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Recensione Trials of Mana

di: Marco Licandro

Torna, dopo 25 anni, il remake di una saga incredibilmente cara ai giocatori di JRPG. Parliamo di Trials of Mana, prodotto originariamente da Square (non Enix), ed uscita nel 1995 su Snes. Square-Enix porta il titolo in glorioso HD, riproponendolo con un gameplay più contemporaneo ed una grafica più attuale. Vediamolo insieme.

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Più che una trama

Iniziamo parlando del titolo, visto che non tutti sanno che Trials of Mana è il seguito di Secret of Mana, rilasciato nel 1993, ed il terzo capitolo della saga del Mana. A differenza di capitoli più lineari, la trama di Trials è vagamente più articolata, visto che i personaggi principali saranno ben sei, ognuno con un suo passato ed una missione, e a seconda della selezione che faremo, scopriremo tre diverse storylines. Esatto, ad inizio gioco dovremo scegliere un personaggio principale e due secondari da accompagnarci, e questo cambierà drasticamente il tipo di esperienza che proveremo, ma di questo parliamone tra poco.

Senza andare troppo nel dettaglio, la dea del mana, una fonte di energia, ha forgiato una spada e sconfitto i nemici che minacciavano il mondo. Imprigionati essi, e rimasta senza energie, la dea diventa un albero e sprofonda in un sonno eterno. Tuttavia la pace non dura a lungo visto che il mana inizia a mancare, con il rischio che i mostri imprigionati vengano rilasciati nuovamente nel mondo. È così che una delle fate protettrici del mana troverà il nostro protagonista e ci incaricherà questa difficile missione per salvare il mondo.

Come iniziare?

Abbiamo quindi sei personaggi a disposizione, e dovremo scegliere uno principale e due secondari. Avendo ognuno di essi la loro sottotrama, questo significa che in totale dovremo rigiocare il titolo svariate volte per scoprire tutto quello che il mondo di gioco ha da offrire. Pensate di trovarvi a rilasciare un titolo uscito un quarto di secolo fa! Tenendo questo in mente, dovremo quindi selezionare i nostri personaggi che, aspettate e udite, sbloccheranno trame separate di gioco e sconfiggeranno nemici differenti a seconda della relazione con la sottotrama del personaggio che sceglieremo. Non solo, vi sono anche alcune affinità tra personaggi, che riveleranno nuove scene ed intermezzi se questi verranno scelti in coppia come personaggio principale e primo personaggio secondario. Confusi? Non vi biasimo. Ma questo significa che ne avrete da giocare, e visto che questa recensione è, al solito, priva di spoiler vi consiglio di fare un po’ di ricerca ancor prima di iniziare a giocare, così da scoprire il massimo che il gioco ha da offrire con il minor numero possibile di replay.

1995 – 2020

Pensate di trovarvi a rilasciare un titolo uscito un quarto di secolo fa! Quante difficoltà che  potrebbero presentarsi, in particolare considerando che il titolo originale è un JRPG con visuale dall’alto, che permette oltretutto un multiplayer locale così da controllare due personaggi allo stesso tempo. Beh, Square Enix ha deciso di semplificare le cose su questo fronte e rimuovere sin da subito il multiplayer. La ragione è principalmente legata alla nuova visuale in terza persona, che al contrario della classica dall’alto richiederebbe quindi uno schermo condiviso o almeno la possibilità di giocare in rete. Scelte non impossibili, ma che comunque sono stata scartate, a somma delusione per chi sperava di giocare in multiplayer con i propri amici. La visuale in terza persona è parte di un cambiamento grafico massiccio, simile a quello visto nei remake per DS e 3DS dei primi Final Fantasy, ma con personaggi animati e caratterizzati piuttosto che figure chibi. vi sono anche alcune affinità tra personaggi, che riveleranno nuove scene ed intermezzi se questi verranno scelti in coppia I combattimenti rimangono action, mantenendo intatta la volontà del titolo originale, offrendo azione in tempo reale ed abilità extra, assieme a combo letali ed attacchi caricati, così da rompere le barriere nemiche. Essendo i sei personaggi di diversa classe, ed ognuno con i suoi attacchi, scegliere attentamente con chi giocare ne influenza il gameplay, offrendo una difficoltà diversa al giocatore in base al tipo di personaggio e supporto scelti. Gli ambienti di gioco, poi, saranno al contempo ricchi di dettagli e facilmente esplorabili, essendo questi divisi in piccole mappe circondate da muri invisibili, dove le interazioni si contano sulle dita di una mano ed il restante sono gusci vuoti, npc dal dialogo semplice, e svariati oggetti collezionabili sparsi e nascosti per il terreno.

Traiamo le somme

Trials of Mana è un ottimo remake di un titolo amato dai fan, ed il lavoro svolto per riproporlo in HD è più che buono, pur non sfoggiando un comparto grafico eccellente e sembrando a tratti semplicistico, scelta probabilmente sia stilistica che dovuta al budget scelto. Grazie all’intrinseca complessità del titolo, la rigiocabilità è alta, e sprona il giocatore a concludere il titolo più volte nelle 25-30 ore necessarie per arrivare alla conclusione. Da citare vi è il doppiaggio Inglese che si rivela purtroppo pessimo, donando zero carattere ai personaggi e spingendoci a superare i dialoghi rapidamente, o meglio cambiando la lingua in Giapponese pur di non ascoltare la tremenda interpretazione. Un titolo senz’altro valido che apprezzeranno i fan, ma chi non ha giocato il titolo originale potrebbe rimanere un po’ freddo nell’insieme.