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Recensione Warp: storia di un alieno di nome Zero

Warp atterra con i suoi rompicapo su Xbox Live Arcade. Nei panni di un extraterrestre dovete trovare il modo di abbandonare il laboratorio in cui siete tenuti prigionieri. Impersonerete un tenero ostaggio o un concentrato di cattiveria assetato di vendetta?

di: king_lizard

Chi siamo? Dove andiamo? Siamo soli nell’universo? Ma soprattutto, come sarà l’alieno della porta accanto? Il team Trapdoor ed Electronic Arts ci propongono un nuovo scenario in Warp, il cui protagonista unisce nel design la dolcezza di un Gremlin all’istinto spietato di un Predator. Trascinato controvoglia su Xbox Live Arcade, Zero, questo il nome della creatura, farà di tutto per ritornarsene sul proprio pianeta, giacché l’essere umano, quando ci si mette, sa essere più insopportabile di una donna nei suoi “giorni no”.

Al diavolo la telefonata a casa, io me ne vado

Non crediate di essere gli unici a voler restare per conto proprio sperando che nessuna razza aliena ostile disintegri la Casa Bianca con un raggio laser. Immaginate di essere un piccolo, tenero extraterrestre sul pianeta madre che viene rapito da un team di scienziati per essere esaminato, torturato e relegato in un oscuro laboratorio.

Questo è quanto ci viene illustrato nei primi attimi di gioco, abbastanza da far crescere la voglia di evadere e l’odio verso i propri carcerieri. Vi risveglierete tra pareti di vetro, sotto l’occhio vigile della gaia scienza che metterà alla prova la vostra intelligenza con una serie di test di scarsa rilevanza, infatti ciò che si propone come un breve tutorial vi servirà semplicemente a “familiarizzare” con la levetta analogica (come se ce ne fosse bisogno). La situazione si fa decisamente più interessante quando, nel bel mezzo dei test, riuscirete a sbloccare parzialmente i vostri poteri riappropriandovi di un monile circolare. Da qui in poi sarete in grado di teletrasportarvi a breve distanza, superando pareti sottili, precipizi e laser, nonché di entrare fisicamente in oggetti ed esseri viventi per stordirli o farli esplodere dall’interno. Eh sì, starà a voi decidere se vendicarvi nel più divertente dei modi oppure avere pietà della razza umana e lasciare in vita i vostri nemici. Se tale scelta morale potrà costarvi qualcosina in termini di divertimento, sarete ripagati, però, da un finale diverso. In più avrete la magra consolazione di non essere gli unici prigionieri, sin dall’inizio verrete contattati da una creatura con capacità telepatiche che sarà la vostra guida spirituale all’interno del gioco, fornendovi informazioni utili sugli obiettivi e sui poteri che andrete ad implementare proseguendo nel gioco. Dunque schivate i laser come il più abile dei Tom Cruise in Mission Impossible, nascondetevi all’occhio delle guardie con la furtività di Solid Snake e freddate gli scienziati prima che possano attivare l’allarme. La componente stealth, seppur minima, si integra alla perfezione con i rompicapo del gioco, rendendo Warp un ibrido ben riuscito.

Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a collezionare

La vera natura puzzle non la si percepisce a fondo nell’avventura principale, dove gli enigmi sono piuttosto semplici, tuttavia, per i più audaci, sono disponibili una dozzina di sfide da sbloccare che aumentano decisamente il livello di difficoltà. Conquistando la medaglia d’oro verrete premiati con un tot numero di Grub, una sorta di molluschi spaziali che rappresentano la moneta di scambio nonché uno degli aspetti collectible del gioco. Gli stessi, infatti, sono ritrovabili durante la campagna in alcune stanze, magari raggiungibili solo dopo aver ottenuto una certa abilità. Infine, tramite dei terminali, potrete investirli per potenziare le vostre capacità, ma ponderate bene sugli acquisti poiché saranno definitivi. Peccato che lo skills tree a nostra disposizione non sia molto ramificato, a tale proposito sarebbe stato meglio aumentare i Grub in circolazione e, di riflesso, anche le abilità. Il backtracking, assolutamente necessario sia nel portare a termine l’avventura che per collezionare tutti gli oggetti, non è mai pesante, anche perchè spesso vi porterà ad accedere ad aree prima inesplorate. L’unico tallone d’Achille che mina la giocabilità del titolo è l’imprecisione del teletrasporto, o meglio la difficoltà nel gestirlo quando si ha poco spazio a disposizione. Il punto di arrivo vi viene indicato sullo schermo con un pallino e, ipotizzando di doversi teletrasportare tra due raggi laser ravvicinati, sarà difficile calibrare l’azione al millimetro per evitare di essere stecchiti da una torretta, motivo per cui dovrete affidarvi alla fortuna. Il fastidio, poi, si dilunga nei tempi di caricamento tra una morte e l’altra, giacché vi capiterà di morire più in fretta di quanto ci abbia impiegato il gioco a caricare il tutto. A parte ciò, l’Unreal Engine ci impacchetta Warp in una grafica pulita (forse un po’ troppo in termini di texture, ndr) ed ambienti ricchi di elementi, ma è un peccato che dall’inizio alla fine vengano riproposte sempre le stesse location. L’inquadratura dall’alto è una manna dal cielo, vi risparmierà l’insorgere di emicranie ed il senso di disorientamento palpabile in Portal, il titolo della Valve. Le schermate dei vari menù sono accattivanti pur essendo molto semplici, mentre la tenerezza di Zero svanisce nel vederlo sventrare i nemici in laghi di sangue.

Il comparto sonoro è decisamente meno entusiasmante, per non dire inesistente, infatti potremo apprezzare poca roba oltre agli effetti sonori e qualche battuta delle guardie. Talvolta pare che affiori una melodia di sottofondo nei momenti più concitati di gioco, ma resta totalmente nell’anonimato, lasciando spazio alle voci meccaniche degli umani (sembra che sia un esercito di Robocop, ndr) ed ai versi dell’alieno.

Non resisterete ai suoi occhioni!

Warp è sicuramente uno di quei titoli con tanti pregi e pochissimi difetti. Lo rigiocherete per migliorare nelle sfide, per collezionare tutti gli oggetti, per il finale alternativo, insomma… lo rigiocherete. Pur trattandosi di un puzzle game condito di stealth, forse sarà apprezzato dai fan meno avvezzi al genere per la sua versatilità. Anche se totalmente in inglese, il nostro consiglio è quello di provarlo prima che faccia ritorno al pianeta madre.