Avevo tanto tempo, quando una vita non è abbastanza
di: UlellVi è mai capitata quella strana sensazione che il tempo vada lento quando vi annoiate e veloce quando vi divertite? A me spesso. Ad esempio se sono in ufficio ogni minuto ne dura dieci, mentre se sono con le mani sul pad davanti alla tv l’ora di svago quotidiana mi sembra durare un minuto. E più cresco, più questa sensazione aumenta. Se ci aggiungete che il tempo da dedicare ai videogame (o a qualsiasi hobby) crescendo inevitabilmente diminuisce, ecco come si diventa sempre più selettivi in quello che si fa, e in quello che si gioca. Sono sempre stato un fan accanito di Destiny e ho comprato anche l’ultimo Season Pass, ma dall’uscita dei Corrotti non sono più riuscito a tenere il passo del gioco, restando sempre indietro se paragonato agli altri del mio clan che magari avevano già raggiunto il level cap o fatto tutti i raid con tutti i personaggi a loro disposizione.
Approfittando di un blocco di tre giorni causa neve, ho portato almeno il mio Stregone a 610 di livello luce e provato, finalmente, a sbloccare la prima forgia dell’espansione “Armeria Nera”, ma dopo tanta fatica per far crescere il PG e aver fatto una decina di vani tentativi di sblocco, ho cominciato a ragionare su quanto il mio tempo di divertimento (quella misera ora che dedico al mio hobby) sia diventata una forma di “schiavismo” verso un gioco. E allora ho spento la PS4 e ho iniziato a giocare a Sonic. Sapete perché? Perché non trovo corretto che ormai le case produttrici per rendere i giochi “interessanti” e con “appeal” per i giovinotti giocanti sviluppino prodotti che richiedano tantissime ore di dedizione che un uomo che si avvicina ai 40, con moglie, figlio in arrivo e lavoro, non può dedicargli.
E ho riscontrato lo stesso problema con gli ultimi Assassin’s Creed: nelle vecchie edizioni dei giochi non era necessario far crescere il proprio personaggio per poter completare la storia principale, per poi magari con calma dedicarsi alle secondarie. Invece sia in Origin, ma soprattutto in Odissey, le missioni secondarie sono diventate sostanziali e non si possono più skippare in allegria come in passato. Non mi era mai capitato di avere in mano un AC dal day one e dopo tanti mesi non averlo ancora completato, ma questo mi è successo sia con la saga di Bayek che con quella ambientata nell’antica Grecia, e vi assicuro che averci speso 70 euro e non poterlo finire è davvero frustrante. Ed arrivato a questo punto del mio ragionamento interiore (dovuto forse al sonno o alla noia di un autobus che non arriva mai alla mia fermata) mi son chiesto: ma noi “anziani videoludici” valiamo ancora nel mercato? Tutti, me compreso, abbiamo osannato le coraggiose scelte fatte da Ubisoft con il gioco sugli assassini, ma dopo tanti mesi quasi quasi mi sto ricredendo, nonostante la bellezza intrinseca del prodotto. E poi un’ultima, pesante domanda: da quando i videogiochi da essere passatempi complessi sono diventati una specie di secondo lavoro, al quale ogni giorno bisogna dedicarci del tempo per restare “al passo”?
E voi che ne pensate? Capita anche a voi quanto vi ho raccontato? O sono io che mi faccio troppi viaggi mentali? Fateci sapere la vostra nei commenti!