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Recensione Sublevel Zero Redux

di: Simone Cantini

Che Doom sia stato un titolo dalla potenza rivoluzionaria devastante è fuori discussione, anche se i più pignoli potrebbero obiettare che tutto ebbe inizio con Wolfenstein, ma ci importa il giusto in questo caso. Quel vincente ed inedito mix tra elementi tridimensionali e vecchia grafica in 2D fu capace di calamitare l’attenzione di milioni di player, i quali però non potevano accontentarsi così facilmente: loro volevano uno shooter interamente 3D, loro volevano Descent. Che ritorna più o meno anche oggi, pur se sotto altro nome, nelle vesti di Sublevel Zero Redux.

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Delirio procedurale

Le esperienze procedurali sono oramai una consolidata realtà in quasi ogni ambito videoludico, ma sembrano aver trovato il loro terreno più fertile all’interno del variegato mondo degli sparatutto, specialmente nel prolifico mondo indipendente: Tower of Guns e Ziggurat sono là a ricordarci che assemblare in maniera casuale mappe in cui blastare ogni cosa si può fare tranquillamente. Ed in Sublevel Zero Redux ci troveremo al cospetto del medesimo meccanismo, traslato all’interno di un’esperienza che ci vedrà ai controlli di un’astronave in grado di muoversi liberamente a gravità zero. Catapultati in una porzione sconosciuta di universo in seguito ad un’anomalia spazio temporale, il nostro obiettivo sarà quello di farci strada lungo alcuni livelli per recuperare dei nuclei energetici in grado di riportarci a casa. Per farlo avremo ovviamente a disposizione un cospicuo numero di armamenti, che potremo recuperare direttamente dalle carcasse dei veicoli avversari distrutti, all’interno di alcune casse oppure craftandoli in prima persona qualora fossimo in possesso dei componenti necessari. Non mancheranno anche potenziamenti in grado di migliorare lo scafo della nostra navicella (progredendo nel gioco potremo sbloccare anche differenti classi di velivoli) ed il motore: anche questi potranno essere rinvenuti ingame oppure creati direttamente. Tra un livello e l’altro, inoltre, ci verrà concessa la possibilità di ottenere un potenziamento unico, con il quale potremo ad esempio migliorare la nostra precisione di tiro, la potenza di determinate tipologie di armi e molto altro ancora. Sublevel Zero Redux, in aggiunta alla creazione procedurale degli stage, sposa la sempre più frequente progressione roguelike: ogni morte, difatti, ci vedrà costretti a ricominciare da capo la nostra avventura, lasciandoci però in dote progetti, abilità ed armamenti sbloccati, rendendo di conseguenza più agevoli (anche se poi non così troppo) i successivi playthrough.

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Non ci siamo già visti?

Cosa si può dunque chiedere di più a Sublevel Zero Redux? Ragionando in termini di puro gameplay la produzione targata Sigtrap funziona perfettamente, grazie ad un set di controlli che, pur essendo sulle prime un pochino complesso da gestire (muoversi lungo i sei assi è un po’ anomalo rispetto ai classici FPS), si è dimostrato molto reattivo. La stessa difficoltà è risultata sufficientemente calibrata per offrire un’esperienza impegnativa sin dalle prime batture e la stessa struttura delle mappe, intricata quanto basta, è apparsa in linea con le atmosfere apparentemente caotiche del titolo a cui si ispira. Vincente è anche risultata la componente del crafting che, per quanto molto basilare, riesce a garantire almeno sul breve periodo un certo grado di imprevedibilità. Dove è, allora, che Sublevel Zero Redux presta il fianco a qualche critica? Sicuramente il lato debole del titolo è rappresentato dall’algoritmo procedurale che, nonostante una patch già rilasciata, non riesce a garantire una varietà ambientale così marcata come sarebbe lecito aspettarsi. Le strutture, difatti, tendono ad esaurire le sorprese già dopo qualche playthrough, fattore che nonostante la composizione sempre diversa non può non lasciare negli occhi del giocatore un pesante senso di già visto. I limiti del titolo Sigtrap, in definitiva, risiedono tutti qua, dato che anche sotto il profilo puramente tecnico è davvero difficile muovere obiezioni pesanti: per quanto lineare e schematica la grafica di Sublevel Zero Redux ricorda molto, sia per geometrie che atmosfere, quanto visto in Descent, mentre il comparto audio gode di una effettistica ben realizzata e di un accompagnamento sonoro azzeccato.

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Sublevel Zero Redux è un onesto omaggio ad un classico degli shooter, seppur si muova su territori sicuramente differenti. Puntando tutto sulla creazione procedurale dei livelli e su di una progressione roguelike, il titolo Sigtrap finisce con il peccare prevalentemente in personalità, anche a causa di un algoritmo di creazione non propriamente al top. Esulando da questo difetto, però, il gioco si è rivelato comunque divertente e caratterizzato da alcuni piccoli spunti in gradi di elevarlo dall’anonimato (craftign su tutti), seppur in grado di sparare le sue cartucce migliori nel giro di poche ore. Peccato anche per il mancato supporto al PlayStation VR che, almeno personalmente, mi auguro venga introdotto quanto prima, dato che su PC la compatibilità con i visori è già presente.