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Recensione Spongebob SquarePants: Battle for Bikini Bottom – Reyhdrated

di: Simone Cantini

La spugna gialla creata dal compianto biologo Stephen Hillenburg rappresenta uno dei miei amori animati più radicati, sin dalla sua prima comparsa sulle tv nostrane. Sarà per quel suo essere assurdamente innocente, per i bizzarri personaggi che popolano la strampalata Bikini Bottom, oppure per le sue strambe avventure. O magari è proprio per un mix di tutte queste cose, che trovano la loro suprema sublimazione nei divertentissimi film per il grande schermo. A dispetto di questo amore, però, confesso che le sue trasposizione videoludiche le ho sempre ritenute, come quasi tutti i tie-in, sinceramente superflue e mediocri, pertanto l’annuncio di Spongebob SquarePants: Battle for Bikini Bottom – Reyhdrated, mi aveva lasciato quanto mai indifferente, nonostante il remake in questione andasse a toccare quella che è, forse, la migliore declinazione digitale del personaggio.

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I bei tempi andati?

Se non fosse che la produzione in questione è gestita tramite gli impulsi del pad, l’incipit delle vicende potrebbe tranquillamente essere visto come la normale trama di uno degli episodi della serie: desideroso, al solito, di mettere le mani sulla ricetta del Krabby Patty, il malvagio Plankton decide di dare vita ad un esercito di robot, scordandosi però di impostare il macchinario di creazione su “ubbidienza”. Inutile dire come i congegni finiscano per rivoltarsi contro il proprio creatore, andando a mettere a soqquadro la cittadina sommersa di Bikini Bottom, che avrà in Spongebob, Patrick e Sandy le uniche speranze di salvezza. L’avventura di Spongebob SquarePants: Battle for Bikini Bottom – Reyhdrated inizia, quindi, così, scaraventandoci all’interno di un platform 3D in cui l’impostazione di inizio millennio è smaccatamente evidente. Parliamo, in fondo, del remake di un titolo uscito nel lontano 2003, che per forza di cose si porta dietro alcuni limiti creativi che cozzano un po’ con quanto siamo abituati a giocare al giorno d’oggi. Ci aggiriamo dalle parti delle produzioni simili a Spyro e compagnia cantante, con il nocciolo del gioco che ruoterà tutto al reperimento di alcuni oggetti collezionabili indispensabili per sbloccare le varie aree della mappa (Spatole d’Oro), ed altri utili a fornire vari bonus. Un approccio sicuramente old school, che proprio per la sua natura fortemente schematica rende Spongebob SquarePants: Battle for Bikini Bottom – Reyhdrated più adatto ad un pubblico di giovanissimi, piuttosto che ad una platea di veterani, a meno che questi non siano dei fan sfegatati della spugna in questione (presente!), così da poter soprassedere su alcune intuizioni che oggi potremmo ritenere decisamente un po’ troppo ingenue e monocorde. La produzione ci presenterà, quindi, una serie di stage, in cui saremo chiamati a combattere le orde di robot create da Plankton, sfruttando le caratteristiche uniche dei tre personaggi giocabili (che potremo alternare in specifiche location), il tutto attraversando sezioni platform non troppo proibitive, in cui saranno presenti piccole missioni secondarie e porzioni dedicate al backtracking, che si renderà disponibile man mano che sbloccheremo le varie abilità speciali del cast. A chiudere il quadro di un’avventura sicuramente corposa e longeva, troviamo anche degli scontri con alcuni boss, che sono stati capaci di mettere sul piatto una buona dose di inventiva e varietà. Il remake in questione, inoltre, saprà fare la gioia anche di coloro che avevano già portato a termine il tutto in origine, data la presenza di porzioni inedite scartate in principio, anche se non tutte si sono dimostrate estremamente felici: il multiplayer è, difatti, davvero da dimenticare. Si tratta, in definitiva, di una modalità orda per due giocatori, online ed offline, che ci vedrà prendere a mazzate centinaia e centinaia di robot, senza però offrire alcuno stimolo al completamento, data la piattezza dell’azione e l’assenza di qualunque tipo di reward che non sia il punteggio.

La voce del cuore

Laddove il remake trova la sua vera ragione di esistere, come è logico che sia, è sicuramente nel comparto tecnico che, pur con i dovuti limiti del caso (scordatevi i lavori dei BluePoint), è riuscito a portare a nuova vita quanto visto nel 2003. La grafica del gioco, difatti, è stata completamente ridisegnata, così da rendere appetibile il quadro generale anche agli occhi moderni. Personaggi e stage, difatti, godono adesso di una cura impensabile 17 anni fa, e appaiono dettagliati e colorati come non mai. Permane qualche piccolo ritardo sporadico nel caricamento di alcune texture, ma si tratta davvero di piccolezze. Per quanto mi riguarda, però, l’apice della produzione è rappresentato dal superbo doppiaggio in lingua italiana, che può vantare la presenza del cast originale al completo, così da rendere ancora più labile il confine tra videogioco e serie animata. E poi sentire la risata di Claudio Moneta nei panni di Spongebob non ha davvero prezzo.

Se considerato semplicemente come un semplice remake, ci sono pochi appunti che si possono muovere a Spongebob SquarePants: Battle for Bikini Bottom – Reyhdrated, dato il buonissimo lavoro di svecchiamento che ha coinvolto l’intera produzione, che riesce a non sfigurare affatto al cospetto di produzioni dall’origine più recente. A fiaccare leggermente il quadro complessivo ci pensa, invece, il gameplay, che si porta appresso i limiti ludici e strutturali dei suoi 17 anni suonati. L’avventura di Spongebob, Patrick e Sandy, difatti, si snoda in maniera estremamente lineare e priva di reali guizzi, rendendo il tutto più indirizzato ad un pubblico giovane, piuttosto che ad una schiera di player ben più smaliziati, pur risultando nel complesso gradevole. I non fan della spugna gialla, pertanto, troveranno davvero pochi elementi in grado di spingerli all’acquisto compulsivo, mentre tutti gli altri si possono sentire liberi di aumentare a piacere il voto che trovate subito al termine della recensione: l’unico limite è soltanto il proprio livello di fanatismo.