Cinema Recensione

Ore 15:17 Attacco al treno – Il primo passo falso di Clint Eastwood

di: Simone Martinelli

Dopo averci completamente ammaliato con il suo ultimo film, ovvero Sully, uno dei migliori del 2017, Clint Eastwood torna sì a raccontare una storia, ma il risultato finale non è quello che speravamo. Il film è tratto dall’autobiografia The 15:17 to Paris: The True Story of a Terrorist, a Train, and Three American Heroes di Jeffrey E. Stern, Spencer Stone, Anthony Sadler e Alek Skarlatos e riporta gli avvenimenti accaduti durante (come suggerisce il titolo) l’attacco al treno del 21 agosto 2015. Nell’interpretare i personaggi, Eastwood opta per la via dell’autenticità scegliendo così di far vestire i panni dei protagonisti ai tre autori del libro.

La pellicola si prende i suoi tempi. Il regista fa uso della prima parte per raccontarci al meglio le vicissitudini dei tre protagonisti sin dalla tenera età, caratterizzando un rapporto fatto di ambizioni e scoperte. Una scelta che spiazza sin da subito lo spettatore, che si trova davanti a un montaggio non sempre lineare e che usa il fulcro principale dell’intera vicenda come semplice pretesto. Anche se ci troviamo davanti a una sceneggiatura che, dispiace dirlo, non funziona come dovrebbe.

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I dialoghi risultano tremendamente superficiali, non curati e rischiano di irritare anche il fan più accanito del texano dagli occhi di ghiaccio, ma ciò che lascia più attoniti è la scelta del tempo. Dorothy Bliskal scrive un film in cui i personaggi vagano da città a città (imbarazzante la parte a Roma), dove le ambizioni più grandi sono solo quelle militari, riducendo il tutto a un attacco terroristico, importante per la storia americana ma di cui, dopo un po’, vuoi per la stanchezza mentale dello spettatore o la gestione dell’intera narrazione, non ci interessa più nulla. Una colpa che si deve attribuire non solo alla sceneggiatura, ma anche alla recitazione dei tre ragazzi, che non recitano in malo modo, ma sono vittime della loro poca convinzione e dal fatto di non essere del mestiere.

La regia di Eastwood in certi punti risulta anonima, priva di quell’intensità a cui ormai siamo abituati. Verso la parte centrale il film prende un piega davvero particolare, facendoci chiedere chi ci sia veramente dietro la macchina da presa. In fin dei conti la colonna sonora è l’unica cosa interessante del film, soprattutto per le sue scelte (molti di voi riconosceranno gli Imagine Dragons). Quindi ci troviamo davanti al primo passo falso del buon Clint; un regista che ci ha abituati a pellicole indimenticabili e che con questo Attacco al treno deluderà in modo davvero inaspettato non solo i suoi fan, ma anche gli amanti del grande cinema.

Anche i migliori sbagliano. Purtroppo.