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Recensione Fairy Fencer F: Advent Dark Force

di: Simone Cantini

Se guardiamo alle produzioni ruolistiche nipponiche minori, uno dei posti di spicco è senza dubbio occupato dai ragazzi di Compile Heart, che soprattutto grazie alla popolare serie Hyperdimension Neptunia sono riusciti a ritagliarsi la loro brava fetta di aficionados. Qualche anno fa, inoltre, il team vide nascere la divisione Galapagos, che avrebbe dovuto radunare al proprio interno alcune delle menti più importanti del settore, così da dare vita a produzioni di spessore, pur se a budget estremamente ridotto rispetto alle saghe più blasonate. E fu proprio sotto questa intrigante ala che, nel 2013, vide la luce l’avventura di Fang e dei suoi compagni, che tornano oggi anche su Nintendo Switch grazie a Fairy Fencer F: Advent Dark Force.

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Tra bene e male

La trama che fa da sfondo alle vicende di Fairy Fencer F: Advent Dark Force non brilla certo per originalità, e vede protagonista l’eterna lotta tra il bene ed il male, incarnati rispettivamente da una benevola dea e da un oscuro dio distruttore. Il conflitto tra i due durò per secoli, fin quando si risolse in un insperato pareggio, che vide entrambe le forze in gioco pietrificarsi in un sonno apparentemente eterno. È proprio moltissimi anni dopo questa temporanea tregua che facciamo la conoscenza di Fang, affamato avventuriero che, dopo essere stato imprigionato per aver rubato del cibo, entra in possesso di una spada incantata, al cui interno dimora la Fairy Erin. Decisa a recuperare la propria memoria perduta, la giovane fata convincerà il nostro improvvisato eroe ad aiutarla nel reperimento delle Fairies rinchiuse nelle Furies, le armi magiche sparse per il mondo di gioco, così da poterle utilizzare per liberare dal proprio sonno la dea della luce, oltre a rimettere in ordine i propri ricordi. Tra stereotipi tipici nipponici, la consueta dose di benvenuto fan service made in Compile Heart, ed una narrazione che non risparmierà i consueti siparietti comici, la storia scorrerà liscia come l’olio sotto i nostri occhi, senza scossoni particolari, ma comunque in grado di intrattenere con efficacia il giocatore. È comunque proprio sotto l’aspetto narrativo che Fairy Fencer F: Advent Dark Force presenta la prima, importante novità rispetto al debutto visto su PS3, grazie alla presenza di un nuovo arco narrativo, in cui potremo scegliere di risvegliare il demone distruttore, a cui si accompagnerà una serie di finali alternativi, che andranno a completare il già cospicuo pacchetto di epiloghi ineriti nella storyline originale. Inutile dire come i completisti avranno il loro bel da fare per sviscerare tutto quanto Fairy Fencer F: Advent Dark Force ha da offrire.

Vecchie consuetudini

Se è vero la produzione Compile Heart non riesce a stupire in modo particolare sul versante della narrazione, lo stesso giudizio può essere tributato senza troppi patemi anche al gameplay di Fairy Fencer F: Advent Dark Force che, soprattutto se si è pratici della serie Hyperdimension, non riserverà chissà quali sorprese. Tutto il combat system, elemento portante del gioco, pare mutato in toto da quanto visto nella saga di Gamindustri: il sistema è rigorosamente a turni, con i personaggi che al momento dell’azione potranno spostarsi quasi liberamente nell’area di scontro, così da scegliere (purtroppo con qualche incertezza) il bersaglio di turno. Fatto ciò sarà possibile scegliere se attaccare direttamente, utilizzare le classiche abilità magiche, impiegare oggetti, oppure fondersi con la Fury in nostro possesso, a patto di avere accumulato abbastanza energia, così da aumentare la nostra potenza bellica. Si tratta di un sistema tutto sommato già sperimentato in più situazioni, ma Joy-Con alla mano risulta sempre immediato e divertente. A sparigliare un poco le carte in tavola ci pensa un sistema di modificatori che, sfruttando le Fairies in nostro possesso, ci permette di applicare alcuni effetti peculiari alle mappa che ci troveremo ad attraversare per far progredire la storia: niente di epocale, ma si tratta di un’opzione gradita. Le vere lacune di Fairy Fencer F: Advent Dark Force, però, sono rappresentate dall’estrema linearità che contraddistingue la progressione, che in definitiva ci vedrà, dopo il dialogo di rito (per mezzo delle classiche schermate semi statiche), localizzare il dungeon/mappa di turno, in cui dovremo recarci per recuperare di volta in volta Fury e Fairy relativa. La ripetitività, in definitiva, è la pecca maggiore della produzione che, tra le altre cose, non può certo beneficiare di una elevata spettacolarità, vista la natura bidimensionale e rigida di tutto il contesto extra ludico: nessuna città esplorabile, sostituita da un unico hub dal quale si potrà accedere alle varie location, anche esse caratterizzate da una singola schermata, sulla quale si animeranno gli spesso prolissi dialoghi tra i personaggi. Lo stesso comparto tecnico non fa gridare al miracolo, visto che comunque parliamo dell’ennesimo porting di un titolo nato su PS3, ma ciò nonostante è davvero inspiegabile come in modalità portatile si verifichino spesso evidenti cali di frame rate, soprattutto in fase di caricamento degli scontri. Certo, data la natura del titolo non si tratta di magagne in grado di minare la fruibilità generale, ma rimangono comunque fastidiosi alla vista, oltre che poco giustificati. Da applausi, invece, l’accompagnamento sonoro che, oltre al doppio audio giapponese/inglese, vanta la presenza alle partiture del leggendario Nobuo Uematsu, un nome che solo a leggerlo dovrebbe darvi una vaga idea di quello che potranno ascoltare le vostre orecchie.

Fairy Fencer F: Advent Dark Force è un porting più che onesto, capace di accontentare tanto I vecchi quanto I nuovi avventurieri desiderosi di lanciarsi nella ricerca delle Fairies: I motivi di questo duplice successo sono da trovare tutti nell’inserimento dell’inedito arco narrativo, con relative diramazioni, capace di ampliare la già soddisfacente longevità generale. Sul versante del gameplay, come vuole la tradizione Compile Heart, non ci troviamo al cospetto di chissà quale rivoluzione copernicana, ma è innegabile come quanto messo sul piatto dal team nipponico sia comunque funzionale e ben realizzato. Peccato per una linearità ed una ripetitività sin troppo marcate, a cui si accompagna una realizzazione tecnica non certo encomiabile, elementi non certo in grado di affossare il titolo, ma che contribuiscono a rendere Fairy Fencer F: Advent Dark Force semplicemente un jrpg onesto. Per i capolavori del genere occorre citofonare altrove.