Anteprima

Elden Ring: Nightreign

di: Simone Cantini

Ci sono cose che non dovrebbero mai incontrarsi, perché proprio guarda che non è davvero il caso, signora mia. Qualche esempio? Beh, acciughe e Nutella non si possono proprio sentire, così come difficile è unire olio e acque e, checchè ne dicano i sedicenti buongustai, ancora devo trovare una giustificazione al matrimonio tra pizza ed ananas. Ma visto che su Console Tribe non siamo esperti di cucina gourmet, ma ci spacciamo per critici videoludici, mi sento in dovere di NON spezzare una lancia in favore dell’incontro tra le meccaniche care a Fortnite e quelle tipiche dei soulslike, per lo meno dopo aver partecipato al network test di Elden Ring: Nightreign.

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Chi ben comincia…

Lo so, è sempre prematuro esprimere un parere su di una produzione non ancora disponibile sul mercato, di cui è stato possibile sviscerare solo un piccolo frammento di quello che, mi auguro, sarà la proposta definitiva. Però è innegabile come le ore trascorse in compagnia di Elden Ring: Nightreign non mi abbiano assolutamente entusiasmato ma, anzi, abbiano finito per confermare le mie personalissime (ed opinabili) perplessità in merito alla curiosa scelta operata da From Software. Già, perché sin dal momento dell’annuncio non avevo potuto fare a meno di trovare quanto mai bizzarra la decisione di basare il gioco interamente sulla componente online, da sempre uno dei punti non proprio fortissimi dei lavori dello studio nipponico.

Ed il down dei server in occasione del primo test, che di fatto ha reso impossibile l’accesso al gioco, non aveva fatto altro che corroborare simili dubbi. Almeno per questo, però, i ragazzi giapponesi sono corsi rapidamente ai ripari, e già con la seconda sessione la situazione è felicemente rientrata, garantendo un’esperienza snella (nei limiti di uno stress test preliminare), che ha accompagnato un matchmaking assai rapido ed una fluidità del netcode, ad una manciata di disconnessioni improvvise, alle quali però si può davvero rimproverare poco. I problemi, a mio avviso, stanno però da tutta un’altra parte, e salvo rovesciamenti delle carte in tavola quanto mai improbabili, li vedo anche di difficile risoluzione.

Piove, Miyazaki Ladro!

Ed i motivi della titubanza sono proprio da riscontrare nell’incipit del pezzo che state leggendo, visto che Elden Ring: Nightreign non è altro che la fusione dell’isola dello shooter/contenitore Epic Games con il gameplay ed il mood che permea il capolavoro From Software. Non sempre, però, l’incontro tra due eccellenze del proprio genere finisce per dare vita ad un’ottima progenie. Scelto il nostro personaggio tra le 4 classi disponibili in questa fase preliminare, si viene catapultati assieme ad altri due compagni di avventura su di un’isola, con l’obiettivo di raggiungere il boss del giorno (il flow di gameplay è suddiviso in giornate), il tutto mentre una tempesta va rapidamente a restringere il campo di gioco, come Fortnite insegna. Inutile dire come trovarsi sotto la pioggia battente si traduca in una costante perdita di punti vita, con le annesse sventure del game over/sei morto care ai fan dei soulslike.

Vabbè, basta correre come forsennati verso il traguardo, quindi? Ovviamente no, dato che partiremo marcatamente sottolivellati, pertanto dovremo farci strada tra mob, miniboss e boss che popolano l’ampissima (e bellissima in fatto di design) mappa, naturalmente tutti caratterizzati dalla consueta difficoltà che ogni giocatore si aspetterebbe di trovare in Elden Ring: Nightreign. Sconfiggerli ci permetterà di aumentare di livello presso i vari checkpoint, mentre perire, oltre a farci perdere tutte le preziose risorse accumulate (che potremo, al solito, recuperare sul punto della dipartita), vedrà il nostro potenziamento ridotto di uno step. Naturalmente, in punto di morte, i nostri compagni avranno un breve lasso di tempo per rianimarci, ma una volta esaurite le chance cumulative a disposizione, la partita terminerà.

Chi non muore in compagnia…

Il cortocircuito di Elden Ring: Nightreign nasce proprio da questo senso di urgenza, che mal si sposa con la necessità di far crescere il nostro personaggio, così da rendere meno impari gli scontri con le minacce. Purtroppo tutto viene vanificato da quella tempesta incombente, oltre che dal tasso di sfida canonico dei souls, che non permette di rendere l’esperienza armoniosa e divertente. Il bello dei lavori From Software risiede anche nel senso di scoperta del mondo di gioco e nella sua esplorazione, elementi qua sacrificati sull’altare delle meccaniche in salsa battle royale: inutile avere un level design bellissimo ed ispirato, se poi si deve correre come forsennati cercando di sopravvivere agli scontri, mentre siamo braccati da un cerchio che, se trascurato, porterà ad una morte inevitabile. Gli stessi boss presenti, inoltre, rappresentano una sfida sin troppo gratuita se non affrontati con il giusto potenziamento, a meno di non essere parte di quella cerchia di pro-player un grado di finire il gioco con il discriminato, armato di uno stuzzicadenti, mentre si gioca con le orecchie, in equilibrio sulle sopracciglia, utilizzando un controller a forma di imbuto che reagisce alla respirazione. Insomma, c’è un limite a tutto.

Ovvio che molto lo faccia anche la squadra, dato che parliamo di un’esperienza cooperativa, e capitare con gente che si lancia a capofitto nell’azione, fregandosene dei compagni, non aiuta molto, ma si tratta di un problema comune a simili esperienze. Per il resto, esaminando il core gameplay, tutto è in linea con Elden Ring, seppur con qualche piacevole diversivo: al canonico combat system, sempre valido e divertente, si accompagnano le classi di guerrieri tra cui scegliere (4 nel test), ognuno dotato di una skill passiva unica e due altre abilità attive selezionabili dopo il riempimento degli appositi indicatori. Un approccio hero shooter che, al netto di qualche bilanciamento da attuare (la Duchessa è davvero OP al momento), ho invece alquanto apprezzato e che amplifica molto bene il bisogno di cooperazione tra i player. Resta da capire come successi e fallimenti influiranno sulla progressione del nostro personaggio, dato che al momento è stato possibile testare solo le Reliquie, particolari oggetti in grado di fornire bonus passivi permanenti una volta attivati.

Mi piacciono le produzioni From Software? Beh, visto che ho iniziato con Dark Souls su PS3 e non ho più mollato Miyazaki-san, la risposta non può che essere positiva. Ciò nonostante non sono tra coloro che prendono per oro colato tutto quello che esce dalle stanze del team giapponese, come dimostra questa tiepidissima anteprima dedicata a Elden Ring: Nightreign. Non ho fatto mistero di come il progetto non mi abbia convinto sin dall’annuncio, ed ora che ho avuto modo di giocarne una piccolissima porzione non è che la situazione sia migliorata, anzi. A mio modo di vedere il mood dei gaas e dei battle royale mal si sposa con quello del capolavoro indiscusso dello studio nipponico, dato che il suo essere improntato alla tattica e al ragionamento mal convive con quella frenesia resa indispensabile dal blockbuster di casa Epic Games. Naturalmente, come sempre in questi casi, il giudizio finale spetterà al codice definitivo, ma se le premesse dovessero rimanere queste, trovo davvero difficile comprendere i perché dietro a questa peculiare scelta di design ludico. Speriamo di venire felicemente smentiti il prossimo 30 Maggio.