Recensioni

Recensione Yakuza 0

di: Simone Cantini

Io a Nagoshi voglio proprio bene, davvero. E non perché mi abbia regalato uno dei TPS più divertenti della passata generazione, quel Binary Domain di cui mi auguro da anni (invano) un degno seguito. Al buon Toshihiro sono particolarmente affezionato per il suo essere così squisitamente nipponico. Ok, visto che parliamo di un game designer giapponese l’impegno da lui profuso in tale direzione è quanto mai minimale, ma la cosa positiva è che questo suo legame genetico con il proprio territorio sia riuscito a sconfinare in maniera preponderante anche all’interno della sua produzione videoludica. E giunti a questo punto del discorso è evidente come nel mio cuore sia tatuato il dragone che campeggia sulle spalle di Kazuma Kiryu, le cui origini sono finalmente narrate in questo Yakuza 0.

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Kamurocho Lullaby

Anno 1988, Kamurocho. In una deserta zona attualmente in costruzione assistiamo ad un brutale pestaggio ad opera di un giovane yakuza, non ancora divenuto il Drago di Dojima che tutti abbiamo imparato a conoscere. Capita, quando si pestano i piedi ad uno strozzino privo di scrupoli, di venire amorevolmente coccolati a suon di pugni. Un’operazione di semplice routine per il nostro Kazuma, che ben presto finirà per tramutarsi in una trappola, sia per lui che (soprattutto) per colui che lo accudì come un padre quando si presentò, orfano, alle porte dell’orfanotrofio Sunshine: si tratta di Shintaro Kazama, membro del potente clan Dojima e individuo alle cui dipendenze si trova a “lavorare” Kiryu e che ora rischia di essere disonorato proprio a causa del suo rampollo. L’onore è tutto per un giapponese, figuriamoci per un ragazzo tutto d’un pezzo come il nostro protagonista che, per venire a capo della vicenda e non infangare il nome della famiglia Dojima, si fa espellere dall’organizzazione ed inizia una caccia all’uomo solitaria. Contemporaneamente ad Osaka il bizzarro Goro Majima si ritrova a gestire l’hostess club più famoso della citta, ma dovrà anche lui scendere ben presto a patti con il proprio passato, prendere il pieno controllo del suo presente ed iniziare un solitaria lotta contro i suoi vecchi alleati. A tratti inutilmente verbosa e prolissa, ricca di quegli stereotipi tipicamente nipponici in grado di mandare in sollucchero i fan incalliti, ma anche dannatamente complessa ed intrigante, la trama di Yakuza 0 si articola per la maggior parte della sua durata in due tronconi ben distinti, apparentemente destinati a correre paralleli ma che finiranno per intrecciarsi in maniera indissolubile. D’altronde il rapporto che c’è tra Kiryu e Majima è noto a tutti gli aficionados della saga e questo ottimo prequel non è altro che un pretesto utile a conoscere gli antefatti che li riguardano. Sarà l’occasione per approfondire (o iniziare) la conoscenza di un cast di personaggi quanto mai sfaccettato e complesso, tratteggiato in maniera che in alcuni frangenti sfiora il maniacale. Seppur mossi da ideali che potrebbero apparire quanto mai bizzarri e controversi agli occhi dei giocatori occidentali, sarà davvero difficile non stabilire un legame empatico con i nostri due protagonisti e vivere in maniera passiva le loro peripezie.

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Questione di stile

Considerato sin troppe volte in maniera errata il GTA nipponico, Yakuza 0 ripropone ancora una volta, pur con qualche interessante variante, il gamplay classico della serie. Non ci troveremo al cospetto di un corposo free roaming, bensì ad un complesso e sfaccettato brawler infarcito di elementi ruolistici, a cui faranno da corollario un florilegio di attività collaterali secondarie di tutto rispetto. Il fulcro principale dell’azione verterà attorno a combattimenti corpo a corpo, in cui ognuno dei due personaggi giocabili potrà alternare i tre stili di combattimento unici in suo possesso. Kiryu potrà contare sul Brawler, la modalità base a cui siamo da anni abituati, caratterizzata da un potenza bilanciata e da una estrema versatilità. Rush, invece, punterà tutto sulla velocità di esecuzione dei colpi e sulle schivate, mentre Beast renderà Kiryu una selvaggia macchina da guerra capace di sfruttare in maniera ancor più devastante gli oggetti che troverà sul suo cammino. Dal canto suo Majima potrà alternare il basilare stile Thug al coreografico Breaker che, tra una capriola ed un passo di danza, ci trasformerà in novelli Eddie Gordo. Chiude il trittico lo Slugger, incentrato sull’utilizzo di armi corpo a corpo. Dotati ognuno di un proprio skill tree utile a sbloccare nuove mosse, oltre a potenziare le caratteristiche dei due lottatori, i vari stili richiederanno denaro sonante per essere sviluppati in maniera efficace, andando quindi a soppiantare la classica crescita legata ai punti esperienza e legando la progressione all’accumulo di denaro. Questo potrà essere guadagnato affrontando i vari NPC sparsi per le mappe di gioco, oppure sfruttando gli elementi gestionali inseriti appositamente in questo Yakuza 0. Giunti ad un certo punto della trama, difatti, Kiryu potrà intraprendere una remunerativa carriera immobiliare, comperando ed affittando immobili al fine di rimpinguare il conto in banca. Majina, dal canto suo, potrà ampliare la propria attività imprenditoriale prendendo in gestione un nuovo hostess club, che dovrà popolare di avvenenti ragazze per massimizzare i guadagni. Ovviamente, non vivendo di sola furia bellica, gli Yen guadagnati potranno essere sperperati nelle attività ricreative più disparate: karaoke, sfide di ballo, bowling, batting center, gare di mini 4WD, freccette e tanto altro potrebbero ritagliarsi uno spazio importante all’interno di questa succosa esperienza, soprattutto in virtù della cura con cui sono state riprodotti. Se poi siete dei retrogamer incalliti, vi farà senza dubbio piacere sapere che all’interno delle varie sale giochi presenti nell’area di gioco, ovviamente targate SEGA, sarà possibile giocare alle versioni originali di classici come Out Run, Supe Hang-On e Space Harrier. Di cose da fare in Yakuza 0 ve ne sono parecchie e pur non stravolgendo la formula classica, ma limitandosi a limarne e migliorarne alcuni aspetti, il counter delle ore necessarie a stancarvi potrebbe tranquillamente sforare le 50 ore, ovviamente tendo conto anche delle numerose subquest di cui il titolo è infarcito. Appare però evidente che, nonostante l’impegno profuso da Nagoshi ed il suo team, la serie inizi oramai a scricchiolare sotto il peso degli anni e a mostrare il segno evidente del rinnovamento promesso da Yakuza 6 (che da noi arriverà tra un anno esatto).

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Sospeso tra due mondi

Questa fase di stanca è palesemente avvertibile anche sotto il profilo tecnico, soprattutto considerando come il titolo in questione sia un prodotto che in patria ha visto la luce sia su PS3 che su PS4. I compromessi dovuto alla sua natura crossgenerazionale sono evidenti, ma bisogna comunque riconoscere come il team abbia svolto un lavoro di ripulitura ed affinamento eccellente nel confezionare la versione più perfomrante. La messa in scena è coloratissima e ricca di dettagli, capace di trasmettere in maniera efficace suoni ed immagini in cui è realmente possibile imbattersi sul suolo nipponico. Stona, pur al netto dei suoi limiti, la presenza di tearing ed un marcato pop up di elementi architettonici ed umani, almeno su PS4 liscia. La resa dei personaggi principali è invece ottima, con una realizzazione dei volti e delle espressioni facciali che va a migliorare ulteriormente i già impressionanti risultati a cui la serie ci ha abituato. Certo, permangono ancora alcune animazioni un po’ legnose ed una cura nella realizzazione degli NPC secondari non proprio al top, ma data la già citata natura bivalente di Yakuza 0 non ci possiamo lamentare più di tanto. Come è impossibile criticare il lavoro svolto in sede di doppiaggio, ovviamente in lingua giapponese, capace di rendere ancora più vivi e sfaccettati i vari personaggi.

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Yakuza 0 non sarà magari il capitolo migliore e più coraggioso della saga, ma rappresenta senza dubbio un titolo da consigliare ai fan incalliti come a tutti coloro che hanno sempre desiderato approcciarsi al brand, ma non avevano mai trovato il momento giusto. Data la sua natura di prequel, difatti, il lavoro di Nagoshi si figura come il modo migliore per calarsi all’interno di questa interessante realtà videoludica, ma anche come un valido strumento utile per approfondire la nostra conoscenza di alcuni personaggi divenuti oramai iconici. Peccato solo per la sua eccessiva verbosità (anche più accentuata del solito) , soprattutto nelle battute iniziali dell’avventura, che potrebbe spaventare e spazientire e per un gameplay che nonostante le novità apportate inizia a mostrare il peso degli anni. Pur al netto di queste evidenti criticità, Yakuza 0 saprà intrattenere e divertire in un modo intrigante e per certi aspetti decisamente originale.