Cinema Recensione

Jurassic World – La rinascita

di: Andrea Campriani

Qui da me, rinvii per maltempo oramai abituali almeno da un anno, il 2 luglio e i giorni immediatamente precedenti non sono come tutti gli altri, diciamo che la storia è più presente che mai, e per sentirsi meno fuori dal tempo c’è solo una cosa da fare: andare anche più indietro. Di parecchio e ben più grosso, direi.

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Parchi a trema

32(!) anni fa, peraltro mio primo film di Steven Spielberg (ndr che nel titolo trattato è di nuovo in veste di produttore esecutivo) guardato da solo senza mamma e babbo in sala nel più bel cinema cittadino, mi ritrovo in un mondo deflagrato e dallo stesso posto ma ridimensionato da oltre un quarto di secolo a guardare un film del franchise dei dinosauri: Jurassic World – La rinascita. La sinossi me la sbrigo fulmineamente: siamo nella contemporaneità dove i dinosauri hanno fatto in tempo a riproliferare e quasi a riestinguersi, salvo però chi nelle parti più sperdute del globo ha visto bene di giuocare a fare iddio livello extreme mutando le già snaturate specie rinvivite dalle zanzarone ambrate del primo. Già questo dovrebbe dirvela lunga sul resto, ma entriamo nel vivo. 

Martin Krebs (Rupert Friend) rappresenta la Parker Genix, multinazionale farmaceutica intenzionata a trovare una cura rivoluzionaria per prevenire patologie cardiache deve reclutare equipaggio per recuperare dna di dinosauri (3 specie una marina, una terrestre e una aerea: Mosasaurus, Titanosaurus e Quetzacoatlus) necessario per sintetizzare il prodigioso farmaco. Anzitutto la mercenaria Zora Bennett (Scarlett Johansson), poi il paleontologo Dott. Henry Loomis (Jonathan Bailey), già allievo di Alan Grant.

A loro si uniscono letteralmente in itinere, anzi in rotta financo di collisione, l’equipaggio principale in cui la nostra Vedova Ner… ehm insomma quello composto da BladDauncan Kincaid (Mahershala Ali), Charles Leclerc (Bechir Sylvain), Bobby Atwater (Ed Skrein) e quello recuperato diciamo dalla famigliola Delgado composta da babbo Reuben (Manuel Garcia- Rulfo), figliuola maggiore Teresa (Luna Blaise) e fidanzatino Xavier Dobbs (David Iacono), figlia minore Isabella (Audrina Miranda). Mentre c’è chi va all’avventura verso specie estinte e mutate (ndr orribilmente) per trarne profitto, c’è chi coi dinosauri ancora nel mondo si perde in mare aperto. Cosa mai potrebbe andare storto?

L’isola dei famigerati

Jurassic World – La rinascita segue gli eventi narrati ne il dominio, lo fa in continuità tutto sommato, con un impiego razionalizzato anzitutto della cgi.

Gli attori come forse trapelato tra le mie parole di cui sopra, sono artisti navigati, chi più chi meno, ma è appunto il navigare in acque internazionali diversamente  sicure che rende il tutto oltremodo telefonato dall’inizio, non vi è chiaro quanto.

I caratteri sono oltre lo stereotipo per la quasi totalità, da poche righe di dialogo si sa già con largo anticipo chi finirà e come, o bene bene o male male.

Big ferma

A questo punto penserete che Jurassic World – La rinascita sia l’ennesima stroncatura senza appello. Non necessariamente, dai.

Intendiamoci: come già premesso e ribadito siamo ben oltre la scontatezza nelle due ore e un quarto di film, ma stavolta almeno rispetto ai precedenti abomini, la forma fa anzitutto la differenza, e il segnale deve essere questo.

Anzitutto la regia di uno dei migliori cineasti contemporanei, guardacaso perfidamente albionico quale è Gareth Edwards, senza contare la colonna sonora curata da par suo da Alexandre Desplat che riprende i temi iconici di M° John Williams, dal primo e per me forse unico a oggi diretto da Spielberg, salvo forse qualcosina de Il mondo perduto.

Il film inizia nel 2008, anno ahinoi della vera scomparsa del compianto geniale Michael Crichton cui si deve l’idea di Jurassic Park, di acqua, fino alla glaciazione, sotto i ponti da allora ne è passata e si sarebbe potuto e forse dovuto finire lì però alla fine Jurassic World – La rinascita mi ha intrattenuto, oltretutto in una sala abbastanza piena per essere il 4 luglio o forse proprio per quello eheheh, e soprattutto perchè mi fa sempre piacere in questi casi essere il o tra i più vecchi presenti ancora nel 2025, ancora per fantasticare su creature vissute e scomparse da milioni di anni, per lasciare spazio a noi che ci scordiamo sempre troppo spesso di essere di passaggio.