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Recensione Saint Seiya: Soldiers’ Soul

Dakishimeta kokoro no kosumo
Atsuku moyase kiseki o okose
Kizu-tsuita mama ja inai to
Chikai-atta haruka na ginga
Pegasasu fantaji so sa yume dake wa
Dare mo ubaenai kokoro no tsubasa dakara


Saint Seiya shonen wa minna
Saint Seiya ashita no yusha (oh yeah)
Saint Seiya pegasasu no yo ni
Saint Seiya ima koso habatake!

Capisco che magari non tutti mastichino il giapponese così bene come il sottoscritto (coff coff: in realtà non vado oltre un banale nanji desu ka?), ma sono sicuro che abbiate già capito di cosa sono in procinto di parlare. Come? Non avete capito? Ok, forse è il caso di scendere dall’alto del Cosmo (ehm) per tornare a calcare un terreno più comprensibile. Forse siete più da medaglia di Bronzo (ri-ehm), piuttosto che d’Oro (eddai!), ma credo sia più congeniale canticchiare unsono i Cavalieri dello Zodiaco, hanno nomi importanti, sono grandi e forti eroi… no dai, Pegasus Fantasy è troppo più figa come sigla!

di: Simone Cantini

Dakishimeta kokoro no kosumo
Atsuku moyase kiseki o okose
Kizu-tsuita mama ja inai to
Chikai-atta haruka na ginga
Pegasasu fantaji so sa yume dake wa
Dare mo ubaenai kokoro no tsubasa dakara

Saint Seiya shonen wa minna
Saint Seiya ashita no yusha (oh yeah)
Saint Seiya pegasasu no yo ni
Saint Seiya ima koso habatake!

Capisco che magari non tutti mastichino il giapponese così bene come il sottoscritto (coff coff: in realtà non vado oltre un banale nanji desu ka?), ma sono sicuro che abbiate già capito di cosa sono in procinto di parlare. Come? Non avete capito? Ok, forse è il caso di scendere dall’alto del Cosmo (ehm) per tornare a calcare un terreno più comprensibile. Forse siete più da medaglia di Bronzo (ri-ehm), piuttosto che d’Oro (eddai!), ma credo sia più congeniale canticchiare unsono i Cavalieri dello Zodiaco, hanno nomi importanti, sono grandi e forti eroi… no dai, Pegasus Fantasy è troppo più figa come sigla!

La solita storia

Pare proprio che quando si tratti di parlare dei Cavalieri dello Zodiaco i fan giapponesi siano davvero integralisti. Se siete cresciuti a pane e Cosmo, oppure anche solo se avete osservato distrattamente l’epica lotta di Seiya, o Pegasus(orrore!) che dir si voglia, non potrete certo negare come i cavalieri di Asgard siano tra le creazioni più fighe dell’anime. Ma non del manga, vera bibbia quando anche in patria si affronta l’argomento dei Saint. Sarà per questo che in Brave Soldiers, uscito lo scorso anno su PS3, la saga di Odino sia stata bellamente ignorata, in favore della più filologicamente corretta trilogia originale. Namco Bandai, però, sembra aver intuito prima di molti altri l’estremo fascino dei guerrieri devoti alla glaciale Hilda: ecco dunque giungere baldo e rinfrescante Saint Seiya: Soldiers’ Soul, fermamente intenzionato a colmare questo vuoto imperdonabile. Prendete lo story mode presentato nel vecchio episodio, sostituite le tediose cut scene composte da schermate statiche con intermezzi realizzati con il motore di gioco, integrate il tutto con l’intero arco narrativo di Asgard ed avrete un’idea di quello che ci troveremo a vivere nel single player del gioco. Essendo però uscito quasi a braccetto con l’omonima serie animata, i ragazzi di Dimps hanno visto bene di inserire un’ulteriore modalità, chiamata per l’appunto Battaglia d’Oro, in cui impersoneremo i vari Gold Saint, equipaggiati con le rispettive armature divine, intenti ad affrontare alcune battaglie prive di un qualsiasi filo logico. Siamo veramente ai limiti del fan service inserito di peso nella produzione. Presente, ovviamente, anche l’immancabile versus, che permetterà di cimentarsi in sfide 1vs1 con l’intelligenza artificiale, oppure con un amico, oltre a permetterci di imbastire tornei e quanto altro. Chiudono il quadro la possibilità di lottare online, il negozio (indispensabile per sbloccare un’ingente mole di contenuti) ed un menu tramite il quale personalizzare il proprio Saint con i potenziamenti sbloccati.

Il troppo stroppia

La struttura ludica di Saint Seiya: Soldiers’ Soul è rimasta immutata rispetto a dodici mesi fa, ovvero quella di un picchiaduro ad arena, in cui saremo volta volta chiamati a scontrarci con un singolo avversario. L’idea ricorda, in piccolo, quella di Saint Seiya: Sanctuary Battle, oppure quella del prossimo JoJo Eyes of Heaven. Peccato che, nonostante le critiche mosse al predecessore, il combat system abbia subito pochissime variazioni e migliorie, ripresentando la medesima legnosità e la scarsa tattica già sperimentate in Brave Soldiers. Complice un set di animazioni davvero mal gestito, ogni round finirà per portarci ad aspettare il varco giusto per inanellare la nostra semplice combo: calcolare male i tempi significa quasi sempre lasciare campo aperto all’avversario e, altrettanto spesso, condurci ad una rapida sconfitta. Anche quelli che avrebbero dovuto essere i punti forti, ovvero i colpi speciali, finiscono per perdere la loro presunta utilità: durante l’animazione di caricamento, difatti, saremo brutalmente esposti ai colpi dell’avversario, quindi anche questo frangente sbagliare il timing si tradurrà in sonori cazzotti. A causa dell’assenza di una qualsiasi forma di lock sull’avversario, inoltre, non sarà raro vedere il proprio Saint sfogare il suo Cosmo contro aria e moscerini: non certo un bello spettacolo. Condiamo il tutto con una errata gestione del bilanciamento dei vari guerrieri (chi attacca dalla distanza sarà enormemente avvantaggiato), aggiungiamo una serie di personaggi clone, differenti per lo più solo nel Cloth indossato, ed ecco che anche il cospicuo roster finisce per perdere gran parte del suo fascino.

Pugni animati

La versione da me provata, ovvero quella per PS4, pur non attestandosi su picchi grafici elevati si è comunque rivelata gradevole, grazie ad una realizzazione in cel shading che ben si sposa con i personaggi creati da Masami Kurumada. Peccato che le ombre proiettate al suolo facciano inorridire anche i primi titoli per PS3. Magari, però, sono io ad essere un cagacazzi. Inutile sottolineare, invece, come la parte del leone la faccia il doppiaggio (rigorosamente in lingua originale, ma rozzamente sottotitolati in italiano) che, seppur privo dell’epicità a cui ci ha abituato l’adattamento nostrano, è un vero must per tutti i fan più integralisti. Anche quelli che amano Asgard.


Vi piacciono i Saint? Non rinnegate Hilda ed i suoi seguaci? Siete Kurumada? Se avete risposto sì ad almeno due delle tre domande, sentitevi pure liberi di espandere il voto che leggete in basso sino ai limite del Cosmo. Altrimenti limitatevi a prendere atto di come Saint Seiya: Soldiers’ Soul sia solo un corposo fan service travestito da mediocre picchiaduro. Rozan Sho Ryu Ha: uno a zero per me. Cloth al centro e tutti a casa.