Anteprima

Horizon Forbidden West

di: Simone Cantini

Sarò spudoratamente di parte, lo so (e già il fatto di ammetterlo dovrebbe essere apprezzato), ma ieri sera sono andato a letto decisamente contento, dopo aver chiuso il player YouTube e spento la mia PS5. Sarà colpa mia che mi accontento di poco, o magari perché a 6 mesi dal lancio delle nuove console i brividi da next gen sono stati davvero pochini, per non dire praticamente nulli. Eppure quel quarto d’ora trascorso, seppur passivamente, in compagnia di Horizon Forbidden West, mi ha fatto salire qualche piacevole prurito, oltre a farmi sgranare con prepotenza gli occhi in più di una occasione. Certo, è presto per stappare lo champagne e gridare al miracolo, ma almeno a livello puramente superficiale, quanto visto non può che far ben sperare nei confronti del nuovo episodio della saga Guerrilla Games.

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Nuovo mondo

La giornata di ieri è trascorsa scandita da alcune immagini, utili più che altro a solleticare la fantasia dei giocatori e a mettere in mostra stralci del meteo dinamico che caratterizzerà Horizon Forbidden West. Un semplice countdown visivo che è servito unicamente ad introdurre la missione vista in questo State of Play, una sessione che ha visto Aloy lanciarsi al salvataggio dell’amico Erend. Una piccola porzione, con tutta probabilità fortemente scriptata per poter essere il perfetto showcase tecnico/ludico da dare in pasto ai giocatori, ma che non per questo è risultata poco interessante da gustarsi. Una manciata di minuti in cui si è avuto un efficace assaggio della San Francisco post apocalittica tratteggiata da Guerrilla, abbagliante per palette cromatica sparatissima, ma soprattutto per una cura del dettaglio che ha del maniacale. Tutto quanto visto sullo schermo, dal più piccolo filo d’erba, agli imponenti scheletri sommersi di vecchi grattacieli che fanno tanto Conan Ragazzo del Futuro, ha messo in scena una rappresentazione minuziosa, capace di bucare letteralmente lo schermo. Rimanere impassibili non appena si raggiunge la spiaggia e si cerca di sfuggire ai velociraptor meccanici ideati dal team olandese è davvero difficile, nonostante qualche clichè restio a morire negli open world. Il picco di questa prima porzione, però, si ha non appena la nostra Aloy si tuffa nell’oceano, solo per spalancarci le porte di un sottomondo impressionante per cura realizzativa e che, si spera, possa rappresentare un plus nella release finale, vista anche la presenza di nuove minacce anfibie e marine. Un turbinio di situazioni che in poco tempo ci ha portato anche a sperimentare a dovere il rinnovato combat system, oltre ad alcune benvenute novità che hanno interessato l’IA degli avversari umani, adesso finalmente più credibili come movenze e comportamento, e non più simili a banali sacchi da allenamento privi di intelletto.

Migliorare il passato

Già, perché anche in Horizon Forbidden West la nostra Aloy non si risparmierà certo dal menare le mani, e a quanto si visto durante lo streaming, gli anni che la separano dalla precedente accoppiata di avventure non li ha certo trascorsi a girarsi i pollici. La fidata lancia mette in scena un’interessante meccanica basata su alcuni potenziamenti, da equipaggiare al volo ed in grado di dare vita a peculiari effetti. Non mancheranno anche nuovi gadget, come bombe fumogene, un rinnovato rampino (utilissimo per abbandonare la scena in un lampo), oltre a nuovi proiettili per la fionda, in grado di rallentare i nemici, e lance esplosive. Un set di possibilità che si manifesta pienamente durante lo scontro con un mastodontico mammut meccanico, capace di mettere in scena in pochi minuti tutte le novità e limature che il team ha messo sul piatto in questo sequel crossgenerazionale. Tutto appare molto più fluido e rifinito in generale, oltre che ampliato a livello di meccaniche, anche se permane il fisiologico dubbio che la porzione in questione, come detto sopra, sia stata orchestrata proprio per essere un perfetto showcase in grado di stupire gli spettatori. E a livello puramente tecnico possiamo dire senza ombra di dubbio come l’obiettivo sia stato centrato in pieno, dato che quanto si muove sullo schermo è certamente parte dell’open world più ricco e dettagliato che si sia mai visto su console. Ma sotto questo aspetto, data la bravura di Guerrilla e le potenzialità del Decima Engine, era davvero difficile avere qualche dubbio. Le uniche perplessità che è possibile ravvisare, pertanto, risiedono in alcuni elementi che risultano oggi un po’ datati, se confrontati con l’evoluzione del genere, e ci riferiamo ai soliti appigli messi in bella mostra, e che resta da capire se semplicemente funzionali al contesto in questione, oppure se presenza costante anche nell’avventura completa. Avventura che, per forza di cose, deve anche essa dimostrare di aver saputo andare oltre la lezione canonica dei titoli a mondo aperto, che se riproposta in maniera pedissequa come dal predecessore, potrebbe finire per affossare quanto di buono il gioco ha sicuramente da offrire. Solo pochi giorni fa, difatti, sono riuscito a portare a termine Frozen Wilds, l’espansione innevata della prima avventura di Aloy, ed al di là dell’ancora oggi impressionante comparto tecnico, non ho potuto fare a meno di notare l’ingessatura dell’ossatura ludica del DLC. Sotto questo aspetto, pertanto, è doveroso aspettarsi di più da Guerrilla.

Come già detto, è davvero presto per esprimere un giudizio tranchant su Horizon Forbidden West, ma almeno questo primo incontro è servito a constatare come, a livello puramente ludico, i ragazzi di Guerrilla abbiano raffinato ed impreziosito ulteriormente le meccaniche di combattimento. Trattandosi di un titolo cross gen, comunque, sarà davvero difficile assistere ad una vera e propria rivoluzione, ma se almeno a livello strutturale il team dovesse riuscire a dimostrare di essersi lasciato alle spalle gli elementi più desueti, non potremo che rallegrarcene. Gli unici elementi su cui, al momento, è davvero impossibile essere critici sono quelli legati al mero comparto tecnico/stilistico, che già in questi primi 15 minuti è riuscito a mettere in mostra momenti di assoluto godimento: dall’ambientazione alle macchine, passando per l’incredibile resa della porzione sottomarina, tutto lascia con la piacevole voglia di vedere cosa ci sia dietro ogni più piccolo angolo della San Francisco del futuro.