Approfondimento

Indiana Jones e l’Antico Cerchio: come gira su PS5

di: Simone Cantini

Visto che Indiana Jones e l’Antico Cerchio è la prima, grande ex esclusiva Xbox ad approdare (seppur con un pizzico di ritardo) anche su PS5, viene lecito domandarsi come si comporti la nuova fatica MachineGames sulla macchina Sony. La risposta, per quanto logicamente prevedibile, non può che essere assai scontata, almeno per quanto riguarda la versione per PS5 liscia, dove ho effettuato la prova. Per l’analisi più specifica del gioco, che non sarà oggetto di questo articolo, non posso che rimandarvi alla nostra esaustiva recensione, nel caso ve la foste colpevolmente persa a suo tempo!

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Dr. Jones I presume

A conti fatti, almeno a livello puramente estetico, non si ravvedono sostanziali differente con la controparte Xbox, pertanto ad accoglierci troveremo un comparto grafico solidissimo, grazie all’apporto di quella bestia di engine che è l’id Tech 7, sulle cui fondamenta poggia il motore proprietario dello studio svedese (Motor). Il colpo d’occhio è sempre sostanzioso, con ambienti ben caratterizzati e dal layout complesso, soprattutto per quanto riguarda le sezioni open map. Certo, qualche scivolone non manca, come nel caso di alcune texture e una sparuta manciata di modelli meno accattivanti del resto, ma siamo davvero nell’ordine delle minuzie.

Lo stesso frame rate non presenta assolutamente scossoni, garantendo una fluidità ineccepibile, come era logico aspettarsi da chi ha dato i natali al nuovo corso di Wolfenstein. In tal senso vanno tributati i giusti meriti al team scandinavo, che è riuscito ad ottimizzare a dovere le prestazioni del gioco, al punto da eliminare la canonica scelta tra i due preset visivi consueti (Qualità e Prestazioni), non rinunciando però a proporre una scena di assoluto impatto, in grado di trasmettere quelle vibes che appartengono alla trilogia originale dell’eroe impersonato da Harrison Ford.

Vibrazioni anni ‘80

Le uniche note inedite della versione PS5, pertanto, sono da ritrovare nel supporto al DualSense che, per quanto benvenuto, si è limitato ad un prevedibile compitino. In primis spicca l’impiego dei grilletti adattivi, che verranno utilizzati nel corso degli scontri a fuoco e nei combattimenti corpo a corpo, offrendo la classica resistenza graduale. Da registrare un fastidioso click degli stessi ogni volta che siamo in prossimità di un qualsiasi NPC, di cui onestamente ignoro causa e motivi: niente di invalidante, sia chiaro, ma si tratta davvero di un aspetto molto strano.

Molto buono il supporto al feedback aptico, che reagisce con puntualità ed efficacia ai vari stimoli offerti dal gioco, così come convince l’apporto del Tempest 3D per quanto riguarda il comparto audio. Stupisce anche l’introduzione della guida in-game, che permetterà di ricevere aiuti visivi per superare i vari step di gioco: una feature solitamente ad appannaggio delle esclusive PS5 che mi ha sorpreso ritrovare in una produzione Xbox. Naturalmente, nonostante facciano piacere simili introduzioni, parliamo di feature decisamente molto marginali, non certo in grado di far pendere l’ago della bilancia in maniera incontrastata verso la release per l’hardware di casa Sony

Alla fine dei giochi, non si può che applaudire la volontà di Microsoft di rendere disponibile Indiana Jones e l’Antico Cerchio anche agli utenti PS5, ma qualora siate a prescindere utenti multipiattaforma, il consiglio è di godervi il gioco sulla vostra macchina preferita, viste le differenze praticamente nulle tra le due release. Discorso differente, ma poi nemmeno troppo, potrebbe essere rivolto ai possessori della versione Pro della console giapponese, che stando alle analisi è in grado di garantire un piccolo boost qualitativo supplementare, ma anche in questo caso parliamo di differenze davvero minime, che rimandano l’acquisto unicamente alle vostre personalissime preferenze.