Cinema Recensione

Ghostbusters: Minaccia Glaciale

di: Andy Reevieny

No, tranquilli stavolta non lo faccio il riepilogone pur trattandosi di quadrilogia, perchè, a prescindere dalla vostra età, se siete completamente a digiuno delle gesta degli Acchiappafantasmi almeno in quel della Grande Mela, beh siete decisamente nel posto sbagliato e urge casomai che quantomeno recuperiate prima di subito il primo cult sempiterno diretto da Ivan Reitman, 40 anni fa. Possibilmente anche Ghostbusters 2. Il terzo si riprende poi, ergo torniamo a noi.

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Legacci

Si diceva che conclusisi gli eventi di Ghostbusters: Legacy  (in originale Ghostbusters: Afterlife)  del 2021, come sappiamo, ritroviamo la nostra famiglia Spengler allargata trasferitasi dall’Oklahoma a New York City nella leggendaria ex caserma dei pompieri convertita a quartiere generale degli Acchiappafantasmi, prendendo de facto il posto del nostro mitico quartetto storico di fondatori scienziati e collaboratori vari ed eventuali: Peter Venkman (Bill Murray), Egon Spengler (il compianto Harold Ramis), Ray Stanz (Dan Aykroyd) e Winstone Zedmore (Ernie Hudson) con la mitica segretaria Janine Melnitz (Annie Pots). Insieme a nuove e vecchie conoscenze dovranno affrontare appunto l’ennesima minaccia, appunto glaciale, incombente sulla Grande Mela.

L’erba 80 voglia non cresce

Non solo nel giardino del Re, ma nel multiverso. Ghostbusters: Frozen Empire, in originale, Ghostbusters: Minaccia Glaciale, e le libertà di adattamento qui non sono certo il principale problema, parte appunto da un terzo capitolo, Legacy,  che esce qualcosa come 32 anni dopo Ghostbusters 2 che, a sua volta, arrivava 5 anni dopo quello che doveva, per più ragioni, restare un unicum, come l’omonimo amaro. N.B. volutamente non considero neanche il reboot al femminile del 2016. Finchè si scherza, si scherza.

Venimmo, vedemmo e senza indugio…

Rimanemmo noi inculati, stavolta (par.) Lasciando stare il trio di 2 umani e 1 gorilla tra serie tv live di The Ghostbusters serie live action 70ies e cartone animato cult sempre 80ies, si rammenti sempre che IL film del 1984 diretto da Ivan Reitman (ndr il figlio Jason poi dirigerà il terzo episodio), se non addirittura dovendo essere diretto dal geniaccio di John Landis, prevedeva dichiaratamente un diverso casting: il ruolo centrale del Dr. Peter  Venkman era originariamente scritto ad hoc per l’indimenticabile John Belushi, che ahinoi nel frattempo spirò e quindi si dovette necessariamente trovare un sostituto che, come noto, fu trovato comunque alla perfezione nel suo collega e degno compare di SNL, Bill Murray che ci regala l’irresistibile esilarante para-psicologo  che tutti conosciamo. Accanto a lui appunto altro comico di razza  quale Aykroyd, il compianto Harold Ramis che viene a mancare ormai 10 anni fa ed Ernie Hudson, ultimo nell’ordine a costituire il quartetto storico di acchiappafantasmi, con la ammaliante Sigourney Weaver nel ruolo di Dana Barrett per i primi due film della saga.

In altre parole, se il primo film rimane un cult sempiterno, con battute iconiche, anche e forse soprattutto per noi nell’edizione italiana curata dal geniale Mario Maldesi, con gli indimenticabili e ahinoi compianti a loro volta Oreste Rizzini a doppiare Murray, Sergio Di Giulio su Aykroyd, e gli ancora in attività Mario Cordova su Ramis e Massimo Foschi su Hudson, per non parlare poi della divina Cristiana Lionello a doppiare la Pots e il suo babbo, il leggendario Oreste (che curerà l’edizione italiana di Ghostbuster 2) su Rick Moranis. Da solo questo cast rende il film irresistibile, per gag, battute, tempi comici e recitazione corale che, già nel secondo capitolo col villain Viggo il Carpatico, saranno meno incisive, pur trattadonsi di un film divertente di quelli che averne oggi. Legacy  (ndr Afterlife del titolo originario probabilmente rende ancor meglio il senso) invece è appunto un film, almeno nelle intenzioni, di retaggio, di lasciti, non solo testamentari del film, ma artistici anzitutto per ricordare Harold Ramis e il personaggio dello scienziato, il più tale del combo di Acchiappafantasmi, quello tutto raziocinio per cui assai divertente che ha e lo ha reso celebre come attore.

La nipote adolescente Phoebe Spengler nei film recenti eredita dal nonno questo suo approccio e il resto è al limite della commedia adolescenziale, coi genitori, la mamma naturale, nonchè il padre adottivo ed  ex insegnante interpretato da Paul Rudd, più immaturi e impreparati dei figli. Minaccia Glaciale riprende lo schema ormai trito e ritrito dal primo, ma non fa praticamente mai ridere, pur sforzandosi maldestramente, dura troppo e il tutto è telefonato fin dall’inizio, senza contare che anche gli fx del 2024 fanno quasi rimpiangere quelli rigorosamente analogici di 40 anni fa, oltre agli attori che mancano o che sono inevitabilmente invecchiati e stanchi di rimettersi tute e zaini protonici in spalla.

Mai incrociare i flussi: sarebbe male

Come se non bastasse si accenna anche una pseudo critica sociale ai passatisti, proprio degli 80ies, quando questi ultimi 2 film, questo in particolar modo, sono puro fan service che, a parere e non solo spero di chi come il sottoscritto ha fatto parte di gruppo tributo agli anni ottanta, ruba a piene mani addirittura per quanto riguarda la colonna sonora, dal tema iconico di Ray Parker Jr. al resto dei temi portanti, qui rimessi insieme dall’italiano e mio coregionale Dario Marianelli (già collaboratore, tra gli altri, di Matteo Garrone per il suo riuscito Pinocchio), purtroppo anche lui senza lasciare traccia.

Mi spiace veramente come non mai scrivere ciò, perchè fosse rimasto solo il cult originario, magari con speciali recenti comprese le serie animate, staremo sempre parlando di una saga intramontabile e trasversale generazionalmente. Così invece abbiamo avuto 2 ulteriori film, soprattutto questo, inutile, quello prima sufficiente giusto per l’omaggio dichiarato a Ramis a mio avviso. Film dunque consigliato  solo ai fissati per arrivare ai giorni nostri, giàmmai però “ideologicamente”, e soprattutto senza i fondamentali, visto che appunto il 1989 segna nel mondo il crollo di ben altre divisioni.