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Recensione Resident Evil 3

di: Simone Cantini

Tra i titoli più riusciti ed apprezzati dello scorso anno, sicuramente un posto di rilievo spetta al remake di Resident Evil 2, che aveva saputo catturare fedelmente le atmosfere dell’iconico titolo, riuscendo però a renderle attuali senza snaturarne l’essenza. Dato il successo di pubblico e critica, era sicuramente lecito attendersi una nuova incursione in tal senso, pertanto, a dispetto di un annuncio che inizialmente era stato capace di spiazzare i fan (Resident Evil Resistance), Capcom aveva infine confermato che la sua prossima operazione di restyling totale avrebbe coinvolto anche il, per certi versi controverso, terzo episodio: ma il remake Resident Evil 3 sarà stato in grado di soddisfare le aspettative?

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1998: Fuga da Raccoon City

Di sicuro il 1998 non è stato un anno felice per Raccoon City, dato che tra un morso ed un virus letale la tranquilla cittadina avrebbe finito ben presto per essere cancellata dalla faccia della Terra. E lo sa bene Jill Valentine, l’eroina del primo episodio della saga Capcom, che si troverà costretta a fuggire dalla propria casa proprio in seguito alla minaccia del morbo sviluppato dalla Umbrella Corporation. La situazione però, come se già non bastasse un’orda di zombie mutanti che ha invaso le strade, sarà resa più complicata da una nuova minaccia, un Tyrant modificato che risponde al nome di Nemesis, il cui compito sarà quello di dare la caccia all’agente della S.T.A.R.S., fino alla sua completa eliminazione. Ambientato a cavallo degli eventi raccontati nel secondo episodio della serie, con cui ha diversi punti narrativi in contatto, in origine Resident Evil 3 rappresentò una sorta di piccola svolta per quel riguarda il franchise Capcom, andando a contaminare la sua natura di survival horror con una decisa virata nei confini dell’action, situazione che avrebbe trovato il suo completamento definitivo con l’episodio canonico successivo. E tale situazione è ancor più evidente in questo remake, che a dispetto di una struttura ludica che non può fare a meno di riportare all’epoca PS1, finisce quasi per trasformarsi in molti momenti in una sorta di shooter in terza persona, andando ad amplificare notevolmente l’idea iniziale della casa di Osaka. Questa opera di parziale riscrittura, però, non si è limitata al solo gameplay, dato che il team di sviluppo ha visto bene di andare a rileggere la narrazione originale, introducendo alcune porzioni inedite e sacrificandone altre, che erano ormai radicate nella memoria dei fan. L’elemento più evidente è incarnato dal maggiore spazio ludico riservato a Carlos Oliveira, il membro della U.B.C.S. (Umbrella Biohazard Contromisure Service), che avrà un ruolo decisivo nella salvezza di Jill, e che sarà protagonista di sezioni giocate introdotte appositamente in questo remake. Sarà proprio uno di questi momenti a lui dedicati a far sorgere più di un dubbio in merito alla reale natura di questo Resident Evil 3, che a tratti somiglia quasi ad una sorta di spin-off del precedente lavoro, al punto che viene insistentemente da chiedersi se non avrebbe dovuto in origine far parte della revisione del citato secondo episodio. È difatti evidente il riciclo di asset e location (non spoilero, tranquilli), così come alcune aggiunte di sceneggiatura non possono fare a meno di sottolineare la volontà di rendere ancor più stretta e marcata la relazione tra la fuga di Jill e l’avventura del duo Leon/Claire.

Chi ha paura del Nemesis?

La sensazione di trovarsi al cospetto di un titolo che, per il panorama attuale, stenta davvero a sorreggere sulle proprie gambe il peso del prezzo pieno, è sicuramente alimentata dalla longevità generale della produzione, già di suo non elevatissima in origine, ma che oggi sembra stata essere ancor più condensata: prendendomi qualche abbondante pausa per recuperare collezionabili e risorse, difatti, a difficoltà standard sono arrivato ai titoli di coda in 5 ore e 10 minuti, non proprio un valore esaltante, soprattutto se consideriamo l’esigua rigiocabilità della produzione. Il lavoro di taglia e cuci operato da Capcom, difatti, oltre ad operare la discutibile cancellazione di alcuni momenti ludici che potremo definire storici (torre dell’orologio e parco cittadino), ha eliminato anche il piccolo gruppo di snodi narrativi presenti in originale, così come la modalità aggiuntiva Mercenaries, limitandosi ad inserire alcune sfide in-game, con le quali accumulare crediti per sbloccare immagini e bonus per un eventuale nuovo playthrough. Se a ciò si unisce un calo sensibile della difficoltà generale, che si è vista ulteriormente mitigata dalla rimozione degli enigmi originali (ce ne sono giusto un paio), un’abbondanza assurda di risorse ed il potenziamento della schivata, viene davvero difficile giustificare il prezzo richiesto per l’acquisto. Questo gioco al ribasso, ahinoi, ha finito anche per investire uno degli elementi più iconici del gioco originale, ovvero quel Nemesis che, oltre a costituire il sottotitolo della produzione, aveva finito per rappresentare una minaccia costante e opprimente, capace di instillare il terrore nei giocatori, come già era riuscito a fare Mister X nel capitolo precedente. A dispetto delle premesse e delle dichiarazioni di Capcom stessa, in Resident Evil 3 Nemesis ha finito per perdere tutta la propria aura di minaccia implacabile, vista la maniera scriptata e prevedibile con cui compare sulla scena: le sue apparizioni si contano letteralmente sulle dita di una mano, e ad eccezione di un inedito incipit davvero travolgente, capace di catturare tutta l’essenza di cacciatore letale ed implacabile della creatura, la sua potenza finisce con il disperdersi poco a poco durante tutta l’avventura, tra l’altro con un paio di punti che mi hanno anche fatto sorridere per l’assurdità. Insomma, vedere un mostro, capace di distruggere quasi un palazzo, fermato da una saracinesca in lamiera l’ho trovato davvero troppo, anche per Resident Evil.

Cavie da laboratorio

Una volta archiviata l’avventura di Jill, dunque, cosa resta a coloro che non hanno intenzione di completare tutte le sfide o mettersi alla prova ad un livello di difficoltà più alto? Beh, la risposta è quanto mai semplice: Resident Evil Resistance. L’annuncio di questa modalità online, a suo tempo, aveva fatto storcere la bocca agli appassionati, che non riuscirono a spiegarsi il perché di una simile trovata, soprattutto dopo i fasti di Resident Evil 2 Remake. Immaginate, quindi, il sollievo di costoro non appena Capcom annunciò che si sarebbe trattato di un add-on del restyling che ho appena analizzato. Modellata sulla falsariga di esperienze come Dead by Daylight, la componente multiplayer mette a confronto un gruppo di 4 cavie umane ed un Mastermind, con i primi che dovranno collaborare per sfuggire alle creature messe in campo dal secondo. I sopravvissuti potranno contare ciascuno su di una specializzazione particolare, così da avere il medico, il tank o l’hacker di turno, mentre il Mastemind, per mezzo di alcune carte, potrà piazzare sulla mappa di gioco zombie ed altre aberrazioni create dalla Umbrella, che potrà in alcuni momenti controllare anche in prima persona. L’esperienza ruoterà tutta, quindi, attorno ad una fuga a tempo, con il timer a disposizione dei sopravvissuti che aumenterà o diminuirà ad ogni creatura uccisa o danno subito. Ovviamente, sia i fuggitivi che l’aguzzino potranno ampliare le proprie capacità, investendo i punti guadagnati partita dopo partita in casse contenenti nuovi perk ed equipaggiamenti, ma anche semplici personalizzazioni estetiche. L’idea è sicuramente carina, ma onestamente non so quanto riuscirà a catalizzare l’attenzione dei giocatori sul lungo periodo, vista comunque l’estrema ripetitività delle situazioni. Di sicuro non è certo l’aggiunta in grado di giustificare l’esborso pieno richiesto da Resident Evil 3. Sia che si parli di online che di campagna in singolo, comunque, il lavoro Capcom non può prestare il fianco a critiche per quanto concerne il comparto tecnico, capace di evidenziare ancora una volta la bontà del RE Engine. Il motore proprietario, difatti, mostra ancora una volta di cosa è capace, presentandoci una scena sempre estremamente dettagliata e pulita, impreziosita da un’illuminazione in tempo reale davvero convincente, che ha il pregio di contribuire a creare un’atmosfera opprimente e claustrofobica. Ottima la recitazione digitale, così come il doppiaggio in lingua italiana e la colonna sonora, con solo qualche animazione che non è riuscita a convincermi pienamente.

Con Resident Evil 3, Capcom compie un netto passo indietro rispetto al remake del predecessore, presentando al pubblico un lavoro sicuramente controverso e non certo prive di numerose ombre. Se l’idea di riscrivere in parte la narrazione originale è sicuramente pregevole ed azzeccata, risulta incomprensibile la scelta di farlo sacrificando senza troppa logica parti dell’esperienza storica, così come stona la volontà di spogliare il tutto degli enigmi ed il voler mitigare la difficoltà generale, ridimensionando in modo massiccio l’importanza di Nemesis stesso. Resident Evil 3 non è certo un brutto gioco, ma per coloro che conoscono l’esperienza originale, o hanno ancora negli occhi l’avventura di Leon e Claire, la sensazione è quella di trovarsi al cospetto di un remake realizzato in tutta fretta, o che sembra essere stato volutamente tagliato dall’uscita dello scorso anno, giusto per lucrarci un po’ troppo sopra. E a poco, in questo senso, aiuta l’inserimento di Resident Evil Resistance, divagazione online senza dubbio carina, ma non certo in grado di giustificare un esborso sinceramente un po’ troppo esoso.