Comic Recensione

Niente da perdere – Lemire gioca a fare Clint Eastwood

di: Simone "PulpGuy88" Bravi

Quando un autore come Jeff Lemire arriva in libreria con un nuovo fumetto, volenti o nolenti è sempre un evento.

Lemire, nello specifico, è uno di quegli autori di culto, uno di quelli che rimbalza tra DC e Marvel  da quasi dieci anni e che non ha mai messo da parte la sua vocazione autoriale. In questo 2017 ormai agli sgoccioli, Lemire è tornato sulle tematiche a lui tanto care di dannazione e redenzione, sullo sfondo di un’America che mostro sempre l’altra faccia del grande sogno, quella dove la grande opportunità ti è passata davanti a tutta velocità, infangandoti da capo a piedi e lasciandoti sul ciglio della strada sporco e infreddolito.

Derek Oulette è un ex talento dell’Hockey sul ghiaccio, un predestinato, uno di quelli che fin da giovanissimi te li figuri alzare al cielo la coppa delle World Series. Ma la vita certe volte gioca uno sport diverso dal tuo. Derek ha gettato la sua carriera nella tazza del cesso e ha tirato lo sciacquone. Ora, alcolizzato e con un lavoro umiliante, tira avanti tra una rissa in un bar e una notte in cella e giù per lo scarico ci sta finendo anche lui. Un giorno, nel gelo dello sperduto paesino dove si è rifugiato, compare quasi dal nulla Beth, sua sorella. Come lui, una vita devastata, dalla droga e da un matrimonio che con l’amore c’entrava ben poco. I due si ritrovano gioco-forza a condividere la comune disperazione, i fantasmi di un passato doloroso e le poche speranze per un futuro sempre più in bilico.

Esiste forse un canovaccio più classico di questo nell’immaginario del grande racconto americano (fermo restando che il setting del racconto in questione è il Canada)? Il promettente sportivo caduto in disgrazia che ritrova un motivo per vivere e riscattare una vita di rimpianti. Lemire non gioca certo sull’originalità e il sapore del già visto comincia ad allappare il nostro palato già dalle primissime pagine. La costruzione della narrazione è dannatamente lineare e Lemire tratteggia dei personaggi fastidiosamente monodimensionali. Non c’è un percorso evolutivo e non ci sono sussulti nello sviluppo della trama.

Non fosse per il suo straordinario talento di disegnatore (alcune tavole, in vero, sono oggettivamente bellissime), questo fumetto sarebbe passato totalmente inosservato. Ma vuoi per il nome altisonante dell’autore, vuoi per la solita edizione di lusso realizzata da Bao Publishing (che all’ultimo Lucca Comics l’ha presentata in anteprima con tanto di edizione Variant a tiratura limitata), Niente da perdere è arrivato sugli scaffali delle librerie come il grande ritorno di un autore Cult.

Il che è vero: è il ritorno di autore di culto, ma è tutt’altro che grande. Niente da perdere è una storia scontata e banale, algida come le atmosfere della sua ambientazione. Ti scivola addosso come niente fosse, senza lasciarti nulla a livello emotivo. Ma il momento forse più irritante dell’intero racconto è un finale che va oltre il concetto di citazione, scadendo quasi nel plagio. Una sequenza presa pari pari da quel capolavoro che è Gran Torino (Clint Eastwood, 2008) e piazzata lì a tradimento, quasi sperando che nessuno si rendesse conto che non era farina del sacco dell’autore. Un’operazione che puzza di paraculata lontano un miglio, che non fa altro che affossare ulteriormente un’opera morta praticamente nella culla e salvata (in piccolissima parte) dalla sola qualità visiva.

Ve lo diciamo fuori dai denti: risparmiatevi tranquillamente questi 23 euro e recuperatevi qualche pubblicazione meno recente di Lemire, ad esempio Black Hammer (che è ancora in corso ed è arrivata in Italia sempre grazie a Bao) e i suoi stint in Marvel su Old Man Logan e All-New Hawkeye, perchè a ‘sto giro c’è veramente troppa poca roba da salvare.

Pagine: 272

Testi, disegni e copertina: Jeff Lemire

Casa editrice: Bao Publishing