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Recensione Shantae and the Seven Sirens

di: Simone Cantini

E alla fine, ridendo e scherzando, con Shantae an the Seven Sirens, il mezzo genio creato da WayForward è arrivato a cinque episodi, nel corso di quasi venti anni. Dal debutto su GameBoy Color nel 2002, difatti, di acqua sotto i ponti ne è passata, ma la nostra sinuosa eroina non sembra ancora pronta ad appendere i poteri al chiodo, e lo ha dimostrato in questo ultimo episodio che, abbandonando la struttura a livelli separati vista in Half-Genie Hero, riporta la serie all’interno dei confini dei metroidvania, regalandoci un’avventura spensierata ed estremamente divertente.

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Una vacanza bestiale

Ogni tanto, per riposarsi dalle fatiche che la vita dei mezzi genio riserva, una lunga e salutare vacanza è proprio quello che ci vuole. E quale migliore occasione di un festival organizzato su Paradise Island, al quale Shantae e tutta la sua banda di amici vengono invitati? Una volta sul luogo dell’evento, la nostra eroina farà la conoscenza di altre mezzi genio come lei, che sono state chiamate a raccolta per esibirsi in uno sfarzoso spettacolo. Tutto sembra scorrere liscio, ma durante il ballo iniziale le compagne della giovane finiscono per scomparire misteriosamente. Inutile dire come toccherà a noi andare alla ricerca delle ragazze, esplorando in lungo ed in largo la mappa di gioco, che si aprirà poco alla volta sotto i nostri occhi, costringendoci ad un po’ di sano backtracking, in perfetto stile metroidvania. L’avventura di Shantae and the Seven Sirens si estenderà per circa 7 ore, scorrendo in modo estremamente piacevole, grazie anche ai toni scanzonati e comici che da sempre contraddistinguono la saga, ed in cui ritroveremo tutti personaggi conosciuti ai fan, da Sky a Risky Boots, da Bolo a Rottytops, ai quali si aggiungeranno le mezze genio di cui sopra, il cui ruolo sarà determinante ai fini del gameplay. Saranno loro, difatti, a donare a Shantae nuovi poteri una volta che le avremo salvate: questi, ovviamente, serviranno per farsi strada nelle zone inizialmente impenetrabili, come vuole la tradizione. I poteri sono abbastanza canonici, e spaziano dal consueto doppio salto, alla possibilità di nuotare, oppure alla capacità di scatenare fulmini con i quale attivare particolari congegni. A questi si abbineranno le capacità base di Shantae, che potrà sfruttare i propri capelli per colpire i nemici, oltre ad un attacco magico, che potremo scegliere tra una piccola serie reperibile nei negozi sparsi nelle città presenti nel gioco. La formula, per quanto non certo rivoluzionaria e priva di guizzi, si è rivelata molto ben amalgamata e divertente, anche se non arriva certo ad impensierire i massimi esponenti del genere in quanto ad intuizioni ludiche. Il punto di forza di Shantae and the Seven Sirens, quindi, rimane l’estrema accessibilità, che rende il titolo in grado di essere approcciato da chiunque, veterani o neofiti che siano, rappresentando sempre una sfida piacevole, anche se mai troppo ostica.

Luce dei miei occhi

Al di là delle meccaniche riuscite, ciò che spinge ad intrattenersi con Shantae and the Seven Sirens è anche il comparto tecnico/stilistico della produzione, che ha soprattutto nel character design il suo vero asso nella manica: lo stile anime con cui Shantae ed i suoi amici sono tratteggiati, difatti, è davvero irresistibile e trova il suo sfogo ultimo nelle brevi, ma ben realizzate, scene animate che inframezzano la narrazione presentata sotto forma di schermate testuali statiche. La situazione, comunque, è estremamente felice anche in-game, grazie ad una grafica bidimensionale pulitissima e dettagliata, che ha nelle sezioni all’aperto i suoi momenti migliori. Bellissime anche le animazioni che gestiscono i vari personaggi, estremamente fluide ed accattivanti: vedere Shantae muoversi in lungo ed in largo sulla scena è una vera gioia per gli occhi. Pollice recto anche per quanto concerne il comparto audio, che può vantare il consueto e solido doppiaggio in lingua inglese, ed una colonna sonora dai toni retrò molto calzante. Completamente da rivedere, invece, la localizzazione testuale nella nostra lingua, talmente piena di errori che sembra quasi realizzata per mezzo di un traduttore automatico.

Shantae and the Seven Sirens riporta la nostra mezza genietta all’ovile, dopo la digressione vista nella precedente installazione, regalandoci un metroidvania leggero e spensierato, ma anche molto divertente, seppur privo di reali guizzi creativi. L’avventura dell’eroina firmata WayForward è sicuramente una produzione adatta a tutti i palati, grazie alla sua estrema accessibilità, che non si traduce mai, però, in una sfida blanda e banale. Forte di un comparto tecnico/stilistico molto valido e di un gameplay sicuramente solido, il ritorno alle origini di Shantae è riuscito a portare a casa con successo il risultato, anche se per il futuro è lecito aspettarsi qualche intuizione in più.