Recensione The Division
di: Luca SaatiRicordiamo molto bene l’annuncio di The Division. Era l’E3 2013 di Los Angeles e Ubisoft era pronta a sganciare l’ultima bomba della sua conferenza. Già allora The Division ci rapì per la sua atmosfera, per il suo gameplay a metà tra un TPS, un RPG e un MMO, e per i suoi sviluppatori, quei Massive Entertainment che anni prima avevano stregato il sottoscritto con lo straordinario strategico in tempo reale noto come World in Conflict. Purtroppo dall’annuncio alla sua uscita sono passati quasi tre anni, forse troppi, ma possiamo dirvi già da adesso che aspettare così tanto ne è valsa assolutamente la pena.
“Quando la società crolla, inizia la nostra missione”
Gli agenti della Divisione sono un gruppo di elite che vivono una vita normale come noi comuni mortali che vengono chiamati in servizio nei momenti d’emergenza come quello che ha colpito New York. La grande mela infatti è caduta dopo che un gruppo di terroristi ha diffuso un’epidemia di vaiolo tramite delle banconote durante il Black Friday.
Dopo aver creato il nostro personaggio, con un editor a dirla tutta non così profondo in quanto mette a disposizione solo poche opzioni per creare il proprio avatar, e affrontato una fase di tutorial ambientata in quel di Brooklyn, i nostri servizi sono richiesti a Manhattan dove la crisi è ancora più forte e incombente.
Nelle prime ore di gioco The Division cattura il giocatore grazie al suo incipit e soprattutto grazie alla sua ambientazione. La New York ricreata dai ragazzi di Massive Entertainment è infatti tra le più belle ambientazioni viste in un videogioco negli ultimi anni. Risulta quindi un peccato che avanzando la storia risulti un mero pretesto per completare le missioni a causa di personaggi e dialoghi tutt’altro che indimenticabili, e colpi di scena non pervenuti. Insomma arrivati ai titoli di coda ci è rimasto un po’ di amaro in bocca per il plot di The Division dato che un’ambientazione così affascinante meritava una trama alla sua altezza considerando soprattutto la firma di Tom Clancy che il videogioco porta con sé.
Tanto RPG quanto TPS
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Se quindi la trama di The Division non è riuscita a catturarci a sufficienza, lo stesso non possiamo dire del suo gameplay. La perfetta commistione tra uno shooter in terza persona e un RPG messa in scena dal team di sviluppo svedese ci ha rapito come pochi prima d’ora. Di base infatti The Division sembra un classico TPS con tanto di sistema di copertura.
Quest’ultimo riprende quanto di buono fatto da Ubisoft negli ultimi anni a partire da Splinter Cell: Conviction per poi passare a Ghost Recon: Future Soldier fino ad arrivare al più recente Watch Dogs. Con il tasto X (A su Xbox One) ci si posiziona dietro una copertura, successivamente per passare da un riparo all’altro basta mirare verso la direzione interessata a tenere premuto l’apposito tasto per dare inizio a un’animazione automatica che in men che non si dica ci porta a destinazione. In The Division il sistema di copertura made in Ubisoft raggiunge il suo massimo splendore grazie ad animazioni semplicemente perfette e a una precisione invidiabile. Lo stesso si può dire anche del gunplay che restituisce un’ottimo feedback delle armi.
I punti in comune tra uno shooter classico e The Division finiscono qui dato che adesso entra in gioco la sua natura RPG. Dimenticatevi infatti gli headshot che uccidono all’istante, come qualsiasi gioco di ruolo che si rispetti infatti i nemici, specialmente quelli corazzati, sono delle autentiche spugne capaci di farvi consumare interi caricatori prima di cadere al tappeto. Passerete diverse ore nei menù di gioco per migliorare le statistiche del vostro personaggio. Queste sono divise essenzialmente in tre categorie principali: DPS, Salute e Potenza Abilità. L’equipaggiamento riveste un ruolo fondamentale per migliorare queste statistiche. Il vostro personaggio infatti può indossare una serie di oggetti come giubbotto antiproiettile, fondina, zaino e così via che non solo migliorano la corazza ma anche una delle tre statistiche sopracitate. Potete decidere di puntare tutto sulla potenza delle abilità a discapito dei DPS e della salute, oppure puntare maggiormente su quest’ultime due statistiche, o ancora cercare un punto di equilibrio tra le tre. Il gioco insomma vi mette la massima libertà in tal senso permettendovi di adattare il vostro personaggio in base al vostro stile. Anche le armi rivestono un ruolo fondamentale insieme alle loro mod, una serie di accessori come mirini, caricatori e quant’altro che migliorano le statistiche dei vostri armamenti. Ogni oggetto inoltre presenta il suo grado di rarità rappresentato dal suo colore di appartenenza (nell’ordine bianco, verde, blu, viola e giallo). Inutile dire che presto The Division si trasformerà nella caccia all’equipaggiamento migliore, specie nell’end game di cui parleremo più avanti.
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Non mancano anche una serie di abilità per il nostro personaggio divise anch’esse in tre rami: Medico, Tecnologico e Sicurezza. Le abilità si possono sbloccare mediante la base operativa, un rifugio in cui troviamo i vari venditori di equipaggiamento e i tre dipartimenti citati un attimo fa. Questi vanno migliorati spendendo le apposite scorte ottenibili completando le missioni principali e secondarie. Ogni potenziamento del dipartimento permette di sbloccare nuove abilità, talenti e vantaggi. Possiamo selezionare un massimo di due abilità alla volta utilizzabili tramite i due tasti dorsali più una terza speciale da attivare con la pressione in contemporanea di L1 e R1 (LB e RB su Xbox One). I talenti e i vantaggi sono invece delle abilità passive, la differenza tra i due è che i talenti vanno inseriti negli appositi slot (quattro in totale) per poterli sfruttare mentre i vantaggi sono sempre disponibili una volta sbloccati. La particolarità del sistema messo in scena da Massive Entertainment è che potete cambiare le abilità a vostro piacere tramite il menù di gioco in base alle vostre esigenze. Ad esempio se al vostro gruppo manca un medico o un tank vi basta selezionare le apposite abilità e talenti per diventare un valido supporto per i vostri compagni. Abbiamo apprezzato molto il sistema RPGistico di The Division che, grazie alla sua versatilità, permette di cambiare build in pochi passaggi consentendo al giocatore di sperimentare molto. Ci siamo divertiti molto a passare da classi tipiche dei giochi di ruolo come i già citati tank e medico adatte per il gioco in gruppo a build ibride che permettono di divertirsi anche quando si è da soli.
Agenti a rapporto
Come da tradizione per un open world di Ubisoft, anche in The Division i contenuti non mancano. Il problema riguarda la varietà delle missioni che in fin dei conti si risolvono sempre allo stesso modo. Ogni missione infatti vi vede affrontare grandi orde di nemici con un boss di fine livello a chiudere il tutto. Discorso non troppo diverso per le missioni secondarie divise in varie tipologie e che alla lunga rischiano di stancare il giocatore. Ad aiutare un po’ ci sono i nemici che presentano una buona varietà anche se purtroppo finiranno per seguire tutti le medesima routine comportamentali durante la battaglia. La ripetitività comunque è un elemento che nel bene e nel male fa parte di questo genere di videogiochi come dimostrano titoli come Diablo, Borderlands e Destiny e danneggia solo in minima parte il divertimento.
Se poi viene giocato in compagnia The Division risulta ancora più divertente. Meglio precisare che il titolo è perfettamente fruibile in solitaria se ci si dedica alla sola campagna, mentre una volta arrivati all’end game il supporto di altri giocatori si rivela fondamentale. Inutile dire quindi che The Division da’ il meglio di sé in cooperativa e per fortuna è possibile far intervenire il buon vecchio matchmaking per sopperire alla mancanza di amici attivabile sia prima dell’inizio di una missione che per il semplice girovagare nella mappa di gioco.
Fine dei giochi
Una volta raggiunto il livello massimo (30) la vostra esperienza con The Division non è ancora giunta al termine. Arrivati a questo punto infatti il videogioco sblocca le missioni giornaliere che altro non sono che missioni della campagna da giocare a una difficoltà più alta (per questo motivo poco più sopra dicevamo che la cooperativa diventa fondamentale da questo momento in poi). Queste permettono di ottenere i crediti Phoenix, una speciale valuta con la quale acquistare armi, equipaggiamenti e progetti di alta gamma per migliorare ulteriormente il proprio personaggio.
Ma non è finita qui dato che in The Division c’è spazio per una modalità chiamata Dark Zone (Zona Nera in italiano) che presenta una perfetta fusione tra elementi PvE e PvP. La Dark Zone è il luogo più pericoloso e contaminato di tutta Manhattan dove i cittadini infetti sono stati messi in quarantena. È un luogo in cui a regnare è il caos, la paura e un costante senso di ansia. Questa presenta un livello separato che arriva fino al 99 e una valuta personale (Fondi ZN) con la quale acquistare altro equipaggiamento presso gli appositi rivenditori. Nella Dark Zone troviamo nemici ancora più pericolosi, loot più raro e altri giocatori che possono rivelarsi sia alleati che avversari. Gli oggetti raccolti sono infetti costringendo i giocatori a procedere alle apposite zone d’estrazione per salvare il proprio bottino. Una volta chiamato l’elicottero dovrete aspettare 90 secondi in cui dovrete difendere la zona dagli attacchi dei nemici. In caso di morte si perdono soldi, punti esperienza e il loot appena raccolto costringendovi a tornare sul luogo delle morte per recuperare il tutto prima che qualche altro giocatore vi anticipi.
La natura PvP della Dark Zone consiste nella possibilità di attaccare gli altri giocatori per rubargli il loot diventando automaticamente un traditore. Questo stato vi mette in risalto sulla mappa dando inizio a una vera e proprio caccia all’uomo. Uccidere un traditore infatti permette di ottenere ulteriori punti esperienza oltre al bottino del vostro avversario, spingendo ogni giocatore ad attaccare il malfattore di turno. Morire come rogue comporta una perdita del doppio dei punti esperienza e dei soldi, di conseguenza bisogna valutare attentamente se vale o meno la pena attaccare gli altri giocatori. Questo sistema dona alla Zona Nera quel pizzico di pepe in più che rende ogni partita imprevedibile e il rischio dipendenza è dietro l’angolo, per la serie: “un’altra estrazione e poi chiudo”.
Insomma arrivati a livello 30 c’è n’è ancora di roba da fare in The Division, prossimamente inoltre arriveranno i raid (il primo è previsto per Aprile) e Ubisoft ha già in programma una serie di contenuti gratuiti e a pagamento per farvi tenere quanto più a lungo possibile il disco di gioco nella console.
New York, New York
The Division sfrutta un motore nuovo di zecca chiamato SnowDrop Engine creato appositamente dai ragazzi di Massive Entertainment. Il motore mette in mostra una città completamente esplorabile e senza soluzione di continuità. A livello artistico la Manhattan di The Division è splendida. Gli addobbi natalizi rimasti a causa dello scoppio dell’epidemia, cadaveri abbandonati, barricate, auto lasciate fuori posto, cittadini in cerca di aiuto e cani che vagabondano per la città rendono il mondo di gioco vivo e credibile. A contribuire ulteriormente ci pensano il ciclo giorno/notte e il meteo dinamico che portano ripercussioni anche nel gameplay: provateci voi a trovare i nemici di notte durante una tempesta di neve. Elementi questi che mettono in risalto l’ottimo sistema d’illuminazione e gli effetti particellari. Di buona fattura anche i modelli poligonali e le texture, eccellenti le animazioni dei personaggi. Tecnicamente insomma The Division è davvero un bel vedere e spesso siamo rimasti incantanti nell’ammirare gli scenari del gioco tanto terribili per la loro crudezza quanto spettacolari. Il tutto gira a 30 fotogrammi al secondo stabili.
Anche il comparto sonoro non è da meno con un ottimo doppiaggio in italiano ed ottimi effetti sonori. La colonna sonora invece non viene messa abbastanza in risalto durante il gioco, un peccato perchè il tema principale si lascia ascoltare con estremo piacere e risulta perfetto per l’ambientazione del gioco.
Commento finale
The Division ci ha catturati nella sua Manhattan viva e affascinante come poche ambientazioni hanno saputo fare in questa generazione di videogiochi. Risulta quindi un peccato che tutto questo potenziale sia stato sprecato a livello narrativo da una storia priva di mordente e senza nessun colpo di scena. Quando però il gameplay prende il sopravvento The Division rapisce il giocatore grazie a una struttura di solida e divertente che unisce sapientemente componenti tipiche di un RPG a quelle di un classico shooter in terza persona. I contenuti non mancano in quanto tra la campagna, le quest secondarie, la Dark Zone e le missioni giornaliere il gioco saprà impegnarvi per decine e decine di ore. Adesso tutto sta nelle mani di Ubisoft e Massive Entertainment che hanno il compito di tenere viva la loro creatura supportandola a dovere nel lungo periodo.
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Il mix tra un TPS e un RPG è riuscito alla perfezione
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I contenuti non mancano
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Ambientazione affascinante e molto curata…
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… ma meritava una storia migliore
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C’è un po’ di ripetitività di fondo
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Editor del personaggio scarno