Anteprima

PlayerUnknown’s Battlegrounds

di: Luca Saati

Il fenomeno dell’anno è arrivato su Xbox One. Dopo aver catalizzato l’attenzione dei giocatori PC con oltre 24 milioni di utenti in neanche un anno vita, PlayerUnknown’s Battlegrounds è pronto a fare man bassa anche sulla console di Microsoft. Con l’hands-on di oggi, inizia quindi la nostra copertura del celebre Battle Royale che continueremo a seguire nei prossimi mesi con live e articoli di approfondimento mano a mano che arriveranno nuovi contenuti (una nuova mappa è prevista nei primi mesi del 2018) e ci avvicineremo quindi al lancio. PUBG infatti non è ancora uscito in versione completa ma segue il filone che diverse produzioni indipendenti stanno intraprendendo negli ultimi anni, ci riferiamo ovviamente all’early access, servizio meglio noto sulla console di Microsoft come Xbox Game Preview.

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Last Man Standing

La nostra avventura con PlayerUnknown’s Battlegrounds inizia con la personalizzazione del personaggio che ci permette di scegliere il sesso, la razza, la capigliatura e infine l’abbigliamento. Se per i tratti fisici la scelta iniziale è permanente e l’unico modo per cambiare l’aspetto del personaggio è pagare 3 mila crediti, i vestiti inizialmente saranno molto limitati con giusto un paio di pantaloni e magliette con ulteriori elementi sbloccabili mediante le loot box.

Superata la personalizzazione estetica è il momento di fiondarci sul campo di battaglia con la possibilità di scegliere tra un match in solitaria, in una squadra da 2 o una squadra da 4 che possono essere amici o giocatori casuali scelti dal matchmaking. Fiondiamoci subito nell’esperienza solitaria dove dopo un’attesa di un minuto scarso ci troviamo su di un aereo che sorvola un’enorme isola. Da questo momento in poi possiamo decidere in qualunque momento quando paracadutarci e dove mettere piede sulla terra ferma.

Da questo momento la Battle Royale ha inizio. Sull’isola infatti non saremo soli ma ci saranno altri 98 giocatori, ognuno pronto ad uccidere il prossimo pur di rimanere l’ultimo sopravvissuto sull’isola e quindi vincere la battaglia reale. Inizialmente saremo sprovvisti di equipaggiamento, la prima cosa da fare dunque una volta messo piede sull’isola è andare alla ricerca di una casa dove al suo interno sarà possibile trovare qualsiasi cosa: da semplici elementi estetici come cappelli, magliette, giacche e pantaloni, ad altri che invece possono essere fondamentali per arrivare fino in fondo. Lo zaino consente ad esempio di trasportare un carico di oggetti maggiore, giubbotti anti-proiettili e caschi balistici assicurano una maggiore protezione, bende e bevande energetiche invece ripristinano la salute. Ovviamente non possono mancare all’appello armi di vario tipo che vanno da semplici pistole a shotgun, fucili d’assalto ed altre più esotiche come balestre o il Thompson. Troviamo in giro nei vari edifici anche una serie di mod per le armi come mirini, silenziatori e caricatori, oltre ovviamente alle munizioni. Infine ci sono anche dei veicoli da sfruttare come barche, jeep, motocross e buggy per spostarsi più velocemente sulla mappa, da sottolineare che la benzina non è infinita, una volta esaurita quindi bisogna recuperarla esattamente a come accade con l’equipaggiamento.

Già in questa prima fase di esplorazione ci siamo sentiti col cuore in gola visto che in qualunque momento può spuntare un giocatore in grado di eliminarci. Inoltre l’interfaccia di gioco mette in mostra un timer che ci rivela tra quanto tempo si restringerà l’area di gioco. Essendo infatti l’isola di dimensioni davvero importanti, ogni tot minuti l’area di gioco si restringerà diventando. Chi si trova fuori dall’area di gioco vedrà pian piano la saluta diminuire fino ad arrivare alla morte, di conseguenza i sopravvissuti dovranno per forza di cose recarsi lì e prepararsi a scontri più intensi. Se nei primi momenti infatti l’enorme mappa si rivelerà grande a sufficienza per limitare gli scontri e farvi stare relativamente tranquilli, ma sempre col dito sul grilletto per sparare a qualunque cosa si muova, mano a mano che l’area si restringe i sopravvissuti saranno praticamente costretti a combattersi alzando quindi in maniera netta il ritmo di gioco grazie a spazi sempre più ristretti. Ammettiamo di essere rimasti stupiti dalla semplicità con cui PUBG riesca a catturare il giocatore: quello che inizialmente può sembrare un noioso gioco in cui camminare su di un’isola con la speranza di incontrare prima o poi qualcuno da uccidere, si trasforma in qualcos’altro. La battaglia reale di Bluehole infatti nasconde molte qualità che non ci aspettavamo di trovare: l’ansia e la tensione di essere freddati in qualsiasi momento ci investe non appena atterriamo sull’isola e col passare del tempo non fa che aumentare trasformando ogni match in un survival game dove la propria esperienza e abilità fanno la differenza. Sicuramente un pizzico di fortuna ci vuole sempre per restare l’ultimo uomo sull’isola dato che può capitare di non trovare l’equipaggiamento efficace ispezionando gli edifici o di trovarsi al posto sbagliato nel momento sbagliato, ma si tratta di un elemento che difficilmente ci porta fino in fondo.

La battaglia reale su console

Il passaggio dalla coppia mouse e tastiera al pad è stato abbastanza indolore. Il gameplay di PlayerUnknown’s Battlegrounds infatti si adatta alla perfezione al controller di una console, in fondo stiamo pur sempre parlando di uno shooter (in prima o terza persona, potete passare dall’una all’altra visuale con la pressione del tasto RB). Lo schema dei comandi quindi è molto tradizionale e il gunplay restituisce un ottimi feeling con armi ben caratterizzate, ognuna con i propri punti di forza e con tanto di modalità di fuoco che abbiamo sfruttato come mai prima d’ora per adattarci sia allo scontro dalla lunga che alla breve distanza passando tramite la pressione di un tasto al colpo singolo, la raffica o il fuoco automatico. Da migliorare invece la gestione dei menù presa pari pari dalla versione PC che risulta troppo macchinosa col pad.

Nota dolente invece è il comparto tecnico. Non ci riferiamo tanto all’impatto visivo che su Xbox One S fa il suo lavoro senza infamia e senza lode, in fondo stiamo pur sempre parlando di un titolo multiplayer per 99 giocatori. I problemi di PUBG al momento riguardano l’ottimizzazione col gioco che presenta un’eccessiva “sporcizia” a livello tecnico come caricamenti delle texture troppo lenti e un eccessivo pop-in e pop-up degli elementi dello scenario. Molto ballerino anche il frame rate che non mantiene i 30 fotogrammi al secondo, c’è comunque da evidenziare un miglioramento in tal senso grazie alla prima patch. Da qui a definire PlayerUnknown’s Battlegrounds un titolo ingiocabile ce ne passa, ma è evidente che gli sviluppatori devono ancora lavorare con olio di gomito per migliorare la stabilità del codice in vista del lancio ufficiale. Ottimo invece l’audio che riveste un ruolo fondamentale nel gameplay del gioco, in più di un’occasione ci siamo salvati la pelle ascoltando i passi dei nostri avversari che tentavano di colpirci alle spalle.

In conclusione…

Ammettiamo di essere partiti molto scettici su PlayerUnknown’s Battlegrounds, ma giocandoci abbiamo scoperto delle qualità che non ci aspettavamo affatto stupendoci per certi versi. C’è ancora tanto da migliorare: al gioco mancano alcune feature come la killcam; dal punto di vista dei contenuti sente il bisogno di qualche mappa extra dato che l’unica disponibile rischia di arrivare col fiato corto dalla lunga distanza; e infine tecnicamente c’è bisogno di un bel po’ di pulizia e di ottimizzazione. Stiamo pur sempre parlando di un gioco in early access, e problematiche di questo tipo sono normali per questa tipologia di prodotti. Consigliamo quindi PlayerUnknown’s Battlegrounds se siete alla ricerca di un titolo multiplayer diverso dai soliti, a patto ovviamente di chiudere un occhio sui suoi difetti. Noi continueremo a seguire con attenzione i progressi del battle royale di Bluehole Studio augurandoci di assistere a importanti migliorie da qui alla release ufficiale.