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Recensione StarBlood Arena

di: Simone Cantini

Ho aspettato qualche giorno prima di parlare, vuoi perché le vendite del PlayStation VR (nonostante le parole di Sony) non hanno garantito un corposo afflusso di utenti, vuoi per qualche confermato problema lato server. Fatto sta che dopo una manciata di match online sono, finalmente, riuscito a farmi un’idea precisa della bontà di Starblood Arena, shooter competitivo che farà la gioia degli oramai attempati fan del vecchio Descent.

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Mi gira la testa

Sia che si parli di cinema che di videogiochi, l’intrattenimento futuristico sembra sempre legato in maniera indissolubile a violente competizioni blastatorie. E l’universo imbastito dai ragazzi di WhitheMoon Dreams per Starblood Arena non sembra volersi discostare da questo amato cliché. Fortunatamente siamo lontani dalla cupa violenza che tanto sembra spadroneggiare in questi ambiti, a cui si è preferito uno stile cartoonesco che sembra uscito di peso dalle avventure di Ratchet e Clank. E simili anatomie sono perfettamente riscontrabili immediatamente nel duo di bizzarri telecronisti che scandiranno con i loro comici commenti i vari match di questo shooter a 360°, così come nel cast di personaggi utilizzabili. La struttura ludica, data la natura, è prettamente competitiva e nonostante la presenza di alcune sessioni interamente offline, il meglio di sé Starblood Arena lo offre una volta connessi alla rete. Le sortite contro i bot, difatti, non sono scandite da una vera e propria progressione in grado di renderle simili ad una sorta di carriera, ma servono prevalentemente a prendere confidenza con controlli e meccaniche, oltre a familiarizzare con la manciata di mappe disponibili. Qualunque sia la scelta che faremo, una volta scesi in campo e selezionato il nostro avatar, ci troveremo di fronte a tre differenti modalità: deathmatch singolo, a squadre e Gridiron. Sulle prime due possibilità c’è poco da dire di cui non si sia già discusso nel corso di questi ultimi anni, fermo restando che rimangono comunque le parti più riuscite del pacchetto. In Gridiron, visto che saremo chiamati a spedire in rete una palla in maniera analoga a quanto avviene in Rocket League, la particolare tipologia di controlli rende quanto mai ostico e difficoltoso controllare a dovere la traiettoria della sfera, oltre che particolarmente caotico il gameplay generale. Peccato, quindi, che sotto questo punto di vista i ragazzi di WhitheMoon Dreams si siano limitati al minimo indispensabile: è innegabile come ulteriori variazioni sul tema avrebbero enormemente giovato a Starblood Arena. Buono invece il cast di personaggi disponibili, ognuno dotato di una propria navicella e di proprie caratteristiche, sia di offesa che di difesa: ecco, quindi, che avremo il classico tank, l’evasivo, il bilanciato e così via. Ognuno di loro, man mano che giocheremo e avanzeremo di grado, avrà accesso ad alcune migliorie estetiche oltre che a bonus temporanei da attivare durante gli scontri. Si tratta, in definitiva, di un cast di giocatori sufficientemente vario, anche se le differenze non sono così marcate da causare pesanti sbilanciamenti una volta in game. Ottimo, invece, il level design delle varie mappe, anche se un paio di arene in più non avrebbe certo guastato.

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Carezze al pancino

Tecnicamente parlando possiamo solo lodare il lavoro svolto dai ragazzi di WhitheMoon Dreams, dato che l’aspetto grafico di Starblood Arena si attesta su ottimi livelli. Già abbiamo parlato del piacevolissimo character design, ma bisogna comunque plaudire in egual misura agli sforzi compiuti nella modellazione generale del mondo di gioco, piacevolissima in ogni suo aspetto. Il tutto senza che la fluidità generale ne sia minimamente compromessa, fattore che consente a Starblood Arena di proporre un’esperienza ludica agile e reattiva. Buone notizie anche sul versante del motion sickness, dato che il team sembra aver escogitato tutta una serie di accorgimenti per limitarne i sintomi (già l’hud delle navette è utilissimo in questo senso): pur non soffrendo di chinetosi avevo qualche timore ad approcciarmi al titolo WhitheMoon Dreams, visto il suo particolare gameplay, ma una volta impugnato il pad ogni dubbio si è dissolto in un lampo. Cosa è, allora, che mi ha impedito di scrivere prima questa review? Come detto in apertura i problemi lato server nel periodo del lancio, confermati dal web, hanno reso praticamente ingiocabile online per giorni il titolo, rendendo quanto mai ostico testarne la piena potenzialità. Ora la situazione sembra rientrata, peccato permanga la macchinosità della gestione delle lobby che, tra un matchmaking un po’ troppo lento e l’impossibilità di permanere nella stanza una volta esaurito il match costringe a fissare un po’ troppo a lungo delle inutili schermate. Non proprio un’ottima prova per un titolo che punta forte sul multiplayer competitivo.

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Promosso con riserva questo Starblood Arena, prevalentemente per il suo lato contenutistico un po’ troppo risicato ed una non perfetta gestione delle lobby online, dato che sul fronte del puro gameplay è davvero difficile muovere qualche critica al lavoro dei ragazzi di WhitheMoon Dreams. Il gioco funziona bene e diverte, ma il rischio di cadere vittima della monotonia, complice l’assenza di un sistema di progressione corposo, rischiano di far calare anzitempo il sipario su di una produzione che meriterebbe una sorte migliore.