Cinema Recensione

Il Gladiatore II

di: Andy Reevieny

Anzitutto io-non-mi-arrabbierò (cit.) che tanto si fa per chiaccherare e si tratta di un film, quindi comunque finzione, sicchè facciamo mente locale e concent… ronf… zzz… ah scusate,  si diceva?

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Al mio segnale scatenate l’inverosimile

Oh, si diceva, sempre piano piano, sottovoce, quando un giorno è appena finito… citando Gigi Marzullo e soprattutto Maurizio Crozza che storicamente lo imita, si ragiona del seguito dello stranoto, per non dire famigerato Il Gladiatore cult per i più (manco ciò per me, ma ci può stare) film del 2000 diretto da Sir Ridley Scott che lancia oltre il multiverso la carriera di Russell Crowe (che la scorsa estate il vostro col sodale THE_WLF ha veduto dal vivo con la sua band in carne e ossa grosse) nel ruolo iconico di Massimo Decimo Meridio… che se la fate rirecitare per l’ennesima volta a Luca Ward, voce storica più che mai in questo caso, credo faccia effetto Necronomicon, quindi siete avvertiti. Massimo cerca e trova la propria vendetta verso la discendenza dell’unico vero Imperatore Marco Aurelio (il mitico Richard Harris), nel caso di specie Commodo interpretato da un giovin Joaquin Phoenix.Il re-cappone è fatto. Tante care cos… ah no, debbo continuare.

Immaginatemi così, con la espressione paciosa di cui sopra mentre scrivo queste righe che riguardano nello specifico Il Gladiatore II, no non così la vendetta anzitutto perchè —- SPOILER — ma se dopo quasi un quarto di secolo non sapete di uno dei titoli più inflazionati di sempre peggio per voi, alla fine del primo film il protagonista muore dopo aver fatto fuori Commodo —

Sicchè ora si tratta proprio di sequel, quasi giuocoforza. Protagonista della nostra storia è tal Annone (Paul Mescal), un misterioso combattente fatto prigioniero dall’esercito dell’allora Impero Romano comandato dal Generale Marco Acacio (Pedro Pascal), qui nuovo compagno di Lucilla (Connie Nielsen) che ritroviamo dal primo film, alla corte della co-reggenza degli Imperatori Geta (Joseph Quinn) e Caracalla (Fred Hechinger), e non ultimo il misterioso carrierista Macrino interpretato da Denzel Washington a quanto pare per sua ammissione a fine carriera, il tutto a partire dalla Numidia (ndr tra gli attuali Marocco e Tunisia) a inizio film per poi spostarsi subito nella Roma oltremodo instabile nel 200 d.C. cioè una ventina (16 come ribadito nel film) di anni dopo gli eventi del Gladiatore. Devo anche scrivere che Annone avrà la sua vendetta, in questa vita o nell’altra?

Sforzo e odore

Fetore, ma anche sudore, è questo che già a pelle mi suscitava l’annunzio del sequel de il Gladiatore, specie dopo aver la produzione preferito Fede Alvarez per l’ultimo capitolo di Alien a chi invece quella saga l’ha iniziata e ne è il principale responsabile se non anche artefice (con all’attivo anche 2 gioielli recenti quali Prometheus e Covenant), appunto Sir Ridley Scott che, a questo punto, specie dopo aver riguardato la director’s cut di Napoleon, che continua comunque ad essere oltremodo discutibile, ma confronto al Gladiatore II  è un docu-film curato dai migliori storici in attività coordinati e fomentati dal Prof. Alessandro Barbero con tanto di spranghe©™® per accertarsi che non lascino alcunchè al caso, speriamo anche meno di un film così l’anno. Anzi, anche basta.

Vae victis

Guai ai vinti, è una delle frasi qui ricorrenti. Il Gladiatore II per me è una cocente delusione, non solo un no, perchè e per finzione e memore anche del primo, qui non mi aspettavo neanche lontanamente aderenza filologica ai fatti storici documentati, ma almeno una messa in scena solida, indiscutibile. Invece, in oltre due ore di durata, manco quello perchè una cgi abusata e di qualità pessima rendono più scene action al limite del bmovie, senza contare la scontatezza della scrittura, della recitazione non pervenuta del grosso dei personaggi e sciatterie come ad esempio scritte in inglese(!) ai tempi dell’Antica Roma, imperdonabili per chiunque, specie per un maestro come Sir Ridley Scott dal quale, alla sua tenera età (ndr Clint Eastwood che ha ben 94 anni compiuti, sette più di Scott esce in sala con Giurato Numero 2 l’ultimo suo film da regista proprio in questi giorni), si può e si deve pretendere di più, non solo questa zozzeria per far cassa col fanatismo e la tamarraggine. Vi potete immaginare dove volga il pollice.

Ah, non per dire ve l’avevo detto, ma l’avevo anche scritto, senza manco andare più indietro e scomodare cult del cosìddetto genere peplum e in generale film in costume epici ambientati o richiamanti l’Antica Roma: recuperate un gioiello di un Maestro recente e riditemi pure se vi pare la stessa “arena”: Megalopolis.