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V.I.P. 003 – Turrican [Turrican]

20.000 Lire. Sembra passato oltre un secolo da quando il simbolo dell'euro e' andato ad infilarsi prepotentemente all'interno dei nostri portafogli. Sempre un secolo sembra separarmi dal giorno in cui uscii dal mio negozio di videogiochi di fiducia, stringendo in mano la scatola colorata che avrebbe cambiato per sempre la mia vita videoludica: era il 1991, non ricordo il mese preciso, ma ricordo perfettamente la scritta impressa su quel parallelepipedo di cartone. Turrican 2 non e' certo un nome che chiunque abbia avuto un C64 (o un Amiga 500) puo' facilmente scordare.

di: Simone Cantini

20.000 Lire. Sembra passato oltre un secolo da quando il simbolo dell’euro è andato ad infilarsi prepotentemente all’interno dei nostri portafogli, sempre un secolo sembra separarmi dal giorno in cui uscii dal mio negozio di videogiochi di fiducia, stringendo in mano la scatola colorata che avrebbe cambiato per sempre la mia vita videoludica: era il 1991, non ricordo il mese preciso, ma ricordo perfettamente la scritta impressa su quel parallelepipedo di cartone. Turrican 2 non è certo un nome che chiunque abbia avuto un C64 (o un Amiga 500) può facilmente scordare.

Nome: Bren
Cognome: McGuire
Soprannome: Turrican
Età: N.D.
Nazionalità: N.D.
Occupazioni: Eroe
Prima apparizione: Turrican 2: The Final Fight – Rainbow Arts – C64, Amiga 500 – 1991
Ultima apparizione (ufficiale): Turrican 3/Mega Turrican – Rainbow Arts – Amiga 500 Sega Mega Drive – 1993/1994
Prossima apparizione: N.D.

Ha detto: “Welcome to Turrican!” (in realtà è l’unica frase campionata che si sente in tutta la trilogia e non è nemmeno sua!)

Sogno o son desto?

Nonostante abbia citato il 1991, per raccontare questa storia è necessario tornare indietro nel tempo ancora un po’, sino a toccare il decennio precedente, e più esattamente il 1988. È in quest’anno che il geniale programmatore Manfred Trenz (già autore di The Great Giana Sisters, Katakis/Denaris, nonché della conversione di R-Type per il glorioso home computer di casa Commodore), decide di imbarcarsi in un’impresa che, allora, appariva titanica: creare un gioco capace di far dimenticare tutto quanto fosse stato sino ad allora programmato. La sua idea era quella di dare vita ad uno sparatutto multidirezionale caratterizzato da una grafica ed una giocabilità fuori parametro per l’epoca, il cui protagonista avrebbe dovuto essere un uomo dotato di una tuta cibernetica munita delle più devastanti armi di distruzione. Fu così che prendendo in prestito elementi dalla saga di Super Mario (l’agilità dell’eroe), da quella di Metroid (la complessità ambientale e la possibilità di trasformasi in una sfera) e da un misconosciuto arcade chiamato Psycho Nic Oscar (il protagonista robotico), Trenz si mise a buttare giù linee e linee di codice, al fine di dare vita ad uno dei personaggi destinati a segnare per sempre la storia degli home computer. A questo punto mancava solo il nome e la leggenda sarebbe stata pronta per essere narrata: il mito narra che Turrican derivi dall’italianissimo Turricano, cognome trovato da Trenz aprendo l’elenco telefonico di Dusseldorf, la sua città natale. Era il 1989 e Turrican era finalmente pronto ad invadere i Datassette dei Commodore 64 di tutto il mondo. Non appena caricato il gioco fu impossibile credere a quello che si stava parando dinanzi ai nostri occhi, era assolutamente inconcepibile che un semplice C64 potesse essere in grado di dare vita ad un qualcosa che non avrebbe affatto sfigurato se fosse stato partorito da un ben più performante Amiga. Eppure Turrican era reale, dannatamente, beffardamente, fortunatamente reale.

 

Chi si cela dietro la maschera?

Ma l’eroe che ci eravamo ritrovati a guidare nel 1989 era ancora un’icona senza nome. Per poter dare finalmente un volto all’erede dell’italico signor Turricano, bisognerà aspettare il già citato 1991, anno in cui il capolavoro creativo di Trenz giungerà tra noi, pronto a ribaltare tutto quello che il teutonico coder ci aveva regalato in passato. Con Turrican 2: The Final Fight, finalmente il nostro robotico protagonista assume una precisa identità, quella di Bren McGuire, esploratore spaziale unico superstite della Avalon 1, astronave preposta all’esplorazione spaziale, che era stata attaccata dalle truppe al soldo di un essere chiamato The Machine. Bren, smessi i panni dell’anonimo salvatore di un mondo impazzito (Turrican, il primo), diviene una macchina assassina, mossa unicamente dal desiderio di vendetta. Non è più il semplice soldato metallico che avevamo conosciuto in precedenza: adesso la sua personalità va definendosi poco a poco, assumendo delle caratteristiche che, seppur tratteggiate in maniera superficiale (in fondo stiamo pur sempre parlando di un videogame dei primi anni ’90), gli consentono di apparire finalmente umano. Le sue azioni hanno un perché di fondo, non accadono soltanto perché il deus ex machina che si cela dietro il paravento del codice assembler ha semplicemente deciso così. Bren/Turrican diviene finalmente padrone del proprio destino, scegliendo di prendere il controllo della propria vita che, nonostante non potrà mai più essere la stessa, va ad assumere un senso, seppur circoscritto all’interno delle scintillanti pareti della sua cybertuta. Ma una vita umana non può essere certo governata esclusivamente dalla vendetta: dandoci ulteriore prova di complessità, il Bren McGuire che ci troviamo dinanzi in Turrican 3 (ultimo episodio ufficiale della saga, seppur orfano di Trenz) è un uomo nuovo. Nonostante nella bellissima introduzione, musicata dal maestro Chris Huelsbeck, sia possibile scorgere ancora una volta la minacciosa figura di The Machine, ci accorgiamo subito di come a guidare le azioni del guerriero d’acciaio non sia più il sentimento della vendetta. Bren adesso non è più un solitario giustiziere alla disperata ricerca della propria pace interiore; ora, impossibilitato come è a riavere indietro la sua vita, è deciso a mettere al servizio dell’umanità tutto il suo smisurato potere. Turrican non agisce più per placare un feroce ed animalesco desiderio: ad armare la sua mano è la volontà di evitare che chiunque altro possa soffrire le sue stesse pene e, anche se per raggiungere questo obiettivo la strada più semplice consista sempre nell’attraversare immensi livelli intenti a blastare qualunque cosa gli si pari dinanzi, sino a giungere all’inevitabile scontro finale con la sua nemesi, non è detto che tale percorso sia anche il più scontato.

Dove sei?

Nonostante siano passati oltre 20 anni dalla sua prima comparsa, Turrican riesce ancora a far parlare di sé. Sino a qualche tempo fa si vociferava di un suo possibile ritorno in un nuovo episodio in 3D, ma le critiche ricevute dal progetto da parte di Trenz hanno visto naufragare il tutto. Nel 2008 Julian Eggbrecht, boss di Factor 5 (la software house che si è occupata delle conversioni a 16 bit del gioco), disse di essere interessato a riportare in vita il nome di Turrican sulle console della presente generazione, ma al momento tutto ancora tace. Se questo sia un bene oppure no non è facile dirlo, di sicuro è ovvio come in un periodo in cui i remake si sprecano e spesso i nuovi franchise stentano a presentare qualcosa di nuovo ed intrigante, sarebbe davvero bello essere nuovamente sconvolti dal ciclone partorito sul finire degli anni ’80 da un giovane programmatore di belle speranze.

 

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