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Recensione Shadow of the Beast

di: Luca Saati

Questa generazione di console si sta dimostrando sempre di più favorevole alla riproposizione di vecchi brand sottoforma di remake. Possiamo citare l’ottimo Strider, giusto per fare un esempio. Shadow of the Beast rientra in questo filone proponendo una struttura di gioco rimodernata e in linea con quanto visto nei videogiochi originali usciti tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90. Ai ragazzi di Heavy Spectrum è toccato l’arduo compito di proporre un gioco capace di essere apprezzato sia dai fan dell’originale sia da chi ne ha sentito solamente parlare o, peggio ancora, non ne conosceva neanche l’esistenza. Bentornati, o benvenuti (questo dipende da voi), nel mondo di Karamoon.

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La vendetta è un piatto che va servito caldo

Shadow of the Beast ci mette nei panni di Aarbron, un essere umano rapito quando era ancora in fasce e trasformato dal malvagio Maletoth nella bestia. Inizialmente rispondiamo agli ordini di quest’ultimo che ci tiene incatenati, dopo poco però i ricordi di Aarbron riaffiorano, lui si ribella al suo padrone e inizia la sua personale ricerca di vendetta.

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Niente e nessuno può fermare Aarbon dall’appagare la sua sete di vendetta

La storia di Shadow of the Beast non è niente di complesso, scorre abbastanza lineare e risulta anche piuttosto piacevole. Lo stesso però non si può dire del modo in cui ci viene raccontata. Il giocatore infatti deve mettere insieme piano piano alcuni pezzi di storia, sbloccando alcuni capitoli extra ottenibili mediante la distruzione di particolari sfere sparse nei vari livelli. Inizialmente non sarete nemmeno in grado di comprendere le parole dei personaggi in quanto per farlo è necessario sbloccare le traduzioni spendendo gli appositi punti ottenuti giocando. Infine troviamo anche un bestiario in cui sono presenti molte informazioni sui personaggi e sulle creature che incontriamo sul nostro cammino.

La longevità di Shadow of the Beast dipende molto da quanto riuscirete a farvi catturare dal sistema proposto dai ragazzi di Heavy Spectrum. Noi abbiamo impiegato poco più di due ore per completare una prima volta tutti i livelli del gioco, ma sbloccare tutti i capitoli extra e i vari finali richiede molto più tempo. Da una parte questo modo di raccontare la storia non ci è dispiaciuto in quanto permette al titolo di essere molto rigiocabile, ma dall’altra non ci ha fatto impazzire l’idea di rendere alcuni pezzi di trama abbastanza importanti come degli extra. A tal proposito segnaliamo anche la presenza dell’originale Shadow of the Beast uscito su Amiga emulato su PS4.

Aarbron spacca!

Il gameplay di Shadow of the Beast rappresenta la parte più importante dell’intera esperienza. Il gioco è un mix tra un action a scorrimento e un platform 2D. Quest’ultima parte è abbastanza standard e vede la nostra bestia scalare dei muri, saltare da una piattaforma all’altra e risolvere qualche semplice puzzle ambientale. Il sistema di combattimento invece appare inizialmente molto immediato ma dopo poco nasconde una certa profondità che richiede tempismo e una certa attenzione per poter essere padroneggiato come si deve. Con il tasto quadrato Aarbron è capace di compiere un attacco letale con cui uccidere ogni avversario, il problema è che questa manovra lo rende vulnerabile ai colpi nemici, di conseguenza non si va da nessuna parte con la sola pressione di un tasto. Fortuna che la bestia è capace anche di compiere un colpo (tasto triangolo) capace di stordire per qualche secondo i nemici, afferrarli e gettarli lontani (pressione del tasto cerchio), parare (R1), contrattaccare (L1 o R1+quadrato) e schivare (levetta destra). Una volta presa una certa confidenza con tutto il sistema le soddisfazioni arriveranno, specie al livello di difficoltà più alto, e vi sembrerà quasi di danzare sui corpi inermi dei nemici.

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Aarbron non ci va per niente leggero sui nemici, la violenza è all’ordine del giorno

Il nostro eroe è capace anche di realizzare alcuni attacchi speciali mediante il consumo di una barra di sangue che si ricarica con l’eliminazione dei nemici. Mediante la pressione dei due tasti dorsali Aabron entra in una sorta di berserk mode che attiva un quick time event capace di eliminare un grosso numero di nemici. Questo attacco consuma tutta la barra di sangue, ma sono presenti anche altri speciali che ne consumano solo una tacca. Questi, attivabili mediante la pressione del grilletto destro più un tasto frontale, permettono ad esempio di recuperare salute o di aumentare il proprio punteggio.

La varietà dei nemici è molto buona, alcuni aggiungono anche un pizzico di imprevedibilità agli scontri. Troviamo ad esempio avversari capaci di schivare i nostri attacchi, chi utilizza degli scudi e altri che vi lasciamo il piacere di scoprire nell’avventura. Molto piacevoli anche le battaglie con i boss, alcune un po’ troppo semplicistiche mentre altre leggermente più impegnative.

Shadow of the Beast infatti presenta anche una piccola componente online che prevede la presenza delle classiche leaderboard online in cui confrontare i propri punteggi ottenuti nei vari livelli con quelli degli altri giocatori. Più attacchi si riescono a concatenare senza subire colpi e più aumenta il moltiplicatore con conseguente aumento del punteggio. È presente anche un multiplayer asincrono che consiste nel trovare nei livelli un Blood Mark, ovvero un’anima persa dal Regno delle Ombre che indica dove sono state uccise le bestie dei giocatori online. Qui potete scegliere se liberare un’anima e regalare ai giocatori un elisir salva-vita, oppure consumare l’anima e guadagnare punti in base a quanto veloci sarete.

Troviamo infine anche un sistema di crescita del personaggio che permette di potenziare la salute di Aarbron, le sue abilità e molto altro ancora. Si possono anche utilizzare dei talismani che conferiscono alcune abilità passive da equipaggiare all’inizio di ogni livello. Il sistema è molto semplice ma si rivela molto utile nelle fasi più avanzate di gioco.

Questa è Karamoon!

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La telecamera dinamica gioca molto dando quel pizzico di cinematograficità al tutto che non guasta mai

Shadow of the Beast è un videogioco piuttosto piacevole da vedere. I livelli sono variegati e ben realizzati grazie a uno stile e una palette di colori che li rendono l’uno diverso dall’altro. La telecamera poi fa un buon lavoro per donare agli ambienti 3D una certa profondità, nonostante una struttura di gioco 2D, grazie a inquadrature dinamiche che mettono in evidenza l’ottimo lavoro svolto dagli artisti di Heavy Spectrum per creare il mondo di Karamoon. Shadow of the Beast inoltre non si risparmia nemmeno un po’ con la violenza tra decapitazioni, arti mozzati e schizzi di sangue sul vostro schermo. Tecnicamente il gioco si presenta pulito, senza nessun bug di sorta e con un frame rate fluido che non crolla mai. Di buon livello anche il comparto sonoro con musiche che si adattano ai momenti più calmi alternati a quelli più frenetici.

Commento finale

Shadow of the Beast è un buon videogioco che siamo sicuri farà felici tutti i giocatori, sia i fan del gioco originale uscito oltre 25 anni fa su Amiga che i più giovani che non hanno avuto la fortuna di conoscere Aarbron a suo tempo. Il gameplay all’apparenza semplice nasconde una buona profondità e tecnicamente il gioco risulta molto godibile rimanendo fedele al materiale originale. Peccato solo per una longevità davvero scarsa e per alcune scelte discutibili riguardanti il modo di raccontare la storia, ma se saprete farvi catturare dal gioco riuscirete sicuramente a chiudere un occhio dinanzi a queste criticità.