mira ad essere universale, come lui stesso ha confessato durante l’intervista che ci ha concesso in occasione di Lucca Comics and Games 2024, in cui i richiami alla nostra contemporaneità hanno finito per adattarsi ai paesi in cui la graphic novel verrà distribuita: un messaggio pronto a scuotere le coscienze a livello globale, che siano italiane, francesi, argentine o altro. L’umanità che ci viene presentata in Piovono Corvi, ahinoi, non ha una nazionalità ben definita, ma ambisce a rappresentare tutto lo schifo e lo squallore di cui la razza umana è capace.

Vorrei non ricordare

E Daniel Cuello lo fa in modo brutale e consapevole, deciso a chiudere questa sua personale, per quanto attualissima e reale, visione senza lasciare aperto il benchè minimo spiraglio di speranza. E una volta terminato il volume, potremo solo contare sulla demenza senile, quasi come se ci fossimo trasformati in Zena, per riuscire a scordare il conto che ci è appena stato presentato. D’altro canto, l’unico modo per comprendere a dovere il più madornale degli errori che si possa commettere, è quello di sbatterci con violenza la faccia, nella speranza di risvegliare non solo la propria coscienza, ma anche il più elementare e banale istinto di autoconservazione.

E lo stile grafico dell’autore, nervoso ed asciutto nelle sue fondamenta visive, non può che accompagnare a dovere questo tormentato viaggio verso un finale amaro quanto il percorso fatto per raggiungerlo. Immagini, geometrie e colori non si abbandonano mai all’autocompiacimento, né cercano in alcun modo di titillare lo sguardo del lettore, mantenendo sempre ben dritta la barra di navigazione. L’unico elemento in grado di rompere, per brevi istanti, questa sorta di amara liturgia, è rappresentato dalla figura animale di Pietro, santo non a caso proprio in virtù del gravoso compito che è chiamato a ricoprire nell’economia del racconto. Si tratta, però, unicamente di piccole fiammelle in un buio senza fine, che neppure l’uso del colore riesce mai anche solo a scalfire.

Con Piovono Corvi, Daniel Cuello ci regala un nuovo ed affascinane tassello della sua personalissima visione artistica, tratteggiando un ritratto spietato e brutale della nostra contemporaneità. Affatto preoccupato di turbare l’animo dei suoi lettori, anzi, forse quasi subdolamente compiaciuto dal senso di angoscia che mira a scatenare, Cuello si è dimostrato in grado di leggere tutte le storture sociali che stanno caratterizzato il nostro periodo storico. Sfacciate e prepotenti, le sue vignette riescono a colpire duro allo stomaco, dimostrandosi perfettamente in grado di squassare nel profondo gli animi di coloro che, purtroppo per loro, non riescono a rimanere impassibili al confronto con la nostra disastrata realtà.