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Recensione Wreckfest

di: stefano.pet

Sono passati ormai 15 anni da quando Bugbear creò il primo Flatout, un gioco basato su gare automobilistiche in stile Destruction Derby. All’epoca mi tenne incollato per una quantità incalcolabile di ore davanti al mio PC, tanto era divertente e appagante giocarlo. Con gli anni sono uscite altre tre iterazioni del titolo con l’apice, a mio parere, raggiunto dal 2 e una parabola discente con i restanti due titoli, l’ultimo dei quali uscito recentemente. Bugbear ha lavorato alla serie per i primi due capitoli e 6 anni fa ha deciso, pur non potendo usare il nome della serie, di riprendere quel progetto di successo presentando una demo che mostrava il livello di distruttibilità e fisica del proprio titolo. Ascoltando le indicazioni e le critiche degli utenti che giocavano la demo su Steam,  hanno aggiunto e modificato pezzi del gioco riuscendo a creare quello che, in teoria, dovrebbe essere il titolo che gli appassionati del genere vogliono. Wreckfest è uscito a giugno 2018 solo su PC e ora, finalmente, arriva anche su One Playstation 4, pubblicato da THQ Nordic.

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Destruction derby e molto altro

Il particolare iter di sviluppo di Wreckfest ha portato ad un titolo ricchissimo di contenuti. Il gioco presenta varie modalità che vanno dal classico Destruction Derby a gare classiche o ad eliminazione, fino a gare a squadre. In tutte le sessioni partecipano fino ad un massimo di 24 veicoli e in tutte gli incidenti e le eliminazioni la faranno da padrone, creando competizioni mai scontate e sempre adrenaliniche, soprattutto se diluite su molti giri di pista. La modalità carriera ci fa partire alla guida nientemeno che di un tosaerba e ci accompagna attraverso un percorso che ci farà utilizzare tutti i tipi di veicoli e affrontare ogni genere di competizione nel corso di cinque campionati, nei quali sono presenti serie di gare e corse singole. Non c’è un storia dietro questa modalità, solo un lista di eventi da completare, come usuale nei giochi automobilistici. La varietà è il punto di forza di questa modalità perché verremo messi di fronte a gare sempre diverse, talvolta assurde, con obiettivi secondari ad aggiungere pepe. Il progresso in questa modalità ci darà esperienza, ma ci permetterà anche di sbloccare contenuti unici da utilizzare nelle altre modalità di gioco. Tutti i percorsi possono essere affrontati anche in modalità Personalizzata, gare giocate contro la CPU in cui potremo decidere ogni aspetto della competizione, oppure in Multyplayer, in cui potremo entrare o creare lobby nelle quali giocare con altri giocatori reali. Da segnalare, malgrado il gioco sia ancora poco popolato, che il matchmaking è rapido e le gare si svolgono senza alcun lag, a parte quello legato alla connessione del singolo giocatore (a tal proposito nella lobby è possibile vedere il ping di ogni avversario). Tutte e tre queste modalità ci danno punti esperienza sia al completamento di una gara, sia per azioni specifiche effettuate durante esse. Questi ci serviranno a salire di livello e sbloccare veicoli, oggetti per la personalizzazione e potenziamenti. Un buon espediente per spingere il giocatore a continuare a giocare, anche solo per sbloccare oggetti. Il gioco presenta oltre 20 tracciati molto diversi tra loro, tutti proposti in due o più varianti e giocabili in diverse ore del giorno, oltre una grande varietà di mezzi divisi per classi, che soddisferanno tutti i tipi di palati. Tutti i veicoli potranno essere personalizzati sotto ogni aspetto (tranne alcuni “speciali”), dalle prestazioni all’estetica, con un menù apposito dedicato alle livree e alle verniciature. Inoltre tutti i veicoli possono essere regolati, per renderli adatti al tipo di gara che dovremo affrontare, modificandone il livello delle sospensioni, la trasmissione, il differenziale e il bilanciamento dei freni.

La soddisfazione del creare caos

Se cerchiamo un punto di forza in Wreckfest lo troviamo sicuramente nel gameplay. Raramente ci si trova tra le mani qualcosa di così appagante e responsivo. Appena si accendono le luci verdi e si preme il grilletto, si capisce subito che la guidabilità dei mezzi è ottima e si ha sempre la sensazione di avere il controllo del veicolo, anche se il gioco ci mette davanti a situazioni al limite della logica. Il titolo è decisamente arcade, con uno stile di guida incentrato sulle derapate e sui contatti tra mezzi, ma presenta una bella dose di realismo regalato dal sistema dei danni e dalla fisica del gioco. Il primo ci pone di fronte a veicoli che non subiscono solo danni estetici, peraltro molto credibili, ma anche danni che andranno a inficiare le nostre prestazioni: tentare di buttare fuori strada un avversario può portarci a dover affrontare un nemico in meno, ma anche a danneggiare una sospensione, con la conseguente compromissione della guidabilità. Ovviamente i danni si estendono anche al resto della meccanica dell’auto, con la possibilità di danneggiare il cambio, il motore ed altro, con ogni volta conseguenze diverse legate sia al pezzo danneggiato sia all’entità del danno. Il prodotto ci permette un’ampia personalizzazione sia delle impostazioni di gioco sia delle regolazioni del veicolo, ma già con le impostazioni di default il feeling è ottimo. Il gameplay non si incentra sulla velocità, come succede di solito nei giochi di guida arcade, ma è più ragionato e basato sulle scelte personali. Una guida aggressiva è per lo più premiata, ma comporta anche dei rischi, mentre una più attenta e pulita potrebbe portarci ad essere letteralmente devastati dagli avversari. Ecco che, dunque, dovremo valutare il comportamento da adottare di volta in volta nel tentativo di fare la scelta giusta, perché decidere di speronare un avversario e mancarlo potrebbe comportare la fine della nostra gara, mentre l’essere troppo conservativi potrebbe portarci a navigare nella coda del gruppo. Discorso a parte va fatto per le gare Destruction Derby,  in cui bisogna per forza di cose essere aggressivi e in cui l’essere conservativi può portare alla squalifica, se si sta troppo tempo senza avere impatti con gli avversari. Il gioco risulta appagante anche quando non si riesce a vincere, perché crea un tale coinvolgimento che si accetta nella maggior dei casi il risultato ottenuto.  Come in tutti gli arcade è presente un “effetto elastico”, cioè una sorta di aiuto per le auto in coda. Questo aspetto appare evidente nelle curve in cui, anche entrando nella maniera corretta, ci si trova spesso con avversari che ci raggiungono a tutta velocità. Va detto, però, che parte della colpa deve essere imputata al cambio automatico, che ritarda eccessivamente le scalate delle marce facendoci perdere potenza. Col cambio manuale il problema è molto attenuato, a patto di saperlo usare ovviamente. Probabile che questo aspetto sarà oggetto di correzione nelle future patch. L’intelligenza artificiale a livello medio non è eccessivamente aggressiva, ma si vengono a creare comunque numerosi incidenti (grazie anche alla struttura dei percorsi) con i detriti e i mezzi distrutti che andranno a modificare il percorso. Questo aspetto è più evidente in proporzione alla lunghezza delle gare: in competizioni lunghe ci si trova, nel tempo, ad avere una pista sempre meno percorribile, influenzando di conseguenza il comportamento dei piloti.

Non esattamente un bel vedere

Se il gameplay è il punto di forza del gioco, è graficamente che si presentano i veri nei del titolo, legati a filo diretto con i limiti delle console e al sistema dei danni del gioco. Wreckfest presenta un framerate privo di cali, ma bloccato a 30 fps (ho giocato la versione Playstation 4 Pro) e un aliasing abbastanza evidente, sicuramente di gran lunga superiore alla media dei giochi usciti nell’ultimo anno. Al momento in cui scrivo non sono ancora a conoscenza della risoluzione nativa del gioco, ma propendo a pensare che sia 1080p upscalata in 4k. Allo stato attuale non ci sono impostazioni legate all’HDR. Questo fa storcere il naso in un primo momento, ma ci si passa sopra non appena ci si rende conto della distruttibilità di veicoli e scenario e della mole di oggetti sul tracciato che il motore grafico deve gestire, tutti interagibili, oltre ai 24 veicoli interamente deformabili. Sono presenti dei glitch grafici, che probabilmente spariranno tramite le future patch, come il pilota che si deforma insieme alla macchina. Un altro problema è insito nella visuale a inseguimento più ravvicinata (quella di default), nella quale ci troveremo spesso a guardare l’interno dell’auto che ci insegue se essa è incollata al nostro paraurti. Malgrado ciò l’aspetto visivo risulta comunque molto gradevole e non va a inficiare l’opinione generale del gioco, seppur rappresenta l’unico ostacolo verso l’eccellenza. Il reparto audio del gioco ci offre una colonna sonora molto calzante al titolo, con prevalenza di brani rock. Gli effetti sonori, vista la natura del gioco, svolgono un ruolo molto importante e risultano molto credibili sia per gli impatti sia per il rombo dei motori della maggioranza dei mezzi. Purtroppo alcuni veicoli hanno un rombo poco credibile che rovina un po’ l’atmosfera della gara, ma sono una netta minoranza. In generale però anche la parte audio del gioco è molto curata e azzeccata.

A volte i desideri si esaudiscono

La prima paura che ho avuto quando hanno annunciato questo gioco è stata che il mio ricordo dei primi Flatout mi avrebbe potuto condizionare troppo nel giudicarlo, invece non solo ha retto il confronto, ma ha anche superato le mie aspettative. Wreckfest è un titolo adatto a tutti: caciarone per i casual gamer che vogliono divertirsi a fare una gara veloce nel tempo libero, profondo e sfaccettato per chi è appassionato di questo genere e vuole un titolo longevo e impegnativo quanto basta. Un gameplay che rasenta la perfezione unito a una fisica e un sistema di danni di altissimo livello fanno chiudere un occhio sulla resa grafica del titolo, gradevole, ma al di sotto degli standard attuali. Un gioco poco conosciuto, ma che spero vivamente si faccia strada nei cuori dei giocatori grazie alla sua qualità.