The Dark Pictures Anthology – Man of Medan
di: Simone CantiniDopo una vita trascorsa al servizio segreto di sua maestà Sony, per i ragazzi di Supermassive Games sembra essere giunto il momento di muovere i primi passi nel mondo dei grandi, staccandosi dal cordone ombelicale del colosso nipponico per cimentarsi in un progetto multipiattaforma, stavolta sotto lo sguardo attento di Bandai Namco. The Dark Pictures Anthology, serie di avventure stand-alone di stampo prettamente horror, si inserisce nel filone dei titoli narrativi tanto cari al team e con Man of Medan, di cui ho potuto provare una demo in occasione di Lucca Comics and Games 2018, si prepara ad inaugurare il nuovo corso creativo del team britannico.
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Sopravvivere in mare
Alla base della raccolta che risponde al nome di The Dark Pictures Anthology, dunque, c’è la volontà di raccontare l’orrore e la paura, declinati però in modo differente da episodio ad episodio. I vari capitoli, difatti, pur avendo questo minimo comune denominatore, saranno tutti slegati tra loro, sia per tematiche che per quanto concerne i personaggi che li animeranno. A non mutare, però, sarà l’approccio ludico che, almeno a vedere la versione dimostrativa di Man of Medan, ricalca in modo quanto mai fedele ciò che abbiamo felicemente sperimentato in Until Dawn. La porzione di giocato relativa alla sezione in questione, per ovvi motivi, non ha permesso di approfondire la narrativa che funge da collante alle varie azioni, pertanto non ci è dato sapere i motivi che hanno spinto la noleggiatrice di imbarcazioni turistiche Fliss a finire prigioniera a bordo di una sinistra nave. Tramite un brevissimo flashback vediamo la giovane partire per una gita, in compagnia di un gruppo di ragazzi, uno dei quali ritroveremo misteriosamente a bordo della nostra prigione galleggiante. Il mood generale ricalca in parte quello di Resident Evil Revelations, per motivi ambientali più che ovvi, ma forte è anche la presenza palpabile di ciò che ha fatto la fortuna di Until Dawn. È ovvio, la curiosità relativa al setting nella sua interezza è forte, ma per scoprire tutte le carte narrative che Man of Medan ha in serbo per noi non potremo fare altro che attendere la release finale prevista per il 2019.
Sui propri passi
Ad essere sin da questa demo ben tratteggiato è, come prevedibile, il gameplay su cui si poggia Man of Medan, che è palesemente modellato attorno a quello della già citata esclusiva PS4. Ci muoveremo, dunque, in ambienti tridimensionali, potendo contare su di una regia a base di inquadrature fisse (Resident Evil e Alone in the Dark docent), capace di amplificare in modo convincente il senso di claustrofobia scatenato dagli angusti corridoio del vascello. Potremo interagire con alcuni oggetti, opportunamente indicati da un live bagliore, che serviranno sia per tratteggiare in parte il background dell’ambiente, sia per dare vita ad alcune anticipazioni di eventi futuri, in modo analogo alle visioni di Until Dawn. Ovviamente non mancheranno scelte da compiere, anche se la brevità della sessione giocata non ha permesso di testare in modo approfondito il peso che avranno sull’evoluzione della narrazione, anche se quella posta in chiusura della demo lascia già intuire qualcosa. A movimentare un poco le cose ci pensano gli immancabili QTE, che già in questo primo incontro sono sembrati non proprio permissivi (il che è un bene, per quanto mi riguarda). Insomma, a livello ludico sembra proprio di assistere ad un proseguo della fortunata strada imboccata con Until Dawn, il che lascia ben sperare per la sorte di The Dark Pictures Anthology. Pur se sommerso dal caos della fiera toscana, il lavoro sul fronte sonoro è apparso sin da adesso molto buono, con un doppiaggio in lingua nostrana di pregevole fattura. Meno d’impatto, invece, il comparto tecnico che, pur potendo contare su di una recitazione digitale davvero convincente, è apparso lievemente più tentennante per quanto concerne la pulizia e la potenza visiva generale. Evidentemente l’abbandono del motore Guerrilla e il doversi concentrare su più fronti hanno avuto il loro impatto, fermo restando di come ci si attesti complessivamente su livelli più che discreti.
Il primo incontro con The Dark Pictures Anthology, nella forma di Man of Medan, è stato davvero soddisfacente e, fortunatamente, privo di sgradevoli sorprese. Il nuovo lavoro di Supermassive Games, difatti, si incanala all’interno del filone delle avventure interattive che è stato in grado di portare alla ribalta il team britannico, situazione che non potrà che fare dunque la felicità degli appassionati del genere (presente!). Gli unici dubbi sono al momento relativi alla qualità della narrazione e della profondità dei vari snodi narrativi, ma visto il pedigree dei ragazzi di Guildford siamo relativamente tranquilli.