Hands-On

Detroit: Become Human

di: Redazione

In Francia la sanno lunga su come catturare l’attenzione su di sé dal punto di vista videoludico. Durante l’E3 2016 infatti la compagine transalpina Quantic Dream aveva destato molta curiosità con la presentazione all’E3 2016 di Detroit: Become Human, videogioco nato dalle ceneri di Kara, la tech demo del 2012 con cui la software house ha presentato la sua nuova tecnologia.

All’epoca Quantic Dream ci presentava Connor, uno dei protagonisti dell’avventura ponendo l’enfasi sul classico sistema di scelte che i fan di Heavy Rain e Beyond: Due Anime conosceranno molto bene. Da allora di tempo ne è passato e abbiamo fatto la conoscenza anche di altri due protagonisti: Markus e Kara. Durante un evento tenutosi a Milano abbiamo finalmente potuto provare per un paio di ore il gioco scoprendo così come Quantic Dream intende rivisitare in chiave ultramoderna il genere dell’avventure grafiche.

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Per meglio narrare la storia e descrivere dettagliatamente lo sfondo dei fatti narrati, gli sviluppatori infatti hanno visitato più e più volte Detroit in modo da trasportarne dettagliatamente colori e sfumature della realtà del Michigan. Il lavoro svolto da Quantic Dream è stato davvero minuzioso in tutte le sue sfacettature e il mix fra Noir, trhiller e fantascienza, (ricordiamo infatti che lo sfondo dei fatti è la Detroit del 2038), crea quel pathos ma allo stesso tempo curiosità nel videogiocatore.

Come già detto, la storia di Detroit: Become Human ruoterà attorno alle vicende di Connor, Markus e Kara.

Connor è un androide umanoide in grado di assistere gli investigatori umani durante le indagini. È la mente fredda e determinata del trio oltre che essere equipaggiato da speciali funzioni che lo rendono in grado di analizzare situazioni e ricostruire eventi in tempo reale.

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Il secondo androide è Markus, proprietà di un anziano artista di nome Karl Manfred. Fra i due nasce un legame paterno, nonostante l’androide funga da vero e proprio badante dell’anziano. Alcuni avvenimenti porteranno Markus poi a diventare il leader della rivoluzione degli androidi.

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Infine c’è Kara, unico personaggio femminile protagonista. La dolce Kara è un androide progettato per le semplice faccende domestiche al servizio di tale Todd Williams, padre della piccola Alice; l’uomo oltre che essere schiavo della tossidipendenza e dell’alcoolismo, si mostra severo e burbero nei confronti della figlia ma anche di Kara. Sarà infatti Kara a prendersi cura di Alice; ben presto le due fuggiranno dai vizi e dei modi non proprio ortodossi di Todd.

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I tre androidi protagonisti, caratterialmente diversi, danno la possibilità al giocatore di interpretare il gioco emotivamente in modo diverso. Le nostre scelte infatti influiranno sullo scorrere della trama ma in modo soggettivo e personale tramite l’interazione con gli altri personaggi che incontreremo durante il racconto che possono aprire vari scenari. Senza scendere troppo nei dettagli per evitare qualsiasi tipo di spoiler, in Detroit: Become Human non mancheranno sequenze investigative e altre più action gestite sempre grazie ai tradizionali quick time event che fanno uso anche del del sensore di movimento e del touch pad del DualShock per eseguire dei movimenti che mimassero le azioni mostrate sullo schermo.

La possibilità di interazione tipica dei titoli dell’azienda transalpina, già vista in Heavy Rain e Beyond, questa volta è accompagnata da una trama ancor più coinvolgente, oltre che da un motion capture ed una grafica davvero di livello semplicemente straordinati,nonostante , come già dichiarato il titolo non girerà in 4K nativi su PS4 Pro.

Insomma queste due ore in compagnia di Detroit: Become Human ci hanno catturato e tenuti incollati allo schermo lasciandoci con la voglia di scoprire come andrà avanti il racconto scritto da David Cage una volta che il gioco sarà disponibile nei negozi il prossimo 25 Maggio. La possibilità di poter vivere in modo estremamente personale la storia di Detroit: Became Human si capisce già dai primi momenti di gioco e, nonostante la grande caratterizzazione dei protagonisti, il vero protagonista di questa intricata trama sarà semplicemente il giocatore stesso. Ogni scelta ha un fine e dipenderà dalle nostre emozioni durante il momento della scelta stessa, perché in fondo Detroit: Become Human è emozione pura.

A cura di Marco Russi