
La trama fenicia
di: Andrea CamprianiBenritrovati, spero di farmi perdonare per questa assenza più lunga del solito recensendo la seconda serie di The last of… (ganzo ma meglio anzitutto il giuochino per me o Fallout); Andor (ganza anche questa seconda serie che porta al gioiello di Rogue One da recuperare assolutamente almeno quello), Karate k… no, dai, c’è decisamente almeno per me una priorità in sala in questi giorni.

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Dove sta Zsa-zsa?
Non è solo il nome di uno storico varietà nostrano degli anni settanta che riprende dal titolo di una canzone della compianta Gabriella Ferri, in questo caso è proprio da ciò che inizia nell’immediato dopoguerra, segnatamente nel 1950, La trama fenicia, ultimo film di quel geniaccio di Wes Anderson con ennesimo cast corale ma protagonisti Benicio Del Toro nel ruolo del misterioso e diversamente ligio alle regole uomo d’affari Zsa-zsa Korda, padre quasi di una squadra di calcio a 11 che a seguito di svariati attentati cui scampa miracolosamente, redige testamento per cui tutti i suoi averi e il suo impero passano alla figlia Liesl (Mia Threapleton) che, non un particolare sta per prendere i voti, ed ha prima come consulente poi promosso a segretario amm.vo Bjorn Lund (Michael Cera).

E la trama? Perchè proprio fenicia? Quante cose volete sapere, dai, sappiate solo che qui non dovete rompere le scatole. Non a me eh, neanche scatole cinesi volendo, ma appunto quelle che plasticamente servono a Zsa-zsa per spiegare alla figlia Liesl, messa proprio in oltre che alla prova, il suo piano per battere la concorrenza, sconfiggendo il sistema burocratico, fiscale… globale.
Gradisce una (bomba a) mano?
La trama fenicia arriva a due anni di distanza da quel gioiello di Asteroid City, che probabilmente ho preferito a ciò, a differenza dell’ancora precedente The French dispatch… ma questo è il mio gusto, concentriamoci più possibile sull’oggettivo.

Dicevamo un cast corale che vede nuovamente impiegato quel grandissimo di Benicio Del Toro (che si riattende entro fine anno in sala diretto dall’altro magistrale Anderson statunitense, Paul Thomas, insieme a Leonardo Di Caprio) dopo appunto probabilmente la parte migliore in The French Dispatch (con Léa Seydoux), la splendida Mia Threapleton che la genetica non mente appena la si intravede anche nel ruolo di una irreprensibile e oltremodo zelante e devota novizia è tutta la sua splendida splendente mamma (Kate Winslet), Michael Cera che fa un segretario che più segretario non si potrebbe e un cast con volti ultranoti anche se magistramente truccati e parruccati essendo di fatto un ennesimo film in costume per Anderson con conoscenze vecchie e nuove.

E che conoscenze, appunto, non solo per la trama in sé e quella fenicia del titolo, apparentemente intricata ma che in realtà ci porta con un climax a un lieto fine come una ennesima favola ma raccontata con tutti i crismi, a partire da una messa in scena al solito impeccabile con costumi, coreografie surreali, scenografie e in particolare cosìddetti props ©™® di Wes Anderson che rendono il tutto nuovamente magico e, tanto per cambiare, sottolineato dal lavoro impeccabile del M° Alexandre Desplat in colonna sonora che fonde perfettamente la propria composizione originale con classici brani di terze parti del calibro di Bach, Stravinskij, Musorgskij… e insomma, al solito, i richiami anzitutto all’arte tutta non solo settima del mondo, euroasiatica in particolare, arrivano con i migliori omaggi possibili da un texano che potrebbe essere tranquillamente un regista della novelle vague francese, se non un maestro del cinema muto.
Non è un distillato
La trama fenicia è dunque un film per tutti checchè se ne pensi, perchè tale è e vuole essere da sempre il cinema di Wes Anderson, compresi gioielli in animazione quali Fantastic Mr. Fox e quella maraviglia de L’isola dei cani. L’alternanza tra colore, con quelli cosìddetti pastello al solito dominanti nella cinematografia (come intende il Maestro Vittorio Storaro la propria arte) del regista, alternati al bianco e nero quantomai evocativo in questi casi, ma non solo a livello onirico, proprio trattando oltre che di sociopolitica con richiami alla più stringente attualità (dazi e mazzi, terrorismo, spregiudicatezza negli affari qui però per finta come non mai), la religione e non solo nel rapporto padre-figlia dei protagonisti ma proprio a la “Sei tu un Dio?” (cit.)

Spero sia chiaro dunque che La trama fenicia è un film da guardare e possibilmente anche riguardare al cinema per cui è per l’ennesima volta pensato e ottimizzato, per ricordare, mi permetto a questo giro anche e anzitutto a diversi addetti ai lavori critici che hanno liquidato il film con ingiustificabile sufficienza nelle proprie recensioni, cosa sia la settima arte ancora nel 2025. Se qualcosa ti ostacola: travolgila, proprio così recita il disclaimer sullla locandina. Go Wes!