Comic Recensione

Ain’t No Grave – Sfida alla Morte

di: Simone Cantini

Quando leggi su di un fumetto i nomi di Skottie Young e Jorge Corona, viene davvero difficile rimanere indifferenti e non drizzare immediatamente le antenne. La coppia di autori in questione, difatti, non ha davvero bisogno di presentazioni, visto il loro pregresso fatto di lavori assolutamente imperdibili (penso a Middlewest) ed importanti premi messi in cascina. E pertanto, l’annuncio dell’uscita nostrana di Ain’t No Grave – Sfida alla Morte non poteva certo passare inosservato, anche se il volume edito da BAO Publishing, purtroppo, non è riuscito a rispettare in pieno le aspettative.

Pronta a tutto

Al centro delle vicende di Ain’t No Grave – Sfida alla Morte troviamo Ryder, una ex fuorilegge del Vecchio West, che ha oramai appeso definitivamente (forse) la pistola al chiodo una volta messa su famiglia. Il destino, però, sa sempre come essere spietato e beffardo, e stavolta assume i contorni di una letale malattia che, in poco tempo, finirà per portare la donna alla morte. Il pensiero di perdere tutti i propri affetti in un lampo, senza che si possa far nulla per evitarlo, è un peso troppo grande da tollerare per Ryder che, decisa a giocare il tutto per tutto, torna a vestire i vecchi panni di spietata pistolera, per lanciarsi in una missione ai limiti dell’impossibile: sfidare la morte in persona per reclamare il proprio diritto alla vita. Un viaggio cupo e doloroso, costantemente in bilico tra passato e presente, in cui riuscirà ad emergere a tratti la personalità della nostra tormentata protagonista.

Un personaggio spigoloso e lontano dalla perfezione, un’antieroina impossibile da definire in maniera del tutto positiva, a causa di una spietatezza di fondo che pare sempre pronta ad emergere in ogni tavola. Cinica e senza scrupoli, decisa a salvaguardare i propri interessi ed i propri cari, Ryder si lascerà dietro le spalle una scia di sangue e morte, fino a giungere al confronto finale, laddove ogni nodo verrà al pettine e la donna sarà costretta a scendere a patti con la crudeltà della realtà. Un racconto affascinante nelle sue premesse ed in numerosi passaggi della sua riuscitissima messa in scena, che però finisce fiaccato dall’esigua durata dell’albo, capace di esaurirsi frettolosamente in uno striminzito numero di pagine. Tutto scorre rapido ed a tratti in maniera alquanto sconnessa, lasciando nel lettore il desiderio di saperne di più, di scavare più a fondo nelle vicende che Young e Corona hanno tradotto su carta.

Meravigliosa odissea

Frammenti in cui follia e desiderio si fondono costantemente, dando vita ad un coloratissimo e vibrante mosaico di sentimenti e violenza, a cui però sembrano mancare troppe tessere per poter essere ammirato e goduto nella sua interezza. Una storia fatta di silenzi e vignette dal taglio più riflessivo e malinconico che si alternano a sequenze al cardiopalma in cui, grazie a pochissimi tratti, la matita di Corona (coadiuvata dagli splendidi colori di Jean-François Beaulieu) riesce a costruire un mondo intero, costituito dalle passioni e dai desideri più carnali e terreni che si accavallano nell’animo umano. L’istinto di autoconservazione che si agita all’interno di Ryder è sempre presente e pulsante, tratteggiato efficacemente dalla sceneggiatura essenziale di Young e reso tangibile e vivo dai ricchissimi e dettagliatissimi disegni di Corona.

Il versante puramente tecnico/stilistico è senza dubbio l’aspetto più riuscito di Ain’t No Grave – Sfida alla Morte, che sin dalle tavole di apertura riesce a catturare il lettore nel suo vortice malato di pulsioni. Ed è proprio questa bellezza distorta a far percepire ancor più il disappunto per quella sceneggiatura che si esaurisce in maniera sin troppo frettolosa, in cui personaggi e ricordi di un passato perduto per sempre non riescono a rimanere sulla scena per un tempo sufficiente. La curiosità per una lore che appare ben più complessa e stratificata di quello che emerge dalle pagine, lascia in bocca un sapore agrodolce, pensando a quanto altro ancora ci sarebbe stato da dire.

Ain’n No Grave – Sfida alla Morte è un chiaro esempio di come la coppia Young/Corona abbia tutte le ragioni per continuare a produrre materiale, visto il modo in cui riesce a creare storie e mondi sempre interessanti ed avvincenti. In questo caso in particolare, però, non ci si può ritenere pienamente soddisfatti del risultato finale che, a delle premesse intriganti e ad un personaggio complesso e fuori dagli schemi, contrappone una progressione narrativa sin troppo sbrigativa, non in grado di rendere pienamente giustizia al materiale di partenza. Bellissimo da vedere, oltre che piacevole da leggere, Ain’t No Grave – Sfida alla Morte ha tutte le caratteristiche della più classica delle occasioni sprecate: se solo i due autori si fossero mossi con un pizzico di calma in più, il giudizio finale sarebbe stato sicuramente assai più lusinghiero.