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Recensione Syndicate: ecco come farsi impiantare un chip nel cervello!

Correva il 1993 quando il capostipite si presentò sul mercato riscuotendo un ottimo successo. Nel corso degli ultimi anni invece abbiamo visto spesso fallire riproduzioni - o meglio reboot - di serie passate e in qualche modo ancora nel cuore dei videogiocatori. L'ultimo a subire questa operazione di chirurgia estetica è proprio Syndicate che torna nel corso di questo 2012 sotto forma di first person shooter.

di: Mariano "TylerDurden" Adamo

Correva il 1993 quando il capostipite si presentò sul mercato riscuotendo un ottimo successo. Nel corso degli ultimi anni invece abbiamo visto spesso fallire riproduzioni – o meglio reboot – di serie passate e in qualche modo ancora nel cuore dei videogiocatori. L’ultimo a subire questa operazione di chirurgia estetica è proprio Syndicate che torna nel corso di questo 2012 sotto forma di first person shooter.

Araba fenice?

Il futuro, quante gioie promette. Nuove tecnologie, nuove idee, nuovi stadi evolutivi. Tutto è possibile, la natura stessa si piegherà alla volontà dell’uomo. Auspicando il miglioramento della civiltà stessa, l’uomo inizia a produrre il DART, una tecnologia che permetterebbe all’uomo, tramite un bioinnesto, di collegarsi wireless ai più disparati dispositivi. Roba che Ethan Hunt e James Bond si sognano. Cambia la tecnologia, cambia lo stile di vita, ma non cambia l’animo umano. Una grossa compagnia come l’Eurocorp (che detiene l’invenzione della sesta generazione di DART), un grosso intrigo fantapolitico, dei sovversivi, gente spietata, soldi, morte, rincorsa al denaro a qualunque costo. Tutto questo vi suona familiare? In un clima del genere, vestiremo i panni di un soldato dotato di uno di questi innesti neuronali che tenterà di venire a capo di una serie d’intrighi e cospirazioni apparentemente complessi. Il nostro protagonista, che è l’apoteosi della mancanza di carisma e personalità, non accende gli animi più di tanto; se vogliamo anche la trama non ha poi nulla da raccontare. Il plot in sé non è malaccio, ma è raccontato davvero male, quasi frettolosamente, come una storia di cui non si ricorda bene tutti gli avvenimenti. Dapprima colpisce per il ritmo serrato e affascinante, poi si spegne nel pattume più totale, per poi risorgere in un finale approssimativo e raccontato alla bella e meglio.
Evitiamocelo. Sappiamo già che ogni anno escono tanti shooter, che il genere che va più per la maggiore e così via. Ci sembra ridondante ribadire un concetto o, per meglio dire, una situazione ormai ovvia ai più. Syndicate, nel clima sopracitato, tenta di proporre una meccanica solida, standard se vogliamo, corredata di qualche aggiunta in grado di suscitare interesse nel giocatore.
Veniamo a noi: il feeling, pad alla mano, è ormai radicato in noi: gioco dopo gioco, shooter dopo shooter, siamo in grado di prendere confidenza con i comandi – e col game design – in maniera quasi automatica. Ci troviamo ad affrontare situazioni concitate e complicatissime come il miglior mercenario disponibile su piazza. La storia è sempre la stessa, ambienti ricchi di avversarie e, attingendo a piene mani dall’onnipresente sistema di copertura, Syndicate crea un mix sapiente di gioco e discretamente godibile. Più vicino forse al deludentissimo Bodycount che a bestseller come Call of Duty e Battlefield, il titolo targato Starbreeze promette una buona dose d’azione, coperture dinamiche, bocche da fuoco (in buona quantità ma poco originali) il tutto impacchettato in un clima futuristico che non guasta mai. Non un pioniere del genere, ma nemmeno l’ultima sbarbata recluta di questa game war fatta di FPS. A distinguersi, grazie anche alla trama, è l’approccio neuronale offerto dal DART-6. Un po’ come le abilità di un mago, il chip innestato nel protagonista offre approcci tattici – forse non proprio adatti a scontri tra gentiluomini – di indiscutibile utilità. Queste abilità (potenziabili col proseguimento del gioco) ci permetteranno non solo di hackerare dispositivi presenti nell’ambiente di gioco, ma anche di entrare letteralmente nella mente dei nemici come i più grandi maestri dell’ipnosi. Si va dalla Persuasione per costringere i malcapitati nemici ad attaccarsi tra di loro, passando per una bella Scarica che rallenta i nemici, fino ad arrivare a Suicidio, che provoca letteralmente la morte dell’avversario. Quando invece il DART-6 lavora direttamente su di noi, attiva una sorta di bullet time in salsa futuristica, utile quanto abusato. Tessere le lodi di un prodotto del genere è facile, divertente, solido e abbastanza convincente. A mancare, nonostante i chip, sono i forti elementi distintivi, quelle caratteristiche ci fanno innamorare di un titolo per la sua unicità.
L’offerta ludica si amplia di una modalità online cooperativa per quattro giocatori. Qui, dobbiamo dirlo, Syndicate convince ancora di più. Non tanto per la quantità delle missioni, circa una decina e con obiettivi abbastanza canonici, quanto piuttosto per un ottimo level design e un fattore di cooperatitività ottimo. Così come nel single player a nostra disposizione ci saranno le abilità offerte dal DART-6 stavolta suddivise per classe, in modo da garantire diversi approcci a seconda dello stile di gioco. Nel complesso non sentiamo di volgere particolare critiche a questo multiplayer.
Completa la produzione il comparto grafico e sonoro. In una generazione forse troppo pretenziosa sul comparto grafico, se non è possibile eccellere quanto mai è indispensabile non fallire. In questo Syndicate riesce più che bene. Ottima modellazione poligonale di personaggi e ambientazioni, ricchi di dettagli e davvero affascinanti sotto il profilo artistico, buone anche le animazioni. Se proprio dobbiamo cercare il pelo nell’uovo, il titolo perde parecchi colpi durante il multiplayer, risultando meno definito e particolareggiato. Suoni epici, un doppiaggio di tutto rispetto, e campionature ambientali non proprio perfette, fanno il paio con l’ottimo comparto grafico. Non eccezionali, ma dannatamente buoni.

La dura legge del mercato

Syndicate è un titolo promettente, solido, ben studiato. Il classico titolo da provare ma che in qualche modo non ti ammalia. Privo forse di una trama ottima e di qualche elemento del gameplay capace di rendere il gioco immorale. Non per questo bisogna essere prevenuti, Syndicate convince e diverte. Un titolo definibile quasi naif per le sue qualità. Probabilmente non assurge all’olimpo videoludico più per un mercato saturo che per reali colpe. Ormai lo standard è puntato verso l’alto, e distinguersi non è da tutti. Onore quindi ad un titolo vecchio ma non ancora dimenticato.