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DayOne & Hype: follia o ragioni di vita?

Videogiochi e hype: binomio perfetto o controproducente? Ma vi siete mai chiesti da cosa derivi esattamente l'hype e come questa opprimente sensazione si manifesti nei videogiocatori piu' incalliti? Sindrome o passione? Il cosiddetto DayOne sembra essere l'unica cura possibile, oltre a rappresentare il limite massimo di tolleranza di chi e' ormai vittima dell'hype piu' sfrenato. Nel nostro piccolo abbiamo provato a studiare questi due fenomeni, tentando di rispondere ad alcune domande. Per saperne di piu' proseguite con la lettura.

di: Giorgio "Nadim" Catania

Solitamente i grandi blockbuster del settore videoludico vengono mostrati per la prima volta al pubblico con mesi o anni di anticipo rispetto alla data di uscita.
La stampa quindi vede (e a sua volta a mostrare poi ai giocatori) immagini o trailer di titoli quali Modern Warfare, Metal Gear Solid o Halo molto tempo prima che questi giungano nei negozi, riuscendo così a farsi già una grossolana e iniziale idea su quello che ne verrà fuori.
Ma perché la Software House di turno mostra il nuovo Killzone o il promettente Grand Theft Auto così presto? In fin dei conti ancora manca tanto di quel tempo, prima che raggiungano gli scaffali dei negozi, no?
Videogiochi simili basano però buona parte del loro successo proprio su questa vera e propria campagna di marketing anticipata, una forma di pubblicità differente a quelle a cui la gente è abituata. Accendendo la televisione, infatti, di solito vediamo immagini di beni già in vendita, o di servizi di cui la gente può usufruire immediatamente, mentre con i videogiochi si assiste ad alternative campagne pubblicitarie messe in atto durante la loro stessa lavorazione. Quali sono i vantaggi di tale comportamento? È presto detto.
Prendiamo un Final Fantasy a caso, esempio perfetto per spiegare tutto ciò. Square-Enix inizia i lavori, imbastendo la trama del nuovo capitolo a grandi linee, ideando i personaggi principali che lo caratterizzeranno e plasmando il motore grafico che muoverà ogni poligono e texture. Il tutto viene annunciato, qualche tempo dopo, alla stampa, in modo da far sapere all’intero mondo che un nuovo capitolo della saga è in fase di creazione.
Nel corso delle settimane trapelano su siti internet e riviste informazioni sul sistema di gioco, qualche nozione confusa riguardante la storia narrata, e magari vengono mostrati alcuni artwork dei protagonisti e antagonisti.
Poi, quando il prodotto è ad una fase di sviluppo sufficientemente avanzata, Square-Enix monta ad arte un video da mostrare al Tokyo Game Show o all’E3, probabilmente in Computer Grafica, giusto per far vedere a tutti quanto bello stia venendo il suo Final Fantasy e quanto sia promettente.
Da quel momento in poi è tutto un susseguirsi di rumor, notizie confermate, screenshot a non finire, filmati rilasciati con il contagocce e countdown di ogni tipo. Fino a quando, a pochi mesi dalla pubblicazione di questo preannunciato best-seller, viene aperto il sito ufficiale e fioccano le prime recensioni di autorevoli siti internazionali e di qualche rivista di grosso calibro.
Dopo Final Fantasy esce, e vende milioni di copie in Giappone. Arriva Negli Stati Uniti e vende altri milioni di copie. Giunge infine in Europa, ed è l’ennesimo successo garantito.
Ecco, abbiamo ripercorso a grandi linee quello che avviene nel corso di qualche anno, dal primo annuncio fatto sul nuovo episodio di questa tanto acclamata serie giapponese alla vera e propria pubblicazione in tutto il mondo.
A cosa è servito nel frattempo alla Square-Enix pubblicizzare tanto il suo nuovo gioiello, magari spendendo anche cifre considerevoli per fargli avere la visibilità necessaria? In poche parole, ha creato quello da noi definito hype.
Con il termine hype si indica “grande pubblicità”, che comporta automaticamente enormi attese. Quello che la Software House ha fatto fino al momento dell’uscita è stato perciò quello di creare attesa nei giocatori di tutto il mondo, particolarmente nei fan, ma anche in quelli che guardano con curiosità Final Fantasy e, in generale, i JRPG. Allo stesso tempo ha sicuramente attirato l’interesse di alcuni possibili altri compratori, magari utenti soliti a giocare con titoli action o strategici, ampliando così il mercato potenziale.
Questo, dal punto di vista commerciale è una trovata tanto remunerativa quanto, ai giorni d’oggi, necessaria a pubblicizzare a sufficienza il proprio prodotto. Ciò si traduce quindi a sua volta in un numero maggiore di vendite, e di introiti, necessari a recuperare le spese, pagare i dipendenti e finanziare il prossimo progetto.

Ma l’hype, dal punto di vista del giocatore, ha lo stesso significato? No di certo. A lui non interessa tanto cosa la Software House possa guadagnarci da una simile pubblicità, bensì preferisce quello che l’hype comporta: nuove notizie, informazioni sul gioco, immagini che mostrano la grafica di gioco e, con un pizzico di fortuna, qualche bel filmato in-game.
Si va quindi sui siti e i rispettivi forum alla ricerca di tutti i dati possibili e si aspetta pazientemente. L’attesa sale lentamente, in un crescendo di rumour più o meno attendibili, fino a quando è possibile prenotare la propria copia del gioco nel negozio di fiducia. Magari, se si è proprio dei veri fan, si può ordinare la Collector’s Edition, che altro non fa che aumentare l’hype del giocatore.
E, poco dopo, giunge finalmente il giorno fatidico: dopo attese snervanti e fin troppo prolungate esce il gioco che tanto si stava aspettando! Questa giornata prende un nome speciale, che sottolinea la sua unicità: DayOne.
Già ne avrete sentito parlare di questo DayOne, o anche D1. Questo rappresenta il limite massimo di attesa, oltre la quale il giocatore rischia di impazzire se non riesce ad avere la sua copia del videogioco. Magari potrebbe sembrare esagerato ma alcuni aspettano questo DayOne in maniera quasi ossessiva, trasformandolo quasi come un vero momento di svolta, di cambiamento.
In fin dei conti esce solo un nuovo titolo e nulla di più, in molti penseranno, quindi perché crucciarsi tanto? Cosa cambia attendere ventiquattro ore in più o in meno? Nulla, certamente.
Eppure per molti tutto il tempo passato dietro al computer, informandosi il più possibile sul gioco bramato, è stato insopportabile, e il D1 rappresenta un po’ il punto di rottura, oltre il quale difficilmente si riesce a resistere.
Insomma, gli anni di pazienza estrema si fanno d’improvviso estenuanti, e alla fine si vuole avere il gioco, e subito.
Alcuni negozi, siano quelli piccoli o grandi catene, talvolta vengono incontro alle esigenze dei consumatori e vendono il gioco BD1, o meglio Before DayOne, qualche giorno prima della data prevista. È il caso di tutti i titoli dal forte impatto sociale, quali i già citati Modern Warfare e GTA; ed è proprio in quelle giornate di vendita iniziali che si registrano incassi record, in cui una Software House cerca di superarsi di volta in volta recuperando ampiamente tutte le spese sopportate e ottenendo guadagni senza precedenti.

Torniamo però per un attimo a parlare solo di hype, tralasciando il D1 per qualche istante. Immagino tutti voi sappiate quale sia l’evento chiave padre di tutte le attese…
Esatto, proprio la fiera di Los Angeles. Per chi non l’avesse ancora capito, sto parlando del già citato E3, per gli intellettualoidi Electronic Entertainment Expo. Sebbene il Tokyo Game Show e le altre esposizioni del settore abbiano già molta importanza, ogni anno è l’E3 ciò che catalizza l’attenzione di stampa specializzata e di milioni di giocatori di qualsiasi angolo del globo.
Ormai mancano pochi giorni all’inizio dell’edizione 2010, come sicuramente saprete, e già l’attesa raggiunge picchi altissimi.
Le settimane appena trascorse, nonché le ultime due che ci separano dall’imminente grande evento, sono state accompagnate da annunci ufficiali e semplici rumour su titoli quanto mai attesi, su possibili ritorni di famosissime saghe e su tanto altro.
È così che si è parlato di tanti giochi (forse troppi) tra i quali spuntano nomi di triple A di qualsiasi genere, come Halo: Reach, Killzone 3, inFamous 2, Batman: Arkham Asylum 2, Metroid: Other M e Mass Effect 3, giusto per citare i più discussi degli ultimi giorni. Senza tralasciare ovviamente le speranze che ruotano attorno a possibili capolavori ancora da rivelare quali l’attesissimo The Elder Scrolls V e il sognato nuovo capitolo di Zelda.
Ma non solo di giochi si parla: anche le ormai prossime periferiche Sony, Microsoft e Nintendo occupano sempre più spazio sulle testate giornalistiche e su siti web, con i corrispettivi Move, Natal e Vital Sensor pronti ad invadere il mercato. Le speculazioni, speranze e critiche non mancano certamente, rendendo alcuni diffidenti sulle nuove tecnologie, altri smaniosi di provarle con mano.
Per non menzionare poi le chiacchieratissime nuove tecnologie, che vanno dal 3D alle prossime generazione di console portatili, con l’interessante 3DS e una sempre più plausibile PSP2.
Insomma, di carne al fuoco per il prossimo E3 ce n’è davvero tanta, e l’attesa che gravita attorno alla fiera stessa è alle stelle. Le speranze di annunci bomba sono tantissime, così come quelle su demo testabili e video in-game dei capolavori più attesi.
Ecco così come l’evento diventi a sua volta oggetto dell’hype più esagerato e sfrenato, che per moltissimi utenti si tramuterà in somma soddisfazione, magari grazie a qualche rivelazione tanto agognata, ma che per altrettanta gente si trasformerà in cocente delusione, probabilmente per qualche mancata ma aspettata dichiarazione.
Insomma, si può notare da queste righe come l’hype non sia qualcosa che colpisca esclusivamente i prodotti che le Software House sfornano ogni anno, ma anche ogni evento, fiera o manifestazione che riguardi il settore videoludico e i videogiochi stessi.

Ma… c’è un ma. Tutto questo hype e la febbrile attesa del D1, nonostante siano semplicemente dei modi come altri per ingannare l’attesa, possono essere considerati cose positive? O forse è meglio ritenerli elementi nocivi per i videogiocatori?
Le aspettative della gente con il tempo infatti aumentano e il titolo in questione potrebbe non essere in grado di soddisfarle, se troppo alte. Così l’hype innescato dalla Software House, se da un lato si è rivelato utile per farle vendere qualche copia in più del prodotto, dall’altro potrebbe trasformarsi in un boomerang: un gioco che viene accolto freddamente dal pubblico non solo rischia di compromettere le vendite dello stesso, ma potrebbe addirittura rovinare la fama della casa di sviluppo stessa.
Inoltre segnarsi sul calendario una determinata data con mesi di anticipo ha davvero senso? Tanto il gioco di uscire esce, questo è poco ma sicuro. Se però poi ci fossero ritardi, dovuti ad uno sviluppo lento o alla volontà di perfezionare il videogioco, non si rischierebbe di rimanerci male e prolungare ulteriormente l’angosciosa attesa? Questo a sua volta non potrebbe smorzare l’hype fino ad allora alimentato, con conseguenze che sicuramente avrete già intuito?

Secondo voi D1 e hype sono qualcosa di sensato, una “ragione di vita” o servono solo per alimentare le nostre fantasie da incalliti – e forse un po’ pazzi – videogiocatori?
Perché un conto è aspettare un gioco con curiosità e interesse, un conto è invece vedere i negozi invasi da gente di ogni età che chiede a gran voce, con numerosi giorni di anticipo rispetto alla data ufficiale, una copia di Modern Warfare 2, di Halo 3 o di Killzone 2.
Cioè, per essere più pratici, secondo voi chi è dall’altra parte del bancone pensa che tutte queste persone siano semplicemente ansiose di provare il nuovo titolo del mese o, invece, che sono dei videogiocatori incalliti spinti da una profonda follia nerd?
Io, che ho provato sia l’esperienza di comprare che quella di vendere videogiochi, in tutta onestà non saprei dare una risposta assoluta. Forse perché in fondo D1 e hype rappresentano un po’ sia la nostra pazienza, maturata nel corso di anni di attese, sia la nostra follia, quella tipica dei precursori che non vedono l’ora di mettere le mani sulla nuova e rivoluzionaria opera virtuale.

 

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