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Recensione Zombi

Lo confesso, non sono mai stato un grande amante delle IP Nintendo, picchiatemi pure ma è l’amara verità. E proprio per questo quando la compagnia nipponica annunciò la nascita di Wii U non rimasi particolarmente colpito. Sono, invece, un grande amante dei survival horror, pertanto quando seppi che all’interno della line-up di lancio avrebbe fatto la sua comparsa Zombi U devo confessare che, anche se per un impercettibile istante, la voglia di aprire il borsellino per compiere il mio ennesimo acquisto elettronico si fece strada nella mia mente. Fu però solo un istante. Capirete quindi come l’annuncio improvviso di un porting per Xbox One e PS4 di tale titolo sia riuscito a rendere meno insopportabile quell’impulso che, nel 2012, finì per durare meno di un umano in una Londra ripiena di Zombi. Rigorosamente privi di U.

di: Simone Cantini

Lo confesso, non sono mai stato un grande amante delle IP Nintendo, picchiatemi pure ma è l’amara verità. E proprio per questo quando la compagnia nipponica annunciò la nascita di Wii U non rimasi particolarmente colpito. Sono, invece, un grande amante dei survival horror, pertanto quando seppi che all’interno della line-up di lancio avrebbe fatto la sua comparsa Zombi U devo confessare che, anche se per un impercettibile istante, la voglia di aprire il borsellino per compiere il mio ennesimo acquisto elettronico si fece strada nella mia mente. Fu però solo un istante. Capirete quindi come l’annuncio improvviso di un porting per Xbox One e PS4 di tale titolo sia riuscito a rendere meno insopportabile quell’impulso che, nel 2012, finì per durare meno di un umano in una Londra ripiena di Zombi. Rigorosamente privi di U.

Ricordati che devi morire!

Ve lo devo dire che il tutto parte da una misteriosa epidemia capace di tramutare tutti gli abitanti della capitale del Regno Unito in altrettanti non morti, bramosi di cibarsi delle carni dei vivi? Davvero pensate che ci possa essere una spiegazione differente al proliferare indiscriminato di deambulanti ammassi putrescenti ? Ecco, visto che non ho voglia di offendere la vostra intelligenza eviterò dirlo, tanto sapete già che è così. Ed in questa Londra che ricorda in parte quella ammirata in 28 Giorni Dopo che si muove il nostro protagonista, uno dei tanti che, richiamato all’interno di una stazione della metropolitana dal misterioso Prepper, dovrà svolgere una serie di incarichi che lo porteranno a gironzolare per la metropoli inglese. Almeno finché la sua morbida carne non entrerà sin troppo in contatto con le bramose fauci di un morto vivente. Sono stato sin troppo sintetico? Bene, tanto anche Zombi non è che faccia molto per chiarire il setting in cui l’avventura è ambientata: la trama è quanto mai abbozzata e gli stessi compiti che dovremo svolgere saranno concatenati tra di loro apparentemente privi di una logica di fondo, lasciando al giocatore il compito di fare luce sulle vicende principalemente tramite alcuni documenti disseminati per l’area di gioco. Va bene voler gettare il player direttamente inmedias res evitando fastidiosi spiegoni, un po’ alla Cloverfield, ma vista l’atmosfera comunque interessante (a dispetto di un espediente narrativo più che abusato) un approccio differente avrebbe dimostrato una maggiore cura da parte del team. Certo, può essere anche una specifica scelta di design, ma demandare la maggior parte dei retroscena unicamente alla curiosità esplorativa del giocatore appare quanto mai crudele.

Interazione mancata

Ovviamente il gameplay di Zombi ricalca pedissequamente quello già apprezzato sulla macchina Nintendo. Gireremo per Londra in prima persona, in cerca di oggetti, centraline da scansionare al fine di hackerare le mappe delle varie aree e scorciatoie utili per raggiungere incolumi le diverse zone della città. Dovremo farci strada tra le fila dei non morti potendo contare unicamente su di un paio di armi bianche, pochissime bocche da fuoco alimentate da una scarsa quantità di proiettili e risorse mediche non sempre abbondanti. Farete però bene a non affezionarvi troppo al vostro avatar, dato che in caso di morte, invece del classico game over, ci troveremo a controllare un nuovo sopravvissuto che dovrà prima di tutto raggiungere e uccidere il precedente eroe, al fine di recuperare tutto l’equipaggiamento raccolto. Gli espedienti messi in atto in questa conversione per sopperire all’assenza del Gamepad di Wii U si sono, alla fine dei fatti, rivelati comunque funzionali all’esperienza, anche se hanno brutalmente gettato alle ortiche quelli che erano, senza dubbio alcuni, gli elementi salienti della prima incarnazione di Zombi. Un tasto servirà a richiamare a schermo lo zaino, il quale andrà a coprire quasi interamente lo schermo di gioco, mentre il radar sarà sempre visibile, relegato nell’angolo basso dello schermo. La scansione degli ambienti, invece, sarà regolata dalla pressione del dorsale sinistro: dite quindi addio ai crampi alle braccia dovuti al sollevamento del Gamepad! Mah. Insomma, tutto funziona come avrebbe funzionato in qualunque altro survival, peccato che ciò abbia anche fatto scemare quel senso di immedesimazione che aveva reso così particolare il debutto di Zombi. Prendiamo un gioco come Rock Band: in fondo è solo un banale rythm game mascherato da simulatore musicale, un genere che sin dalla notte dei tempi avrebbe potuto essere tranquillamente gestito dal pad, annullando però il senso di sospensione dell’incredulità scaturito dal fingere di suonare sul serio. Siamo sicuri che se le note degli AC/DC fossero state relegate alla semplice pressione di un pulsante il successo del titolo sarebbe stato il medesimo? E qua mi viene proprio da infuriarmi con Sony e Microsoft, che sin dall’annuncio delle due console si sono vantate della loro interazione con smartphone, tablet e, nel caso di PS4, PS Vita: sarebbe stato così dispendioso convincere Ubisoft ad adattare l’esperienza di gioco anche a questi dispositivi?

Presto che è tardi!

Onestamente mi sarei aspettato una maggiore cure nella realizzazione di questo porting. Certo, visto il prezzo di vendita (€ 19,99) sarebbe stato assurdo aspettarsi un lavoro simile a quello fatto recentemente con il primo capitolo di Gears of War, ma una conversione così approssimativa appare comunque fuori luogo. Il restiling operato da Ubisoft non fa nulla per mascherare la già non eccellente qualità tecnica del gioco, anzi sotto certi aspetti riesce a fare anche peggio di quanto visto in origine: non sono difatti rari degli incomprensibili ed evidenti cali di frame rate, che si verificano puntuali quando un numero troppo elevato di non morti invade lo schermo. Decisamente ingiustificabili se si parla di Xbox One e PS4.

Dopo aver giocato alla versione Xbox One di Zombi non riesco a togliermi dalla testa l’idea che questo porting, più di tanti altri, sia stato realizzato unicamente in virtù del modesto appeal commerciale di Wii U. La sensazione che tutto sia stato imbastito frettolosamente per fare cassa, alla luce di uno scarso successo di vendite dell’incarnazione originale del gioco, è troppo forte, evidenziata da una pochezza tecnica capace di far rimpiangere l’impatto primario. Sopra ad ogni cosa spicca l’assenza dell’interazione con il Gamepad, capace di rendere unico l’approccio con Zombi che adesso, oltre alla U, ha perso anche la sua identità, finendo con il divenire un semplice survival senza infamia e senza lode.