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Recensione Tales from the Borderlands

Siamo arrivati al finale di Tales from the Borderlands. Ci siamo avvicinati a questa serie con tanti dubbi e perplessità che sono stati poi sciolti dopo il primissimo episodio. Sin dal season premiere infatti Tales from the Borderlands ha dimostrato la bravura di TellTale Games di saper catturare lo spirito di una serie e di riproporlo a suo modo. In questa recensione preferiamo non fare spoiler sul quinto e ultimo episodio, ma semplicemente ci limitiamo a tirare le somme sull'intera serie.

di: Luca Saati

Siamo arrivati al finale di Tales from the Borderlands. Ci siamo avvicinati a questa serie con tanti dubbi e perplessità che sono stati poi sciolti dopo il primissimo episodio. Sin dal season premiere infatti Tales from the Borderlands ha dimostrato la bravura di TellTale Games di saper catturare lo spirito di una serie e di riproporlo a suo modo. In questa recensione preferiamo non fare spoiler sul quinto e ultimo episodio, ma semplicemente ci limitiamo a tirare le somme sull’intera serie.

Cronache da Pandora

Non c’è un Borderlands senza una caccia al tesoro. Tales from the Borderlands resta quindi fedele alla premessa classica della serie proponendoci una serie di personaggi ben caratterizzati. Da una parte abbiamo Rhys, uno dei possibili successori di Jack il Bello come capo dell’Hyperion, accompagnato dal suo migliore amico Vaughn, dall’altra l’artista da strada Fiona accompagnata dalla sorella Sasha. Le strade di questi personaggi (il giocatore controlla a turno Rhys e Fiona) finiranno per incrociarsi andando alla scoperta del Gortys Project e del suo segreto. La storia viene raccontata tramite dei flashback, nel presente infatti troviamo i nostri due protagonisti imprigionati da un misterioso individuo la cui identità viene scoperta solo nell’ultimo episodio in uno dei colpi di scena meglio orchestrati in assoluto dai ragazzi di TellTale Games. Non possono mancare vecchie conoscenze per i fan della serie creata da Gearbox come Zer0, Athena e Scooter, più una serie di nemesi (alcuni sopra le righe) pronte a tutto pur di scoprire i segreti che si celano nella cripta.
La storia di Tales from the Borderlands rapisce il giocatore con il suo ritmo, lo emoziona, lo commuove, ma soprattutto lo diverte grazie alle numerose gag e citazioni che da sempre caratterizzano lo stile della serie ambientata su Pandora. I colpi di scena non mancano e alla fine dell’ultimo episodio arriviamo con le risposte a tutti gli interrogativi posti nel corso delle puntate precedenti. Viene giusto lasciato aperto uno spiraglio a una possibile seconda stagione, o perchè no a Borderlands 3. Dobbiamo infatti ricordare che la storia di Tales from the Borderlands si integra alla perfezione con la linea narrativa della serie essendo ambientata dopo gli eventi del secondo capitolo e già sogniamo di rivedere alcuni di questi personaggi far parte della selezione di cacciatori della cripta in Borderlands 3 (chi ha giocato tutti e cinque gli episodi probabilmente avrà già capito a chi ci riferiamo).
Se poi qualcuno non ha ancora capito di trovarsi in Borderlands, a ricordarglielo troviamo quei fermo immagini quando si incontra un nuovo personaggio con il suo nome accompagnato da un sottotitolo. E non dimentichiamoci poi degli spettacolari titoli di testa che ci introducono a ogni episodio. Infine lo stile grafico riprende il tipico cel-shading che caratterizza la serie Borderlands. Ottimo è anche il comparto sonoro con musiche ispirate (quelle scelte per i titoli di testa le canticchiamo tutt’ora) e un doppiaggio in inglese di alto livello.
Dove Tales from the Borderlands si distacca dalla serie principale è nella formula di gameplay. Non ci troviamo infatti dinanzi a un FPS ma a una tipica avventura di TellTale Games ricca di quick time event e dialoghi da affrontare. Ammettiamo che per l’occasione ci sarebbe piaciuta una modifica a questa struttura con scene di azione più strutturate. Senza anticiparvi nulla, citiamo solo il combattimento finale che è tanto spettacolare e divertente da vedere che la voglia di avere il controllo al 100% dell’azione è davvero tanta. Non bastano neanche le abilità speciali dei due protagonisti a donare un po’ più di profondità al gameplay. Fiona ha dei soldi da investire per acquistare oggetti di vario, mentre Rhys può sfruttare il suo occhio cybernetico per analizzare gli elementi dello scenario. Queste due peculiarità non vengono mai sfruttate come si deve lasciandoci un pizzico di amaro in bocca. Dopo diverse avventure grafiche con il medesimo gameplay, ci piacerebbe insomma vedere gli sviluppatori osare un pochino di più imboccando strade a loro sconosciute. Che sia chiaro, questa formula di gioco che si mette somma i fan di TellTale Games funziona ancora e i fan si troveranno a proprio agio. Allo stesso tempo però chi detesta questo sistema non cambierà certamente idea in quest’occasione.

Commento finale

Pur presentando una struttura di gioco anomala per i fan della serie creata da Gearbox e fin troppo standard per i fan di TellTale, Tales from the Borderlands è un Borderlands a tutti gli effetti e si incastra alla perfezione nella linea narrativa del franchise. Ci siamo affezionati ai suoi personaggi, ci siamo emozionati, commossi, divertiti e esaltati durante i cinque episodi. Non vediamo l’ora di scoprire cosa ci aspetta nel futuro di Borderlands. Ci sarà prima una seconda stagione dell’avventura grafica o si passerà direttamente a Borderlands 3? In quest’ultimo caso sappiamo già quale cacciatore della cripta scegliere. Catch-a-ride!

  • È Borderlands

  • Personaggi principali e secondari ben caratterizzati

  • Soliti limiti della struttura di gioco

  • Solo in inglese