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Recensione The Station

di: donFotter

Dopo la campagna Kickstarter conclusa con successo che ha permesso di finanziarne lo sviluppo, il titolo indie The Station è arrivato su console lo scorso 20 febbraio. L’ambientazione, costituita dalla stazione spaziale Espial in orbita al pianeta alieno Psy Prime, si rifà a quel canone lanciato da Alien che non può non influenzare tutte le storie a tema Sci Fi avvolte da strani misteri e con un pizzico di vena horror. E’ chiaro fin dai primi momenti di gioco che il tipo di intrattenimento che il gioco offre punta quasi esclusivamente sulla componente narrativa, sacrificando, per motivi probabilmente di costo e di personale, la profondità del gameplay. Decisione azzeccata? Scopriamolo insieme nella nostra recensione.

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C’è Nessuno?

La storia comincia con il protagonista, al quale non viene affidato un nome, attracca con la propria navicella spaziale alla stazione Espial, in orbita al pianeta Psy Prime, con il compito di indagare per quale motivo l’equipaggio, composto da soli tre membri, non stia più trasmettendo circa il pianeta intorno al quale orbita la stazione, tale Psy Prime. Come anticipato, fin da subito si capisce che l’avventura ruoterà completamente attorno alla nostra indagine per capire cosa sia realmente accaduto su Espial. L’effetto dejavu con Prey è inizialmente notevole, ma ci siamo presto resi conto che in realtà The Station abbia una sua identità precisa, che ruota attorno alle scoperte riguardo la storia dell’equipaggio che strada facendo si fanno: la missione era quella di studiare la civiltà aliena, sconvolta da un conflitto globale interno, e capire quali margini avesse circa la possibilità di superare questi conflitti intestini, avendo l’obbligo di non interferire e soprattutto non farsi scoprire. Il capitano Mila Lexa era a capo delle operazioni, accompagnata dal professor Aiden Vyse e dall’ingegnere Silas Haze. Man mano che si avanza con le ricerca, il gioco ci porta a scoprire nel dettaglio, ma in maniera libera e assolutamente non lineare, le storie e le personalità di tutti i membri dell’equipaggio, evidenziando anche le loro riflessioni circa questa ambigua civiltà aliena che non riescono a comprendere come possa essere sull’orlo di un conflitto globale tra membri della stessa specie.

L’atmosfera richiama, come detto all’inizio, il genere horror ed ecco quindi giustificata la presenza di qualche jump scare e diverse apparizioni di quello che pare essere un altro astronauta della stazione, intento a non avere contatti con noi. Il tutto accompagnato da un ambiente claustrofobico e quasi del tutto al buio, se non per le luci soffuse presenti nella stazione, che riescono a creare un’atmosfera decisamente convincente. Se da un lato la componente narrativa riesce a stuzzicare decisamente lo spirito investigativo del giocatore, portando anche, soprattutto nel finale, a riflettere a fondo su quanto scoperto, purtroppo il tutto viene un po’ segnato dall’esile durata dell’avventura, che non supera le tre ore. E’ anche vero che, per come è pensata, probabilmente la storia di The Station non poteva essere allungata oltre, al fine di evitare ridondanze o sequenze puramente filler. Di certo la storia di The Station ha una proprio identità precisa e una propria morale tutt’altro che banale, che emerge con spessore in una piattezza narrativa generale che ultimamente affligge il settore videoludico.

Guardare ma non toccare

Una buona storia esige una degna ambientazione e The Station in questo, nonostante l’evidente etichetta Indie che lo contraddistingue, riesce a distinguersi dalla media, decisamente bassa, del proprio genere: l’utilizzo che è stato fatto del motore grafico Unity è decisamente notevole e restituisce un comparto tecnico visivo che risulta convincente e decisamente apprezzabile, che riesce a ricreare in maniera convincete il tipo di ambientazione proposta (stazione spaziale deserte) e offre un comparto sonoro di ottima qualità, che supporta in maniera eccellente la controparte visiva in particolar modo nei momenti di maggiore tensione, garantendo uno standard molto elevato per l’esperienza di gioco considerando la natura Indie. Abbiamo riscontrato qualche piccolo calo di frame rate su Xbox One X e questo purtroppo ci lascia leggermente preoccupati circa le versioni per console base, che non abbiamo potuto verificare, ma per fortuna i cali sono stati decisamente rari e non hanno influenzato i momenti clou. La nota dolente arriva dal comparto gameplay: oltre che ad usare i menù, ben disegnati e piuttosto rapidi alla risposta dei comandi del giocatore, l’esperienza si limita a farci interagire con gli oggetti presenti giusto per risolvere qualche puzzle game o qualche enigma che richiede di spostare/utilizzare determinati oggetti, e termina qui. Questa scelta viene giustificata con l’impronta fortemente narrativa del titolo, che può essere descritta come un’avventura grafica 3D di notevole qualità, ma che proprio a causa della sua natura 3D soffre della mancanza di interazione che ci si aspetterebbe da un titolo implementato in uno scenario a tre dimensioni. Il gameplay compromette dunque l’esperienza? No, a patto di commettere l’errore che The Station sia un horror sci fi alla Prey per intenderci, ma riconoscendolo per quello che è, ovvero un’affascinante avventura narrativa in 3D che va vissuta in un sol fiato, è difficile resistere, anche per via della mancanza totale di contenuti, come ad esempio i collezionabili, che spingano il giocatore ad una seconda run.

Conclusioni

The Station è sicuramente un esperimento interessante che, grazie alla sua componente narrativa di ottima fattura, riesce a colmare quelle pesanti lacune dovute al gameplay estremamente limitato e alla durata non proprio appagante. Tutto sommato ci sentiamo di premiarlo, perché se è vero che l’avventura termini dopo un tempo relativamente breve, il fatto che la storia sia narrata in maniera assolutamente non lineare e la profondità che questa riesce a regalare fino al crescendo finale, costituendo di fatto un lungo film interattivo di circa tre ore che riesce a non abbassare mai il ritmo. Si avvertono decisamente poco quelle limitazioni che abbiamo evidenziato circa il gameplay, frutto di una componente narrativa che riesce a catturare la mente del giocatore, a dimostrazione dell’ottimo lavoro svolto dai creatori del gioco e supportato dagli ottimi elementi di contorno che contraddistinguono il titolo, come gli essenziali ma efficienti menù e un comparto tecnico decisamente sopra la media per quanto riguarda il panorama indie. Esperimento riuscito e complimenti al team di The Station, che è riuscito a realizzare un’avventura che dona qualcosa che resta al giocatore una volta portata a termine, senza finire dunque immediatamente nel dimenticatoio.