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Recensione Star Ocean: Integrity and Faithlessness

di: Marco Licandro

Si leggono commenti contrastanti riguardo la quinta installazione della serie Star Ocean, prodotto da Tri-Ace e distribuito da Square-Enix. C’è chi lo critica sotto vari aspetti, soprattutto tecnici, e c’è chi invece ne è follemente innamorato e continua a sfornare trofei uno dietro l’altro senza fermarsi un attimo. Il titolo in questione ricordiamo essere un’esclusiva Playstation, ma nonostante sia molto recente, terrà conto anche dell’utenza PS3 che per varie ragioni non ha voluto spostarsi sulla nuova generazione.

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Tecnologia che va oltre le stelle

Nella data spaziale 537, centinaia di anni dopo che l’umanità andò alla conquista dello spazio, vi sono ancora parti della Terra dove le persone vivono la loro vita come si faceva una volta, abitando in villaggi adibiti al commercio e addestrando forza militare. Con una ambientazione a metà tra il medievale ed il rurale, i protagonisti del gioco si muoveranno tra una città e l’altra, passando da lande verdi popolate da mostri, a città più o meno tecnologicamente avanzate. Il titolo, per un sei o sette ore di gioco, sarà tipicamente vecchio stampo, consolidando la visione tipica dei JRPG che iniziano in un piccolo villaggio, per poi effettuare il salto e giungere alle stelle.

Faremo quindi la conoscenza di Fidel, 23enne spadaccino figlio di un famoso guerriero della milizia, e Miki, amica d’infanzia energica e dall’indole positiva.

Dopo essere sopravvissuti ad alcuni attacchi, FIdel e MIki viaggeranno per chiedere supporto dalla milizia, solo per imbattersi in uno strano evento: una cometa, caduta dal cielo, la quale si scoprirà essere un’astronave. All’interno, una bambina, Relia, quasi priva di coscienza, con un incredibile e misterioso potere.

Altri personaggi si uniranno al team, tra cui Fiore, formosa ed eccentrica esperta di Sineturgia, ed Emmerson, discutibile individuo che offrirà il suo aiuto al team pur nascondendo le sue vere ragioni, in una missione che diventerà ben più grande di Fidel e Miki, e che li porterà alle vette dell’universo per mettere fine ad un conflitto di dimensioni bibliche.

Carta, Forbici, Attacco

Il sistema di combattimento, diciamolo subito, non è ciò che ci si potrebbe aspettare. Avremo sì a disposizione un inventario dove selezionare rigeneratori di HP, MP, cure e quant’altro sappiamo appartenere al genere RPG. Tuttavia lo stile Action-RPG si differenzia anche dal genere, creando una sorta di morra cinese ad attacchi, che tutto ha meno che la prevedibilità, rendendo molti combattimenti una questione di fortuna, o meglio sfortuna nel caso il nemico abbia la meglio su di voi. Tre sono le mosse a disposizione: un attacco normale, uno forte, ed una parata. Tenendo premuto il pulsante relativo agli attacchi potremo anche, utilizzando MP, sfoggiare attacchi più forti e devastanti. Nonostante ciò, ognuna di queste mosse saranno più forti o più deboli di altre, rischiando di veder interrotto un nostro attacco forte, più lento da eseguire, da uno debole, relativamente più veloce. Come la morra cinese si tratta appunto di carta, forbici, sasso, unito ad un numero di nemici ed effetti video a schermo che renderà le battaglie frenetiche e a tratti indistinguibili, rendendo il tutto vagamente caotico e casuale.

La sequenza di attacchi vincenti porterà un’ulteriore barra a riempirsi, la quale verrà utilizzata per sfoggiare un super attacco, particolarmente utile durante gli scontri tra i boss.

Sarà anche possibile, ma questo il gioco non lo spiegherà, combinare attacchi forti e deboli a ripetizione, cancellando quello precedente e dando un bonus fino al 200% sull’attacco. Una volta scoperta questa caratteristica, la parata diventerà davvero inutile, complice il fatto che le combo non permetteranno al nemico di contrattaccare, e per questo motivo i combattimenti, se già casuali, diventeranno un ripetersi di questi due pulsanti fino a che il nemico non tiri le cuoia e si passi quindi al successivo.

È possibile anche spostarsi da un personaggio all’altro per sfruttare invece le mosse di sineturgia dedicate alla difesa o alla cura, ma sarà molto più semplice adibire i personaggi ad un’azione principale e lasciare i combattimenti andare da sé.

Quell’aspetto discutibile del gioco

Inspiegabile l’aspetto tecnico del titolo, dove alcune fasi di battaglia saranno praticamente opzionali, ma il giocatore non potrà saperlo, lottando per 10 minuti consecutivi con nemici dal rapido respawn, fin quando, esausti, fuggiranno via e giungeranno nel punto della mappa in cui il gioco è programmato per mandare avanti la scena. Il gioco è infatti pieno di questi invisibili checkpoint dove la storia avanza solo se raggiunti, mentre il resto è semplicemente un respawn di nemici continuo, dove le battaglie impazzano ed il giocatore ne viene incluso solo se passandoci vicino, buono per grindare, ma neanche più di tanto se comparato ai punti esperienza delle battaglie contro i boss.

Tecnicamente il titolo non sembra assolutamente al passo con la generazione, sfornando sì delle texture in alta definizione, ma applicate grossolanamente a poligoni semplici e decisamente poco curati, con assolutamente zero attenzione ai dettagli. Il mare non si infrangerà sulla roccia, semplicemente la attraverserà, sfociando in una resa visiva delle peggiori mai viste. La compenetrazione dei personaggi sarà uno standard, essendo essi vuoti internamente, permettendoci di attraversarli o mescolarvici con essi. Questo, unito alla scelta degli sviluppatori di inserire un fumetto tridimensionale sopra la testa degli NPC, personaggi non giocanti, e impossibile da leggere se non fermandoci con la visuale posizionata correttamente, porta il giocatore ad estraniarsi dal mondo di gioco, che sembra semplicemente abbozzato e non reale. Complice il design dei livelli, grandi e spaziosi, ma a tratti completamente e totalmente vuoti, privi di qualsiasi cosa che non sia il terreno ed il muro, senza piante, rocce, alberi, o qualunque adornamento che avrebbe potuto rendere le città più vive.

La gestione della telecamera è quanto di peggiore ci possa essere, causando Motion Sickness a ben più di un giocatore, in quanto ancorata ad ogni singolo movimento del terreno, e risultando costantemente ballerina anche durante una normale corsa nei vari campi di gioco, sussultando ad ogni spigolo e deformazione del suolo, e rimanendo completamente immobile in qualsiasi situazione. Persino in fase di cut-scene capiterà spesso che la telecamera inquadri una zona quasi vuota, con l’intero team posto totalmente da un’altra parte. Sarà quindi compito del giocatore muoverla ed osservare personaggi, i quali saranno spesso immobili, fermi ad aprire e chiudere la bocca durante le conversazioni, completamente prive di movimento, drammaticità, o cinematicità di qualunque tipo.

La situazione precipita una volta giunti nello spazio, dove le navi spaziali saranno caratterizzate da una palette colori identica, stanze minuscole connesse tra loro, e il nulla atomico da fare.

Conclusione

Star Ocean non è un titolo estremamente malvagio, e alla fine si potrebbe anche giocare tranquillamente seguendo la storia. Tuttavia la mancanza di carisma o personalità nei personaggi rende non solo essi dimenticabili, ma anche il titolo stesso, purtroppo sormontato difetti tecnici e zero cura per i dettagli. I combattimenti non splendono per lo stile, risultando ripetitivi e persino casuali, il tutto legato ad una narrazione mediocre ed una storia che non prende. Sicuramente i fan della serie non saranno completamente delusi, concordando probabilmente sul fatto che si sarebbe potuto far di meglio, ma per tutti gli altri consiglierei di evitare e concentrarsi invece su JRPG di altro livello.