The Witcher 3 – Heart of Stone
Sono trascorsi 5 mesi dall'uscita sul mercato di The Witcher 3: Wild Hunt, ultimo capitolo della trilogia "forgiata" da CD Projekt RED e, dopo 16 DLC gratuiti e numerose patch, abbiamo finalmente tra le mani la prima delle due espansioni annunciate per il suddetto titolo, insieme a Blood and Wine atteso, quest'ultimo, per il primo quarto del 2016.
Ma qualche ora aggiuntiva di gioco giustificherà la spesa?
di: Luca "RukaManni" Manni
Sono trascorsi 5 mesi dall’uscita sul mercato di The Witcher 3: Wild Hunt, ultimo capitolo della trilogia “forgiata” da CD Projekt RED e, dopo 16 DLC gratuiti e numerose patch, abbiamo finalmente tra le mani la prima delle due espansioni annunciate per il suddetto titolo, insieme a Blood and Wine atteso, quest’ultimo, per il primo quarto del 2016.
Ma qualche ora aggiuntiva di gioco giustificherà la spesa?
Cuore di Pietra
Hearts of Stone offre al giocatore due diverse possibilità di approccio: la prima, sfruttando semplicemente un precedente salvataggio della storia principale, la seconda, iniziando una nuova partita. In quest’ultimo caso vestiremo i panni di un Geralt ben equipaggiato e a livello 32 (livello sotto il quale non è consigliato procedere oltre) ma sarà possibile avventurarsi soltanto nelle terre di Velen e per le strade di Oxenfurt, così come non si avrà accesso alle missioni al di fuori di quelle contenute in questa espansione.
L’incipit narrativo di questo Hearts of Stone ruota intorno a quella che, per lo meno inizialmente, sembra essere la classica caccia al mostro a cui Geralt è da sempre abituato. Sfortunatamente, gli eventi prenderanno una piega del tutto inaspettata costringendo il Witcher ad obbedire, in seguito a particolari circostanze, agli “ordini” di una sua vecchia conoscenza…
Nonostante le premesse possano sembrare le più classiche, la storia, narrata nelle circa 10/12 ore di gioco che offre questa espansione, è estremamente coinvolgente e ricca di spunti interessanti, anche grazie al ritorno sulla scena di Shani, personaggio fondamentale tratto dal primo capitolo della serie.
A differenza della storyline principale, però, le missioni secondarie per quanto numerose finiscono per tendere alla noia a causa della loro ripetitività e non sarà raro ignorare qualche richiesta di poco conto per concentrarsi su obiettivi più importanti. Non mancano comunque tane di mostri, tesori sepolti e location da esplorare liberamente anche se numericamente inferiori rispetto a quanto visto in The Witcher 3.
Unica vera introduzione dal punto di vista del gameplay e che si affianca al già rodato sistema di sviluppo del personaggio è la possibilità di incantare il proprio equipaggiamento così da acquisire bonus ben superiori a quelli offerti dalle classiche rune e glifi. Purtroppo non tutte le armi e le armature potranno godere di questo trattamento, ma soltanto quelle che dispongono di tre slot liberi.
Ricicla e Ricrea
Tanto il comparto audio che quello grafico non hanno subito grossi cambiamenti rispetto a quanto visto in The Witcher 3. Texture e modelli poligonali, infatti, sono rimasti pressoché invariati così come le animazioni dei personaggi che alle volte risultano ancora legnose e innaturali. Per quanto riguarda le ambientazioni, invece, si è cercato di mantenere una certa continuità rispetto a quelle proposte dal gioco principale risultando molto simili ma comunque estremamente curate. Nulla di nuovo pertanto al di là di qualche scorcio davvero affascinante.
Conclusione
Hearts of Stone non è che una semplice estensione del gioco base non introducendo nulla di particolarmente nuovo e riproponendo quanto già visto in The Witcher 3.
Fortunatamente però, il livello qualitativo è estremamente elevato, nonostante qualche bug e compenetrazione poligonale di troppo, e la quest principale è in grado di soddisfare anche i palati più esigenti.
Se avete amato The Witcher 3, l’acquisto di questa espansione è assolutamente imprescindibile, in attesa di Blood and Wine che promette davvero di fare faville.