Silent Hill: Downpour
A tre anni dall'uscita di Homecoming, la citta' partorita dal genio del Team Silent sta per aprire nuovamente le sue porte a chiunque sia disposto a mettere in discussione la propria coscienza: ultimo nato della saga, Silent Hill: Downpour e' pronto a sconvolgere la psiche di tutti i videogiocatori a partire dal prossimo ottobre. Ma il titolo sviluppato da Vatra Games sara' capace di riportare la serie allo splendore che merita, riuscendo a far svanire i brutti ricordi causati dalle ultime, non propriamente felici, incarnazioni di questa saga horror?
di: Simone CantiniChi rompe usa…
Ma veniamo all’aspetto che più di ogni altro, negli ultimi anni, è stato il punto dolente dell’intera produzione: stiamo parlando dei tanto vituperati combattimenti. La saga, a partire da quell’Harry Mason datato 1999, ci ha sempre presentato dei personaggi estremamente vulnerabili, dei semplicissimi essere umani che un destino beffardo si è divertito ad immergere in un mondo popolato da veri e propri incubi letali. Proprio per questo le lotte con le aberrazioni che si aggiravano per le strade nebbiose hanno da sempre costituito, ad eccezione delle boss fight, degli elementi di contorno, risultando volutamente goffe e rozze: sin dal principio l’aggirarsi per Silent Hill si è rivelata una lotta puramente mentale, la materializzazione dei conflitti interiori dei vari protagonisti. Proprio per questo l’orrore messo in piedi dallo sviluppatore giapponese si è sempre rivelato più cerebrale che fisico. Tutto questo si è andato, però, progressivamente perdendo in favore di protagonisti che sono divenuti via via più muscolari, capaci di avere facilmente la meglio sulle orde di orribili creature. L’apice di questa discesa stilistica si è andato concretizzando con il già citato Alex Sheperd che, all’interno dell’ultimo Homecoming, in virtù del suo addestramento da soldato era in grado di utilizzare un qualunque oggetto come mortale arma. E se si pensa che era possibile, se volevamo, abbattere i vari mostri anche semplicemente menando le mani, si capisce bene come qualcosa si sia andato progressivamente spezzando.
Con Downpour, Vatra ha deciso di fare un mezzo passo indietro: ben venga la possibilità di utilizzare gli oggetti come strumenti di offesa, ma questa volta il tutto sarà accompagnato dalla scomparsa dell’inventario infinitamente capiente (strada intrapresa malamente già in Silent Hill: The Room, con risultati non troppo esaltanti). Adesso Murphy potrà portare con sé soltanto un’arma, ovvero quella che sarà fisicamente in grado di impugnare. Costituiranno un’eccezione le rare bocche da fuoco che sarà possibile recuperare nel corso dell’avventura, le quali saranno conservate all’interno della cintura. Le armi raccolte manterranno la loro deteriorabilità ma, nonostante questo, una volta rotte potremo comunque utilizzare i vari frammenti come strumenti di offesa: ad esempio nel caso di una sedia sarà possibile continuare ad utilizzarne una delle quattro gambe anche in seguito alla sua rottura.
Il riserbo rimane, invece, sul bestiario che vagherà per le strade della cittadina. Al momento è stato mostrato al pubblico unicamente lo Screamer, una creatura letale nel combattimento ravvicinato ma che, facendo fede al proprio nome, non sarà da meno sulla distanza: se questo mostro, difatti, si troverà troppo lontano da Murphy, si lancerà in un grido assordante capace di disorientare per un breve periodo il proprio avversario. Questa sua caratteristica si rivelerà particolarmente insidiosa in occasione del combattimento con due (o più) creature, così come abbiamo visto nella demo targata E3: in questa occasione ci siamo trovati invischiati nel bel mezzo di uno scontro con una coppia di Screamer, nel corso del quale uno era impegnato a stordirci dalla distanza con le sue grida, mentre l’altro era pronto a farci a brandelli in un letale corpo a corpo.
Musica per le nostre orecchie?
Un’ulteriore novità rispetto al passato è costituita dall’impatto che il clima e il trascorrere delle ore avranno sul gameplay. Siate pronti a dire addio alla familiare nebbia che era solita avvolgere tutto quanto con il suo alone di mistero? Facendo fede al suo sottotitolo (downpour significa, per l’appunto, diluvio), il titolo Vatra segna l’arrivo della pioggia all’interno della saga. Tutto ruoterà, per l’appunto, attorno all’acqua e alla sua presenza che, unitamente all’alternarsi del giorno e della notte, segnerà la pericolosità dell’ambiente circostante. Al peggiorare delle condizioni atmosferiche, difatti, andrà ad aumentare anche la pericolosità dei nemici, così come, all’avvicinarsi della notte, il mondo reale verrà progressivamente a svanire lasciando il posto al raccapricciante Otherworld.
Ulteriori novità le avremo anche per quanto riguarda il comparto sonoro, da sempre vero vanto dell’intera produzione, grazie all’estro musicale del geniale Akira Yamahoka. La saga, adesso orfana del suo storico compositore (impegnato con Shadow of the Damned in seguito al suo divorzio da Konami), è stata affidata a Dan Licht, già autore della colonna sonora del serial Dexter e conterrà, inoltre, un brano della popolare band metal Korn. A dimostrazione di come, mai come in questo caso, l’aspetto sonoro sia uno dei punti cardine dell’intera produzione, l’annuncio legato ad una simile collaborazione ha già dato spazio a numerose critiche. E anche noi ci permettiamo di unirci a questo mormorio di disapprovazione: riuscirà Licht, ma soprattutto i Korn, a restituirci un impatto sonoro sufficientemente malato e disturbato, al punto da non far rimpiangere il maestro giapponese, in quella che si prospetta come un’impresa davvero titanica?
Insomma, pare che il colosso nipponico abbia deciso di rimettere prepotentemente in discussione quella che è da anni una delle sue saghe di punta, resta soltanto da verificare se sia riuscita a fare tesoro di tutte le critiche che hanno accompagnato gli ultimi esponenti della serie. Fortunatamente pochi mesi ci separano dall’uscita di questo Downpour: speriamo che tutte le promesse (permetteteci la calzante citazione) non vadano perdute nel tempo come lacrime nella pioggia.