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Recensione Tokyo Mirage Session

di: Marco Licandro

Se vi è mai successo di riascoltare una vecchia canzone, e tutto ad un tratto ritornare indietro nel tempo, avvolti dalle sensazioni del passato e dalle emozioni provate in quel tempo, sapete benissimo anche voi quanto sia grande il potere della musica. Essa trasmette emozioni, messaggi, e riesce a comunicare in maniera universale e senza barriere. In questo nuovo RPG sviluppato da Atlus, i cittadini di Tokyo saranno tutti ina grave pericolo, e saranno dei semplici ragazzi a capovolgere la situazione, grazie a coraggio, sentimento, ed una grande passione musicale, in un gioco che unisce i personaggi di Fire Emblem e Shin Megami Tensei in un’armonia di combattimenti e storie di vita. Questo è Tokyo Mirage Session.

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Introduzione

Nell’universo Giapponese, i cantanti J-Pop spopolano per vari motivi. Diventare un cantante di successo significa svariate ore di allenamento giornaliero, ed immensi sacrifici, pur sapendo di poter fallire da un momento all’altro scoprendo di non avere le qualità ed il talento necessari per sfondare. Questo lo sa bene Tsubasa Oribe, famosa per aver avuto una sorella famosa nell’ambiente, poi letteralmente scomparsa nel nulla assieme ad un’intera folla di persone durante un concerto. Nonostante questo, Tsubasa ha un sogno: quello di toccare le persone con la propria musica, dando forza e felicità solo tramite la propria voce, ma questo sogno sembra avere vita breve dal momento in cui viene rapita da esseri comparsi dal nulla e trascinata in un’altra dimensione. Avendo assistito all’atto, Itsuki, il personaggio principale, si ritroverà ad affrontare i Mirage, questo il nome dei sinistri nemici, nella speranza di recuperare la sua amica. Il cammino lo porterà a purificare alcuni di questi Mirage, Chrom e Caeda, i quali una volta riacquistata la propria identità decideranno volontariamente di condividere la propria forza, creando così un’unione con gli esseri umani chiamata Mirage Master. Questa unione è incredibilmente positiva dal momento che i Mirage Master possono avvalersi del Performa come fonte energetica, la quale viene scagionata automaticamente da alcuni individui umani, in particolar modo quelli che hanno le forze e la passione di entrare nel mondo dello spettacolo. Diversi nemici entreranno in gioco d’ora in poi, con un piano d’azione sconosciuto, e non basteranno Itsuki e Tsubasa per batterli. Dovranno infatti allargare i contatti, trovare nuovi compagni di avventura e collaborare per riuscire a porre fine alla minaccia che affligge Tokyo.

Jam Session

La giocabilità è quella di un classico JRPG a turni. Avremo quindi tutto il tempo a disposizione per decidere la tipologia di attacco, abilità, oggetto da utilizzare, o se tentare la non proprio coraggiosa ma a volte necessaria fuga tattica. La parte divertente dei combattimenti sta nelle Session, che sono delle vere e proprie combo attuate da due o più personaggi. Esse vengono automaticamente attivate nel momento in cui il primo personaggio attiverà un’abilità corrispondente alla Session del secondo. Se queste combaciano, all’attivare della prima, il secondo entrerà automaticamente in campo con un attacco gratuito. Questo attacco può essere un’altra abilità, la quale può a sua volta combaciare con la Session di un terzo personaggio, ed è così che anche il terzo si avvalerà della Session e attaccherà il nemico, spesso uccidendolo prima ancora che questa finisca e generando così una Overkill. La parte non divertente sta invece… nelle Session. Sì, capisco che questo potrebbe generare confusione avendo detto poco prima di essere invece la parte divertente, ma capirete che se il nemico si può avvalere della stessa funzione tattica con i suoi minions, allora diventa un’arma a doppio taglio. Fortunatamente, da buon RPG che si rispetti, avremo a disposizione armi, armature e anelli, che andranno a migliorare le nostre statistiche. Sconfiggendo nemici potremo anche trovare alcuni oggetti, o elementi, che se composti, con le giuste quantità, potranno fondersi a mo’ di ingrediente alchemico eseguendo un Performa, il quale genererà nuove armi o abilità uniche.

Le note forti

Caratteristica del titolo sarà poi Topic, il social network che renderà unico il nostro Wii Gamepad, mettendoci in contatto con i personaggi di gioco così come faremmo per normali messaggi, a volte anche lasciandoci scegliere come rispondere. Esso sarà inoltre adatto per vedere le missioni attuali, restare informati sullo stato dei Performa, e ovviamente utile per visualizzare la mappa.

Lo stile grafico è molto interessante, coloratissimo e caratteristico, e coinvolge anche il level design, che seppur scarno e poco originale, riesce comunque a trasmettere un forte impatto visivo. Il fattore performance dei cantanti si rivela specialmente nei combattimenti, dove il campo sarà in realtà trasformato in una sorta di palco da concerto, con in tribuna strani esseri indecifrabili mischiati insieme a mo’ di texture. Tutti i personaggi che non siano quelli principali, salvo rari npg, sono privi di caratterizzazione grafica. Essi saranno infatti ridotti ad una semplice silhouette, neanche troppo precisa, spesso coloratissima e appariscente. Un’ottima trovata allo stile “lazy” Giapponese, che evita il più possibile di utilizzare anche un singolo frame di troppo peccando spesso e volentieri sulle animazioni, ma riuscendo in qualche modo a dar carattere al gioco.

Le note deboli

Ovviamente non è tutto oro quel che luccica, in quanto la mancanza di animazioni abbatte spesso il quarto muro, facendo sentire il giocatore parte di un mondo finto e privo di vita, sensazione accentuata dal level design il quale mostra delle sezioni del livello già di per sé poco ampie, per poi adornarle da muri invisibili e collegamenti tra micro aree tramite pressione del pulsante. Una volta entrati nella Idolosfera, questa la realtà parallela dove proliferano i Mirage, sebbene i combattimenti non siano casuali lo sarà invece l’apparizione dei nemici, spesso in maniera costante e snervante. L’Idolosfera è sostanzialmente composta da semplici corridoi squadrati, divisi in vari piani raggiungibili da scale o piattaforme, ma in alcuni casi vi saranno dei puzzle che richiederanno logica e/o diversi tentativi, ed i continui combattimenti andranno semplicemente a far perdere le staffe al giocatore, che dopo l’ennesimo combattimento tenterà disperatamente di evitarli colpendoli prima che questi lo agguantino e fuggendo via il più lontano possibile.

Le domande su cosa pensassero gli sviluppatori Atlus quando invece crearono i Mirage dal mantello nero spopoleranno nella mente di tutti i giocatori, dal momento in cui i Black Mirage saranno molto, molto più letali del giocatore, a qualunque livello esso sia, e lasciando come unica scelta quella di fuggire o morire. Spesso, purtroppo, la via di fuga non andrà a buon fine, secondo dei motivi ancora sconosciuti, portando il vostro personaggio a muoversi ma poi rimanere impalato sul posto, così da poter abbracciare la raffica letale di Sessions dall’avversario, seguito dal conseguente Game Over e schermata principale, la quale oltretutto accetterà solo savepoints manuali, in quanto i checkpoints non esistono.

Ricapitolazione

Come abbiamo appena visto, vi saranno alcune scelte di gioco da parte degli sviluppatori atte al fare infuriare al giocatore, mettendolo di fronte a combattimenti casuali dove le chance di perdere sono molto alte. Questo, unito a puzzle dungeons non proprio intuitivi, e avrete così un’idea generale sul volere di Atlus nel punire i protagonisti, senza apparente motivazione. Nonostante queste pecche di giocabilità, ed uno stile che non innova e tende più che altro a riproporre quanto ormai già visto, Tokyo Mirage Session riesce comunque a dare quel qualcosa che ci spinge a continuare. Sarà il potere del racconto, unito ad intermezzi in stile anime, e le diverse missioni secondarie che spingono i personaggi a vivere anche le loro vite, oltre che proseguire esclusivamente con la loro missione principale. Comunque sia il titolo riesce a divertire, con tutte le sue stranezze e frustrazioni di gameplay, garantendo un alto livello di sfida e tanta musica j-pop.