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Recensione Resident Evil HD Remaster

Ritorno alle origini. Quante volte abbiamo sentito negli ultimi anni i fan della saga di Resident Evil fare questa richiesta a Capcom. Ci troviamo in un'epoca di Remastered e così la software house giapponese ha così deciso di prendere alla lettera i suoi fan riproponendo il primo capitolo della serie survival horror. Per l'occasione Capcom ha preso Resident Evil Rebirth, remake del capitolo originale uscito nel 2002 su GameCube, aggiornandolo ovviamente con una veste grafica rinnovata. Vale ancora la pena tornare nella leggendaria Villa Spencer?

di: Luca Saati

Ritorno alle origini. Quante volte abbiamo sentito negli ultimi anni i fan della saga di Resident Evil fare questa richiesta a Capcom. Ci troviamo in un’epoca di Remastered e così la software house giapponese ha così deciso di prendere alla lettera i suoi fan riproponendo il primo capitolo della serie survival horror. Per l’occasione Capcom ha preso Resident Evil Rebirth, remake del capitolo originale uscito nel 2002 su GameCube, aggiornandolo ovviamente con una veste grafica rinnovata. Vale ancora la pena tornare nella leggendaria Villa Spencer?

Grafica putrefatta?

Trattandosi di un remake in alta definizione ci sembra giusto partire proprio dall’analizzare il comparto grafico. In Resident Evil HD Remastered ci sono una serie di migliorie grafiche che rendono sicuramente l’esperienza di gioco più piacevole da vedere, il problema è che Capcom si è limitata a fare il lavoretto migliorando solo una parte del gioco e tralasciandone un’altra. Migliorati i modelli poligonali e le texture dei mostri e dei protagonisti, a tal proposito segnaliamo che è presente anche la possibilità scegliere il look di Chris e Jill come quelli visti nei recenti capitoli della saga. Passi in avanti anche nel sistema di illuminazione che appare più realistico. Passiamo ora alla casa del terrore che alterna alti e bassi. Alcuni scenari, come ad esempio l’atrio, sono stati completamente rifatti da zero e il lavoro svolto è piuttosto buono peccato che lo stesso non si può dire per tutte le stanze della residenza. Sono infatti diverse le aree in cui si notano texture sgranate che fanno storcere davvero il naso. Lo stesso si può dire anche dei filmati con quelli più brevi che risultano inguardabili, mentre altri un po’ più lunghi, come ad esempio il video di apertura, sono stati aggiustati risultando piuttosto piacevoli da vedere. In questo remake c’è anche la possibilità di convertire lo schermo dall’originale 4:3 al più moderno 16:9 in widescreen e utilizzare il doppiaggio in giapponese. A proposito del comparto sonoro c’è da dire che risulta tutt’oggi ancora ottimo e fondamentale nell’economia del gioco visto che accompagna i nostri passi e quelli degli zombie con rumori che riescono ancora a far gelare il sangue. Ci sentiamo quindi di encomiare questo aspetto del gioco visto che questo remake trasuda l’atmosfera che caratterizzava il capitolo originale. Risulta quindi davvero un peccato che Capcom si sia limitata a svolgere un mero compitino dal punto di vista tecnico senza andare a migliorare tutte quelle componenti che avrebbero meritato una maggiore attenzione.

Bentornati a casa

La storia del primo Resident Evil vede il B.R.A.V.O. team del reparto speciale S.T.A.R.S. chiamato a indagare su una serie di strani incidenti nella città di Racoon City. La squadra però scompare costringendo a inviare la squadra A.L.P.H.A. ad effettuare ulteriori indagini. Non tutto va liscio come l’olio e i protagonisti si trovano costretti a nascondersi in una vecchia villa. La residenza però nasconde al suo interno terribili segreti, zombie e altre creature che, a chi non ha giocato il titolo, lasciamo il piacere di scoprire. 
Prima di iniziare il gioco vi viene chiesto con quale personaggio giocare l’intera avventura: Chris Redfield o Jill Valentine con conseguenti cambiamenti riguardanti l’approccio da utilizzare, personaggi che si incontrano, le armi e anche la locazione degli oggetti. Ci sono quindi due campagne differenti per certi aspetti, che consigliamo di giocare entrambe per due motivi: il primo è che le due campagne sono l’una legata all’altra e il secondo è semplicemente dovuto al fatto che così facendo il gioco può tenervi impegnato il doppio del tempo. A proposito di longevità una prima run può tenervi impegnati per non meno di 10 ore, a cui vanno aggiunte quelle della seconda campagna. Questo quantitativo di ore è per chi non ha la minima idea di come avanzare. Se invece avete già giocato il titolo a suo tempo e sapete più o meno come muoverci potete metterci qualche ora in meno. 
Resident Evil è un videogioco che il prossimo anno festeggerà il suo ventesimo anniversario, ci viene quindi una domanda spontanea: il gameplay quanto è invecchiato? Prima di premere il tasto start avevamo qualche timore, eppure è bastato poco per farci rendere conto che non ci troviamo dinanzi a un titolo invecchiato così tanto rispetto a quanto ci aspettavamo. Il merito è anche di un sistema di controllo definito “moderno” nel gioco che elimina una certa legnosità e rende l’esperienza di gioco decisamente più godibile al giorno d’oggi.
Resident Evil HD riprende quindi le meccaniche originali di questa serie con la telecamera fissa e le inquadrature che cambiano a seconda di dove ci troviamo nell’ambiente. Un sistema capace di aumentare la tensione visto che quando stiamo per svoltare un angolo non sappiamo a cosa stiamo per andare in contro e può essere fondamentale fermarsi un attimo e ascoltare un verso o un passo provenire proprio da uno zombie per farci mettere in guardia. Il passaggio da una stanza all’altra della residenza Spencer è ancora caratterizzato dalla tipica scenetta che mostra l’apertura della porta. L’esplorazione degli ambienti diventa fondamentale per trovare munizioni, erbe curative e persino i nastri per le macchine da scrivere utili per salvare la partita. Nei primi momenti di gioco è importante anche gestire i combattimenti contro gli zombie visto che ci si ritrova con poche e preziose munizioni. Bisogna anche tenere a mente che uccidere uno zombie, senza fargli saltare la testa, nel momento inopportuno può rivelarsi fatale visto che questi possono trasformarsi in Crimson Head, creature più forte e veloci dei normali non morti. Diventa quindi importante gestire anche le scorte di cherosene che si trovano sparse in giro per la villa per bruciare i cadaveri e quindi evitare di farli tornare nella nuova versione più letale. 
Ma Resident Evil non è solo un gioco in cui bisogna combattere gli zombie, anzi ci si ritrova il più delle volte a perdere tempo nella risoluzione dei numerosi enigmi per poter avanzare nell’avventura. Villa Spencer è infatti strapiena di puzzle di vario tipo. L’esplorazione degli ambienti si rivela quindi utile anche per cercare gli oggetti che servono per risolvere gli enigmi e spesso per farlo si è costretti anche a del ‘sano’ backtracking. Qui diventa fondamentale anche la gestione dell’inventario visto che i nostri protagonisti non possono portare in giro tutti gli oggetti che trovano. Chris infatti può portare un massimo di sei oggetti con sé, mentre Jill un massimo di otto, costringendo il giocatore a scegliere attentamente cosa portarsi e soprattutto quando. Fortuna che ad aiutare ci sono i bauli ‘magici’. Nella mappa di gioco ci sono infatti della stanze chiamate Save Room in cui si trovano dei bauli utili per conservare tutti gli oggetti raccolti nel corso dell’esplorazione per poi tornare a riprenderli quando ne abbiamo davvero bisogno. Resident Evil dimostra tutt’oggi un’estrema cura di design tendendo a non prendere il giocatore per mano come ci hanno abituato fin troppo bene i videogiochi odierni lasciandolo quindi nelle sue stesse mani.

Commento finale

Ci sembra giusto chiudere con questa precisazione. Dato che stiamo parlando di un videogioco con 19 anni sul groppone ci sembra ovvio che per qualcuno le meccaniche di gioco possono risultare fin troppo old style se pensiamo agli standard dei videogiochi odierni. Questi ultimi potrebbero quindi storcere il naso seppur sotto certi aspetti l’esperienza di gioco è stata resa più fluida grazie al sistema di controllo moderno. A chi è consigliato quindi Resident Evil HD? Se siete fan sfegatati della saga e volete tornare a rivivere il primo storico capitolo di questa serie potete procedere all’acquisto a occhi chiusi. Inoltre nonostante il discorso fatto poco sopra ci sentiamo di consigliare l’acquisto anche a quei giocatori più giovani che non hanno avuto la fortuna di poter giocare a suo tempo il titolo a patto di tenere ben presente a cosa si sta andando in contro. Resta solo un po’ di amaro in bocca per la cura che Capcom ha riservato all’aspetto tecnico del titolo. Ci sono si dei passi avanti ma si notano anche tanti elementi decisamente sotto tono e non all’altezza e questo è davvero un peccato per Resident Evil.

  • L’atmosfera e il fascino dell’originale Resident Evil restano immutati

  • Ottima rigiocabilità

  • Il gameplay non è invecchiato così tanto…

  • …ma qualcuno potrebbe comunque storcere il naso se abituato agli standard odierni

  • Diversi elementi tecnici meritavano una cura nettamente maggiore