Romanzo

Zodd. Alba di Sangue

di: Simone Cantini

Tra i manga che ricordo con più affetto, per motivi per certi versi simili, non posso che annoverare Devilman e Berserk (almeno fino alla parte dell’Eclissi). Oscure e violente, le due opere sono state capaci di scavarsi un posticino personale nel mio cuore di lettore e, dopo aver divorato Zodd. Alba di Sangue, credo che lo stesso si accaduto a Gabriele Campagnano, autore del romanzo in questione. Uno scritto dark fantasy spietato e violento, un pugno nello stomaco sferrato da una mano cinta con robusta maglia metallica, capace di farmi vacillare nella lettura in più di un’occasione, ma che non ho potuto fare a meno di spulciare in ogni suo anfratto sanguinolento.

L’amore e il sangue

Ambientato nel fittizio mondo di Onnar, Zodd. Alba di Sangue si apre senza tanti fronzoli nel bel mezzo dell’azione, presentandoci il protagonista (che da il titolo all’opera) intento a combattere senza pietà contro un gruppo di ribelli, che ovviamente farà fuori senza alcuna pietà. Zodd è un membro dei Corazzati, una frangia dell’esercito imadiano, una letale macchina di morte per cui contano solo la sopravvivenza e la sete di sangue. La sua vita di soldato scorre relativamente tranquilla, sotto il comando del generale Gneo Aurelio, tra stupri, massacri e la difesa dei possedimenti imperiali: insomma, la vita che chiunque sarebbe portato a desiderare. La situazione precipiterà, però, bruscamente in seguito ad una sortita nella città di Aratam, che finirà per rivelarsi una trappola mortale, dalla quale il nostro riuscirà a sfuggire a stento, non senza però che gli avvenimenti facciano scattare in lui una innaturale brama di carne umana (e non). È l’inizio di un incubo in terra ancora più crudele e brutale della già tormentata realtà, in cui le bassezze dell’animo troveranno ulteriore sfogo, rendendo a tratti esilissimo il confine tra umano e demoniaco: un’orgia di sangue e violenza, ordita da una minaccia ultraterrena che rischia di far scomparire gli uomini dalla superficie di Onnar. Un viaggio, quello di Zodd alla ricerca di risposte in merito alla sua nuova, oscura, condizione, che finirà per intrecciarsi con i percorsi di altri tre personaggi, i cui destini sembrano essere legati anche se lontani tra loro, e dei quali conosceremo la sorte solo nel prossimo romanzo, attualmente in lavorazione.

L’arte della violenza

In pieno rispetto del genere a cui appartiene, il dark fantasy citato in apertura, la lettura di Zodd. Alba di Sangue è stata in grado di mettermi seriamente alla prova, dato il modo esplicito, e apertamente sadico, con cui Campagnano dipinge il brutale mondo di Onnar. Si tratta di un universo in cui la vita umana sembra non avere alcun valore, in cui la quotidianità è soltanto una lotta per riuscire a sopravvivere, vedere nuovamente il sorgere del sole, magari svegliandosi (come dice Zodd) dalla parte giusta della cella. Quello in cui si muovono i personaggi tratteggiati dall’autore è un luogo in cui sembra non esserci posto per la speranza e la felicità, un luogo davvero difficile da amare e sentire caro. E lo stesso avviene, volutamente, con i vari personaggi, ognuno privo del benché minimo barlume di umanità, bestie selvagge in cui è solo l’istinto di conservazione a prevalere: confesso di aver odiato Zodd in più di un’occasione, e di aver tifato segretamente per lui soltanto nella speranza di vederlo sconfiggere la minaccia ancora più oscura che minaccia Onnar, invero il male minore della situazione. Ed in tal senso anche lo stile di Campagnano si è rivelato coerente con il quadro dipinto, forte di uno stile asciutto e senza fronzoli, che si prende le sue libertà soltanto per illustrare la violenza di cui sono capaci demoni ed umani, oltre che nel descrivere le strategie di battaglia e le azioni di lotta. Da questo aspetto si evince la passione che l’autore ha per la storia, amore che si riflette anche nel modo in cui Onnar e l’impero imadiano sono stati ideati, e con i quali è impossibile non intravedere un parallelismo con l’antica Roma. Questa vicinanza è anche enfatizzata dai nomi dei vari personaggi, ma anche dalle persecuzioni a cui sono sottoposti i seguaci di Murion, una delle religioni presenti nel romanzo, un vero e proprio specchio di quanto subito dai cristiani nell’antichità. Zodd. Alba di Sangue, comunque, deve la sua nascita ad un miscuglio di ispirazioni, sulle quali spiccano Berserk e Devilman come detto in principio, ma in cui sono forti anche le presenze legate a Lovecraft, Clive Barker e Robert Ervin Howard (Conan il Barbaro). La lettura è disseminata, difatti, di piccoli frammenti che, di tanto in tanto, potrebbero portare la classica lampadina dei ricordi ad accendersi, ma senza che si finisca mai per scadere nel déjà vu più plateale, visto il modo personale ed efficace con cui l’autore è riuscito a metabolizzare e rielaborare le proprie fonti di ispirazione. Difetti? Beh, giusto un paio, uno decisamente personale e l’altro puramente tecnico: ho gradito poco il lasciare un po’ troppo in sospeso alcuni aspetti del passato di un paio di personaggi, così come il modo in cui si interrompe bruscamente uno dei quattro archi narrativi, senza che vi sia modo di capire se questo avrà un seguito, oppure no, nel prossimo episodio. Gusti miei, ve lo avevo detto. Chiudo sulla presenza di numerosi refusi in fase di stampa: niente che comprometta la lettura, sia chiaro, ma trovarne più di uno in una pagina è risultato un poco fastidioso.

Come i bambini che guardano un film horror con un occhio chiuso ed uno aperto, così potrei riassumere il mio rapporto con Zodd. Alba di Sangue, un romanzo che è riuscito a farmi vacillare in più di un’occasione, a causa dell’estrema ed esplicita violenza che vuole rappresentare, ma che è stato in grado di tenermi incollato sino all’ultima pagina. Il merito? Sicuramente va al modo in cui Gabriele Campagnano è stato in grado di illustrare a parole il proprio mondo spietato, una landa in cui si aggirano personaggi difficili da amare, ma dei quali è impossibile non desiderare conoscerne il destino. Se non avete paura di gettarvi a capofitto in un incubo fatto di carne e sangue, innaffiate copiosamente dalle bassezze umane più ostiche da raccontare, allora Zodd. Alba di Sangue difficilmente riuscirà a deludervi.