Povere Creature!
di: Andy ReevienyIl 25 gennaio 2024 esce in Italia una produzione internazionale che, nel resto del mondo tra festival di settore cui ha già partecipato e non, è uscito nel 2023, con ciò che comporta in termini di anno di premiazioni hollywodiane. A noi però di ciò non deve interessare: è in sala Poor Things, in italiano Povere Creature! Il film è tratto dall’omonimo racconto del 1992 dello scozzese Alasdair Gray che però riadatta ad hoc per il cinema trasponendolo.
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Si legge Frankenstin
Povere creature! però non si limita al solo Poor Things, omaggia apertamente il capolavoro eterno e capodopera sci-fi (solo in un secondo tempo considerato horror) Frankenstein di Mary Shelley e, a livello filmico, il dittico di James Whale sulla creatura ab… qualcosa, con particolare attenzione al gioiello La sposa di Frankenstein (The Bride of Frankenstein del 1935) e molto altro, perchè il cineasta greco Yorgos Lanthimos è anzitutto cinefilo appassionato, come natura vuole.
La storia è ambientata nell’Inghilterra vittoriana, come nella migliore o peggiore, a seconda dei punti di vista, tradizione delle storie gotiche, orrorifiche, ben che vada investigative. La nostra protagonista assoluta è Bella Baxter, una Emma Stone che si riconferma a dir poco stratosferica dopo La Favorita, nella parte di una giovane donna inizialmente infantile e dal passato misterioso che vive nella strana casa-laboratorio del Dr. Godwin Baxter. Questi è uno sfigurato quanto per l’ennesima volta magnetico William DaFoe, scienziato pazzo ma geniale, che troverà in Max McCandless, prima suo studente alla facoltà di medicina, un collaboratore ideale professionalmente e non solo. A loro si affiancano anche altri personaggi con, su tutti, l’infido avvocato Duncan Wedderburn, un Mark Ruffalo baffuto che travia la nostra protagonista o almeno crede di farlo.
Poracci!
Non è un titolo pietistico campato in aria, anzi, forse è l’adattamento che più e meglio si adatta a questo, lo ripeto, film esagerato di Lanthimos, riferendosi peraltro ad una sequenza in particolare che segnerà una delle tappe di maturazione della protagonista.
Qui c’è il giocare a fare Dio di Doc Baxter (GODwin nomen omen), ma c’è anche e soprattutto lo stravolgimento delle convenzioni e convinzioni, specie quelle della cosìddetta buona società di allora da parte di Bella che maturerà nell’arco del film emancipandosi, anzitutto sessualmente, poi economicamente e quindi socialmente, intellettualmente, mettendo alla berlina, questo sì per davvero, il patriarcato, con buona pace di ben altre bambole e della stessa seppur adorata Cortellesi, a parere di chi scrive.
A parte il mio nome, Andrea, che viene sovente dato a caso anche a donne in barba all’etimologia greca come il nostro regista di riferimento, non ho certo la pretesa di parlare e di capire gli esseri umani tutti, in particolare le donne, ma confido di rendermi conto quando in arte si usa miratamente il genere, specie il grottesco, il distopico, per non dire proprio la fantascienza qui, per mandare un messaggio politico universale, deflagrante sulla libertà degli individui di costruire il proprio destino, contro ogni schiavitù, costrizione e imposizione di sorta.
Il bianco e nero si alterna in una fotografia ammaliante col colore, con fondali disegnati su led alternati a scenografie imponenti, futuristiche e classiche ed ha un preciso senso narrativo a sua volta, in relazione alle fasi ad esempio di chiusura in casa o apertura al mondo di Bella che visiterà più di un luogo prima di tornare a Londra nel gran finale che richiama anche The Lobster, altro gioiello di Lanthimos. Sonoro curato maniacalmente con effetti volutamente dissonanti e stranianti anche durante i silenzi che il nostro Yorgos, al solito, gestisce come forse nessun altro. Il film è comprensibilmente V.M. 14 per la sessualità esplicita mostrata oltre a scene che richiamano il body horror©™® del Maestro David Cronenberg, ma non c’è disgusto per i corpi qui, quanto per le menti. Quelle deboli di spirito e aride. Io spero che i più non rientrino in questa categoria.