Indieanata

Spellspire – Aaero – Crawl

di: Simone Cantini

Spellspire (PS4, PS Vita)

Per chi è anziano come il sottoscritto anche solo leggere Paroliamo o Paroliere potrebbe far scendere una lacrimuccia, mentre i più giovani e sbarazzini magari si sentiranno maggiormente a loro agio vedendo la scritta Ruzzle. Qualunque sia ciò che più vi si addice, a non cambiare radicalmente è il concetto alla base di questi giochi, ovvero il trarre il maggior numero di parole possibili (magari anche abbastanza lunghette) da una manciata di lettere fornite in maniera casuale. E se fondessimo questa basilare meccanica con elementi presi di peso dal mondo degli RPG? Beh, allora non potremmo ottenere altro che Spellspire, nuovo gioco di quei mattacchioni di 10tons, che proprio dall’unione di questi due elementi ha tratto ispirazione per questo coloratissimo e divertente videogame. Nei panni di un piccolo mago, difatti, dovremmo scalare un’altissima torre (100 piani più un abbondante dose di livelli sotterranei), utilizzando la nostra conoscenza del vocabolario inglese. Già, questo purtroppo è il limite più grosso della produzione che, purtroppo, non presenta alcuna localizzazione estranea all’idioma di Albione. Ed in fondo, visto il divertimento offerto, è un peccato che Spellspire non si possa consigliare spassionatamente a tutti. Già, perché sconfiggere le varie creature a colpi di vocaboli, raggranellando preziose monete e facendo incetta di oggetti, è assai spassoso, viste anche le possibilità di progressione proposte. Al temine di ogni piano, difatti, sarà possibile potenziare il nostro stregone tramite nuove armi, mantelli e cappelli, oppure upgradando quelli già in nostro possesso. Cambiare, però, sarà sempre consigliabile, dato che ciascuna creatura è più o meno sensibile ai vari attacchi elementali che caratterizzano il nostro equipaggiamento, pertanto un pizzico di strategia non guasterà, unito ad un necessario grinding. Sì, perché Spellspire è pure abbastanza impegnativo, al punto che arrivare impreparati agli scontri con i vari boss potrebbe mettere in seria difficoltà anche coloro per cui l’inglese non ha segreti. Colorato, divertente ed ostico, anche se non per tutti.

Globale 80

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Aaero (PS4, Xbox One)

Oramai nel mondo dei rhythm game è difficile essere originali e, piaccia o no, spesso si finisce per rielaborare e riproporre strutture già viste in passato. Ciò nonostante, pur pescando a piene mani da Rez e Gitaroo Man, Aaero ha un qualcosa capace di renderlo ugualmente un prodotto degno di tutta la nostra attenzione. Dal piccolo classico nipponico riprende il dover seguire, con la nostra navicella che sostituisce la chitarra, alcune linee luminose, il cui andamento segue il flow del brano che funge da colonna sonora ai vari stage. Dal capolavoro targato Tetsuya Mizuguchi riprende le meccaniche shooter, dato che durante le nostri folli corse non saranno rari i momenti in cui dovremmo accompagnare la nostra aderenza ritmica a serrate sessione shoot’em up. Facile da imparare ma decisamente ostico da domare, questo è Aaero. Ovviamente il tutto non potrebbe funzionare se non fosse sorretto da un solido comparto sonoro e anche sotto questo aspetto la produzione Mad Fellows non tradisce le attese, grazie ad una soundtrack elettronica di assoluto valore, capace di farci sprofondare (complice anche un surreale set di panorami) in un viaggio multisensoriale dannatamente assuefacente. Se siete particolarmente abili non impiegherete troppo tempo a lasciarvi alle spalle i 15 livelli di gioco (comprensivi di tre boss), ma ovviamente raggiungere posizioni elevate all’interno delle classifiche online richiederà ben altro impegno. Poi se non dovesse essere sufficiente, potrete sempre contare su quattro livelli di difficoltà ed una moltitudine di segreti da scovare all’interno di ciascuno stage. Insomma, la sfida è lanciata: Aaero vi aspetta!

Globale 90

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Crawl (PS4, Xbox One)

Vi piacciono i roguelike e avete tre amici disposti a condividere con voi un divano? Bene, allora Crawl è il titolo che fa per voi, grazie al suo curioso mix tra un action di stampo ruolistico ed una sfacciata attitudine competitiva. Addentrarsi nei dungeon è sempre impresa rischiosa, visto che la morte ci può attendere dietro ad ogni angolo. Fortuna che nella produzione targata Powerhoof non sia poi un evento così irreparabile. Già, perché morire in Crawl non equivale al classico game over, ma cambia semplicemente la nostra prospettiva di gioco. Passare a miglior vita, difatti, ci tramuterà in fantasmi incorporei, ma capaci di evocare creature ostili e possedere trappole ed oggetti presenti nelle varie stanze di questo letale dedalo. Ovviamente, una volta calati in questo nuovo ruolo, il nostro obiettivo sarà quello di ostacolare l’avventuriero di turno, nel tentativo di porre fine alla sua esistenza e recuperare la nostra umanità. Cercando di non trapassare nuovamente ed essere così costretti a ripetere il tutto. Questo, in soldoni, è il core gameplay di Crawl, in cui in compagnia di altri 3 personaggi (poco importa se controllati da un umano o dall’IA) dovremo cercare di raggiungere il prima possibile il decimo livello di esperienza, magari raccogliendo nel frattempo armi ed incantesimi più potenti della nostra dotazione di base, di modo da poter sfidare il boss di turno e sperare, così, di riottenere la nostra libertà. È un meccanismo curioso quello che vedrà, di volta in volta, un vivo in balia di tre morti, i quali potranno anche essi potenziare il loro arsenale bellico di pari passo con quello dell’eroe di turno. Stando così le cose Crawl sembrerebbe essere il titolo perfetto, peccato che alcune discutibili scelte stilistiche rendano difficile consigliare senza remore la produzione Powerhoof. Elemento di spicco di tali perplessità è il comparto grafico, una grossolana adunanza di elementi in pixel art, che unito agli spazi ristretti in cui ci si trova a lottare e all’abbondanza di elementi su schermo, rende di difficile lettura il fluire dell’azione e può essere sin troppo spesso causa di morti apparentemente inspiegabili. Spiace anche constatare come il multiplayer sia relegato unicamente alla realtà locale. Sono due piccoli nei che inficiano la valutazione generale di Crawl che, al netto di tali lacune, resta un godibile titolo adatto a sfide serrate di durata non troppo elevata ma che, indubbiamente, se maggiormente curato avrebbe potuto godere di un appeal ben differente.

Globale 70

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