Kraken – Alla ricerca del Mostro
di: Simone "PulpGuy88" BraviSerge Dougarry è un ex giornalista e presentatore televisivo di successo, una specie di Alberto Angela francese, sempre alla costante ricerca dello scoop, specializzato nella “caccia” ai mostri marini. Un matrimonio fallito alle spalle, problemi con l’alcool e con l’emittente televisiva a cui da tempo non fornisce materiale degno di essere mandato in onda. Dougarry è il classico esempio di un uomo caduto in disgrazia e che cerca, ormai disperatamente, di ritrovare se stesso in fondo a una bottiglia. Una mattina bussa alla porta uno strano ragazzino, con una giacca a vento, le galoche e un sinistro arpione che brandisce come un’arma leggendaria. Dice al signor Dougarry che un mostro sta uccidendo delle persone nel suo piccolo villaggio, un antichissimo mostro marino. Il Kraken. Il bambino chiede il suo aiuto, quasi lo implora e un po’ per gioco, un po’ fiutando un possibile scoop, Serge decide di imbarcarsi in questa improbabile avventura, ignaro dell’orrore a cui sta andando incontro. Le fauci del Kraken, lo stanno infatti aspettando.
E’ indubbio che i mostri stiano prepotentemente tornando di moda, tanto nel cinema quanto nei fumetti. Ma cos’è in fondo un mostro? E’ la nostra innata paura del “diverso”, di qualcosa che non conosciamo e a cui cerchiamo di dare un significato, il più delle volte negativo e spaventoso. E’ stata da sempre un’innata capacità dell’uomo, quella di costruire intorno ad avvenimenti a cui non sapeva dare una spiegazione, una macabra leggenda, che il più delle volte veniva tramandata di generazione in generazione. Tramandare l’ignoranza attraverso i secoli, servendosi della paura per far si che il mistero rimanesse tale, poichè la spiegazione dello stesso sarebbe potuta essere ancor più spaventosa. Questo è il tema centrale di Kraken, graphic novel scritto per Tunuè da Emiliano Pagani ed illustrato splendidamente da Bruno Cannucciari.
Nelle 100 pagine che compongono una delle letture più sorprendenti di questo 2017, Pagani riesce a condensare tematiche importanti e riflessioni piuttosto scottanti sulle condizioni in cui vivono realmente delle piccole comunità sperdute nel nulla, dove l’industrializzazione ha messo in ginocchio l’economia, distruggendo la vita degli abitanti e trasformandoli in autentici mostri. E’ quello che vuole farci capire attraverso i magnifici disegni di Bruno Cannucciari, che ritrae gli abitanti di questo piccolo villaggio marittimo con fattezze spaventose, talvolta quasi orrorifiche, quasi a voler minimizzare l’aspetto metaforico della storia, per renderlo palese e tangibile fin dall’inizio. Pagina dopo pagina infatti, quella che ci troviamo sotto gli occhi, è una storia totalmente diversa da quella che ci aspettavamo di leggere, che culmina in un finale scioccante (anticipato da una splash-page in grado di far salire un brivido lungo la schiena anche al lettore più smaliziato), sorprendente per come riesce a riscattare “l’assenza” del Kraken, questa leggendaria creatura degli abissi che, in realtà, fa poi finalmente capolino (rimanendo però più un “contentino” per il lettore che una reale protagonista della vicenda).
Superata infatti la “delusione” di non poter ammirare il mostro che ha il suo nome in bella vista sulla copertina del volume, ci si ferma a riflettere sul significato profondo della storia: la necessità, di ognuno di noi, di dover creare i propri mostri, così da giustificare una colpa, un torto subito, una delusione, un dolore che ha lasciato segni indelebili e ferite che continuano a sanguinare. Ma soprattutto l’assurdo bisogno che questi mostri popolino il mondo, per sentirsi migliori o, molto più banalmente, per sfruttarne la fama e vivere all’ombra di essi, mentre continuano a divorarci dall’interno.
Kraken è, a tutti gli effetti, una delle letture migliori di questa seconda metà del 2017. Un graphic novel che si lascia leggere velocemente ma che, non per questo, si rivela una lettura superficiale o scontata, tutt’altro. E’ anzi una profonda riflessione sul tema dell’alienazione, della privazione e una critica anche abbastanza feroce alla spietata industrializzazione del settore ittico…Dove i mostri non hanno fauci e occhi e tentacoli, ma piloni di cemento armato e reti e cavi d’acciaio.
Mostri…Non lo siamo tutti?