PianoVision
di: Marco LicandroPianoVision è una utile ed interessante applicazione per Meta Quest 3 che, sfruttando la realtà aumentata, permette di suonare il piano come mai prima d’ora. Grazie alla semplice funzionalità offerta dall’applicazione, potrete iniziare da zero con semplici brani, fino ad arrivare ad opere conosciute e complesse una volta fatta un po’ di pratica.
accettare i cookie con finalità di marketing.
L’idea è semplice: una volta scelto il tipo di piano (midi, fisico, o persino virtuale), solo utilizzando le nostre mani, avremo a disposizione svariati brani divisi per difficoltà. Una volta selezionato il brano, questo inizierà dopo alcuni secondi, dandoci così il tempo di prepararci ed iniziare a suonarlo. Come? Tramite una sorta di modalità Guitar Hero dove però i blocchi corrisponderanno ai tasti del piano, indicando quindi la durata ma anche un numero per indicare il dito da utilizzare. Più facile a farsi che a dirsi, potrete suonare pezzi mai sentiti praticamente nell’immediato, aiutandovi a coltivare una passione amatoriale da autodidatta, ottimo in particolar modo per iniziare e vedere se vi troviate bene.
I suoni sono ben fatti, ed è possibile entrare nelle impostazioni e cambiarli con altri strumenti così da personalizzare l’esperienza, e in assoluto il fatto di avere un piano virtuale da suonare sopra una scrivania o un tavolo potrebbe sembrare uno dei punti di forza di questa applicazione, ma è in realtà uno dei punti deboli più grandi.
Nella mia esperienza, ho trovato il piano virtuale enormemente scomodo ed impreciso, risultando in brani eseguiti malamente, seppur riuscendo in qualche modo a completarli, non essendoci limiti di tempo o penalizzazioni negli sbagli. Anche in ambienti perfetti per il riconoscimento delle mani, le posizioni delle dita sono ancora complesse da digerire per il Quest, cosa che infierisce negativamente sull’applicazione, che rileva tocchi multipli o non li rileva affatto, rendendo l’esecuzione una triste esperienza.
Lo stesso posizionamento del piano nell’ambiente virtuale è poco ottimizzato e alquanto macchinoso, utilizzando il dito sinistro per indicare l’inizio della tastiera e confermando con il destro, e lo stesso ma al contrario per indicare la fine. Senza contare che comunque questa possa finalmente sfociare dai bordi stabiliti per via della quantità di tasti presenti (in questo caso è possibile comunque cambiarli). Muoverla, cambiarle l’altezza, o ruotarla, è ognuno un tasto (virtuale) da premere ripetute volte, ma anche dopo vari minuti di settaggio affinché la tastiera corrisponda perfettamente alla scrivania, il risultato rimane comunque deludente.
L’applicazione permette di utilizzare anche un piano reale o una tastiera midi, cosa che sicuramente aiuta la sensibilità e l’esecuzione, permettendo in teoria di eseguire i brani senza intoppi, ma personalmente non ho potuto provare questa funzionalità in quanto non ho con me il mio pianoforte. Non ero a conoscenza di questi limiti prima di provare l’app, e lo stesso marketing mostra varie persone eseguendo brani con il piano virtuale senza avere problemi, ma purtroppo non posso dire lo stesso della mia esperienza.
PianoVision offre anche una iscrizione, ma non è possibile attivarla in modalità virtuale né saperne di più sulla stessa, chiedendo invece di utilizzare l’app di Meta Quest per saperne di più, ma non sono riuscito a trovare nulla.
L’app ha una interfaccia 2D abbastanza basica, che a fine canzone permette di vedere, senza fronzoli o animazioni, un risultato globale sull’esperienza, basandosi in maniera personale su alcuni parametri decisi dallo sviluppatore per dare un voto finale, il quale può risultare in un 90% anche se abbiamo interrotto varie volte il brano per aver sbagliato ripetutamente la nota o il dito.
Non particolarmente soddisfatto quindi delle mie prove, ho avuto la curiosità di scoprire come le persone stessero utilizzando l’app, e per questo ho cercato in socials come Reddit o Tik Tok alcuni video di utenti, per vedere come questi vivessero la loro esperienza. In particolare un utente ringraziava PianoVision dicendo di aver appena iniziato a suonare il piano, e nonostante ciò di riuscire già a suonare un brano complesso con un voto alto.
Da ex-pianista, sono rimasto sorpreso, da un lato, su come l’app permetta alle persone di suonare dei brani con una facilità di apprendimento mai vista, cosa che trovo ammirevole, ma al contempo sono ovviamente rimasto deluso in quanto l’utente non si rendeva conto di aver effettuato una esecuzione veramente povera, con svariati errori alle note e al tempo, sfoggiando una posizione del corpo e delle mani che, anziché definirle errate, direi prive di tecnica.
Questo tipo di conseguenze mi sembra ovvio, non avendo l’utente una vera guida al pianoforte, essendo PianoVision più un passatempo che un istruttore vero e proprio, ma questo crea comunque problemi a lungo termine in quanto per poter migliorare bisognerà dimenticare quanto appreso finora, e questo cari lettori è una delle cose più noiose e difficili da fare quando si suona uno strumento.
Sono una persona aperta al cambio, aperta alle tecnologie, e per nulla ancorata alle tradizioni, ma personalmente credo che PianoVision possa insegnare il piano così come Guitar Hero può farlo con la chitarra. Prendetelo per quello che è, quindi: un passatempo piacevole per chi non ha voglia o tempo di imparare a leggere la musica da uno spartito, e voglia strimpellare qualcosa per puro divertimento. Ma se vogliate vederlo come un insegnante di piano (così come lo stesso marketing è felice di fare, paragonando i 45€ all’ora rispetto ai 10€ dell’app), vi chiedo gentilmente di ripensarci.