Del meglio del mio meglio 2023
di: Andy ReevienyChi mi conosce lo sa, non son più carab… ehm voglio dire non amo dare voti, men che meno giudizi, ma neanche stilare classifiche. Solitamente però a fine anno si redigono bilanci a consuntivo anche per l’arte, tipicamente meglio e peggio.
Personalmente rifuggo da sempre tutto ciò, lasciando possibilmente l’onere a chi voglia e possibilmente sia anche in grado di farlo.
Ecco perchè a questo giro, per tagliare la testa al topo (che si fa prima ed è comunque meno rischioso del toro, ma nessun animale è stato maltrattato eh), farò il mio personalissimo medagliere 2023 rigorosamente al cinema. Insomma, tipo terapia d’urto, ma solo per modo dire, poichè indolore.
1° Gli spiriti dell’isola
Medaglia d’oro al quarto lungometraggio scritto e diretto da Martin McDonagh.
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Apro e chiudo immediatamente parentesi ribadendo il livello assoluto dei nostri attori doppiatori, che quasi mai va di pari passo con le libertà che si prendono gli adattatori nostrani, non solo per i dialoghi che devono poi andare a sync coi labiali, ma anzitutto coi titoli (aggiungere blasfemie ad libitum).
The Banshees of Inisherin (le banshees sono creature mitologiche della cultura irlandese e scozzese) perchè questo è il titolo originale del film e da ora in poi unico che userò per riferirmi a questo gioiello di commedia nerissima, si svolge esattamente un secolo fa, nel 1923, alla fine della guerra civile irlandese su un’isola immaginaria, Inisherin appunto, e narra le vicende di due amici compaesani, il pastore Pádraic Súilleabháin, interpretato da Colin Farrell e il musicista Colm Doherty interpretato da Brendan Gleeson (musico per davvero). Il titolo, non casuale manco a dirlo, fa riferimento al brano che il personaggio di appassionato violinista di Brendan Gleeson compone durante il film.
Non mi dilungo oltre per non spoilerare alcunchè se non che, se avete come il sottoscritto amato tutta la filmografia di McDonagh ad oggi, e in particolare quella meraviglia di In Bruges, qui si ricostituisce la coppia di protagonisti.
Non potrete che restare ammaliati da questo gioiello, con location mozzafiato e una narrazione che vi terrà incollati allo schermo fino alla fine, facendo chiunque ragionare sulla vita come poco altro. Un plot twist continuo, volendo e politicamente scorrettissimo, proprio perchè si tratta di persone più vere del vero quantunque personaggi di fantasia, d’altri tempi, isolani e isolati.
2° Spider-Man: Across the Spider-Verse
Anche qui si vola, stavolta anche letteralmente. Argento vivo come non mai a…
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Il 2 giugno 2023, a 5 anni di distanza dallo splendido Spider-Man: Into the Spider-Verse (in italiano Spider-Man: un nuovo universo) esce appunto Spider-Man: Across the Spider-Verse, l’ideale seguito che poi Marvel e Sony sveleranno essere il secondo capitolo di una trilogia che si chiuderà con Spider-Man: Beyond the Spider-Verse, attendiamo scalpitanti di sapere quando dopo i primi rinvii rispetto ai programmi originari per il 2024
Per farla più breve possibile, ribadendo di recuperare il primo film del 2018, Joaquim Do Santos, Kemp Power e Justin K. Thompson, dirigono a 6 mani (ma l’elenco di chi ha lavorato ad un film di animazione di portata rivoluzionaria come questo è sterminato, e annovera anche eccellenze italiane, a partire proprio da Sara Pichelli, fumettista italiana che ha co-creato con Brian Michael Bendis il personaggio di Miles Gonzalo Morales, identità segreta del nuovo Spider Man) un capolavoro, per non dire anche capodopera d’animazione contemporaneo, compresa la colonna sonora curata da Daniel Pemberton e brani di vari artisti.
Dopo aver ottenuto i superpoteri ed essere diventato il nuovo Uomo Ragno in Into the Spider-Verse, Miles Morales, un adolescente di origine latino americana che vive con mamma e babbo agente di polizia a Brooklyn in quella che nel multiverso è Terra-1610, si riunirà con le altre superpersone da altre parti del ragnoverso radunatesi per fronteggiare una minaccia comune; tra gli innumerevoli da citare tornano il suo mentore Peter B. Parker, Gwen Stacy (Spider-Gwen)… e molti altri, da rimanere a bocca spalancata. Il nostro, e non solo lui, sarà qui messo di fronte alla apocalittica scelta se salvare una sola persona o un intero mondo (cit.)
Lo metto al secondo posto giusto in quanto devo proprio scegliere, ed è comunque relativo perchè si tratta sicuramente del miglior titolo in animazione uscito nel 2023, senza contare, lo si consideri o meno in continuità col MCU, il top di gamma 2023 coi Guardiani della Galassia 3 di James Gunn. Spider-Man: Across the Spider-Verse se la batterà con chiunque, compresi i maestri nipponici, per l’ideale titolo assoluto di categoria. Imperdibile.
Da sempre più grandi poteri derivano sempre più grandi responsabilità.
3° Killers of the flower moon
Ripeto alla noia che mi sono autoimposto un ordine che potrei ricambiare come giusto Tarantino fa abitualmente. I titoli qui presi in considerazione potrebbero tranquillamente essere un ex aequo. Procedo io con la peggior faccia di bronzo.
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Killers of the Flower Moon è l’ennesimo colpo da Maestro per quel genio che risponde al nome di Martin Scorsese con, su tutti, imprescindibile, la immancabile collaboratrice abituale Thelma Schoonmaker al montaggio. And that’s all folks come direbbero i Looney Tunes.
Ah, non me la cavo così? Volete proprio che vi ribadisca che si tratta di storia vera, ahinoi, quella raccontata in Killers of the Flower Moon: The Osage Murders and the Birth of the FBI (di David Grann uscito in Italia col titolo Gli assassini della terra rossa), libro da cui è tratto questo film?
Volete proprio che vi dica che la storia ambientata negli anni venti del novecento, con l’arricchimento per il rinvenimento di petrolio in Oklahoma, rende la tribù di nativi americani degli Osage la più ricca d’America con tutto ciò che ne consegue da parte del resto del mondo, coloni, padri pellegrini che dir si voglia, e porterà in breve dalla più vertiginosa delle ascese alla più rovinosa delle cadute?
Volete proprio che rimarchi che Lily Gladstone che interpreta la nativa Molly, andata in moglie a Leonardo di Caprio che interpreta Ernest Burkhart, nipote a sua volta del boss locale, sua maestade William Hale interpretato da Robert De Niro, più una serie impressionante di attrici e attori comprese persone veramente di origine nativa americana, anche in poche pose come si dice in gergo, sono uno più bravo dell’altra e diretti a dir poco magistralmente con una sceneggiatura di 3 ore e 26 minuti di durata che però, per l’ennesima volta, vola e se ne vorrebbe ancora alla fine, oltretutto pur sapendo che si tratta di fatti realmente accaduti, ormai storicizzati e immodificabili? E chi sono io? Babbo Natale, eh?
A parte gli scherzi, oltre all’augurio di pace e serenità che Miss Universo scansati, il regalo vero fatevelo voi: andate nelle sale, possibilmente quelle storiche cittadine se ancora le avete, ogni volta che potete. Godetevi e supportate il gran cinema. Come questo, appunto.